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Virus, Harvard mette a confronto Lombardia e Veneto. Ma Gallera: ‘Noi travolti da Tsunami’

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MILANO –  “Siamo stati travolti da uno tsunami”. “Inutile fare paragoni col Veneto o altre regioni”. Giulio Gallera, assessore al Welfare in Regione Lombardia, dalle pagine del quotidiano La Stampa, parla dell’emergenza da nuovo coronavirus nella sua regione. Prova a difendersi dalle critiche e dagli attacchi arrivati da più parti in questi giorni. Sul tavolo ci sono i numeri drammatici – “Siamo passati dai primi dieci giorni con 1. 243 positivi, a una progressione di tre giorni in tre giorni che ci ha fatto arrivare in un mese a oltre 51 mila contagiati”, dice – la scottante questione della zona rossa, non istituita, nei Comuni di Alzano Lombardo e Nembro, nella bergamasca – “Se il governo ci avesse detto subito che non la volevano fare, ci saremmo mossi diversamente. Invece siamo rimasti col cerino in mano” – alla vicenda delle Rsa: “Abbiamo chiesto a queste strutture, che sono private e non dipendono da noi, se erano disposte ad accogliere i convalescenti – si giustifica – Per farlo, le condizioni erano che vi fossero padiglioni isolati o fisicamente distanti dai luoghi in cui venivano ospitati gli anziani. Non abbiamo imposto nulla”. E sulla mancata fornitura dei dispositivi di protezione individuale? “Abbiamo fornito il materiale di protezione personale possibile. Al personale privato non dovevamo pensarci noi”, è la sua risposta.

 

Nel frattempo rimbalza anche in Italia, con un intervento di Cristiano Puglisi su Giornale Off, il raffronto Veneto-Lombardia fatto dalla rivista scientifica dell’università di Harvard “relativamente alla gestione della pandemia”, annota Puglisi,  “c’è chi è stato meno generoso con la regione simbolo dell’Italia produttiva. Si tratta della prestigiosa rivista Harvard Business Review, edita dall’omonima università americana, che in un articolo dal titolo “Lessons from Italy’s Response to Coronavirus”, ha comparato le scelte adottate dalla Giunta regionale lombarda con quelle di un’altra regione governata dal medesimo schieramento politico: il Veneto del “doge” leghista Luca Zaia. “La Lombardia – dice l’articolo in questione  – una delle aree più ricche e produttive d’Europa, è stata colpita in modo sproporzionato da Covid-19. Al 26 marzo (data di stesura dell’articolo, nda), detiene il triste record di quasi 35.000 nuovi casi di coronavirus e 5.000 morti in una popolazione di 10 milioni. Il Veneto, al contrario, è andato molto meglio, con 7000 casi e 287 decessi in una popolazione di 5 milioni, nonostante all’inizio avesse assistito a una rapida diffusione del contagio nella comunità locale. I percorsi di queste due regioni sono stati indirizzati da una moltitudine di fattori al di fuori del controllo dei responsabili politici, tra cui la maggiore densità di popolazione della Lombardia e il maggior numero di casi quando è scoppiata la crisi. Ma sta diventando sempre più evidente che anche le diverse scelte di salute pubblica fatte all’inizio del ciclo della pandemia hanno avuto un impatto. In particolare, mentre la Lombardia e il Veneto hanno applicato approcci simili al distanziamento sociale e alle chiusure al dettaglio, il Veneto ha adottato un approccio molto più proattivo al contenimento del virus. La strategia veneta era articolata su più fronti: test approfonditi su casi sintomatici e asintomatici precoci; tracciamento proattivo di potenziali positivi.  Seguendo le indicazioni delle autorità sanitarie del governo centrale, la Lombardia ha optato invece per un approccio più conservativo riguardo ai test. Su base pro capite, finora ha eseguito la metà dei tamponi condotti in Veneto e si è concentrata molto più solo sui casi sintomatici(…). Si ritiene che l’insieme delle politiche attuate in Veneto abbia notevolmente ridotto l’onere per gli ospedali e ridotto al minimo il rischio di diffusione di Covid-19 nelle strutture mediche, un problema che ha avuto un forte impatto sugli ospedali lombardi”.

Un’analisi, quella della rivista dell’università di Harvard, condivisa anche da Giorgio Palù, virologo e consulente proprio del governatore del Veneto, Luca Zaia. “La Lombardia -ha detto Palù – ha toccato un tasso di letalità del 14% mentre il Veneto è sotto il 5%. Questi sono numeri, ma sono anche due realtà diverse da studiare sotto il profilo demografico, come assetto sociale urbanistico e dimensione iniziale del contagio. Il Veneto ha ancora una cultura e una tradizione della Sanità pubblica, con presidi diffusi sul territorio. La Lombardia, molto meno”. In Lombardia, ha detto ancora Palù, “hanno ricoverato tutti, esaurendo ben presto i posti letto. Il 60% dei casi confermati. In Veneto, i medici di base e i Servizi d’igiene delle Asl hanno fatto filtro: solo il 20%. Tenendo a casa i positivi asintomatici si è evitato l’affollamento degli ospedali e la diffusione del contagio”.

E anche negli ambienti culturali della destra e filo-leghisti si iniziano a fare i paragoni, senza peli sulla lingua. Un caso, per esempio, è quello di Fabrizio Fratus, sociologo e fondatore, con l’europarlamentare Vincenzo Sofo, del think tank Il Talebano. “È incredibile – ha scritto il sociologo sul proprio profilo Facebook – come Fontana continui a fare la guerra con il Governo quando il disastro sanitario è stato creato in Lombardia con sbagli che ormai sono verificabili, da Codogno i malati furono portati negli ospedali delle province vicine senza gli opportuni accorgimenti. Vogliamo in Lombardia un presidente come Zaia. La sanità aziendale lombarda ha fallito…”.

Due modelli di gestione della sanità d’eccellenza a confronto dunque, quello veneto e quello lombardo. Due regioni governate dal centrodestra, dalla Lega. Chi avrà avuto ragione? Per dare una risposta è necessario che il dibattito sulla questione non si esaurisca con l’emergenza, ma continui anche in seguito. Perché la salute, come gli italiani hanno purtroppo appreso in queste ultime e folli settimane, è davvero il bene più prezioso.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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