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Vincenziana e migranti: scontro tra Gelli e Salvaggio

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MAGENTA –  Come la brace sotto la cenere. La “questione migranti” con l’ex Casa Vincenziana è argomento caldo, caldissimo. Come una miccia pronta esplodere ad ogni minima fibrillazione. Ed è quanto sta accadendo in questi giorni dopo le tensioni che si sono ripetute all’interno della struttura di via Casati. Da qui la presa di posizione del capogruppo dei Dem Enzo Salvaggio che polemicamente ha fatto intendere “che si stava meglio quando si stava peggio”. Accusando, di fatto, la nuova Amministrazione di Chiara Calati di scarsa trasparenza.

Parole, ce lo conceda il buon Salvaggio, perlomeno improvvide. Considerate le ‘difficoltà di comunicazione’ vissute a lungo nello scorso mandato amministrativo con i gestori della Vincenziana.

Non sappiamo se la cosa dipendesse da precise prescrizioni impartite dal Ministero degli Interni allora ‘guidato’ da Angelino Alfano o, ancora dalla stessa Prefettura, ma sta di fatto che ci volle del bello e del buono per vedere convocato un Consiglio comunale ad hoc sul tema e, soprattutto, avere i primi dati certi sugli ospiti presenti all’interno della struttura. Idem dicasi, per lo stato d’avanzamento dell’iter per l’ottenimento dello status di rifugiato, o comunque, di soggetto rientrante nell’ambito di un trattamento di protezione internazionale. Ci ricordiamo altresì che servì l’arrivo di un europarlamentare, il povero Gianluca Buonanno, per schiudere i cancelli della Vincenziana che fino ad allora assomigliavano ad una sorta di ‘Fort Nox’.

Insomma, pare evidente che alla fine – al netto degli annunci da campagna elettorale e di una situazione che probabilmente la stessa Giunta Calati ha trovato più complessa del previsto – le parole di Salvaggio si siano trasformate in una sorta di assist involontario per Gelli. Che così ha potuto facilmente contrattaccare:  “Come Amministrazione – ha spiegato il Vice Sindaco –  abbiamo attivato da subito un canale costante con la cooperativa che gestisce il centro, abbiamo, attraverso il nostro comando della Polizia Locale, dato supporto all’arma dei Carabinieri, al fine di garantire l’ordine pubblico e la sicurezza sia all’interno che all’esterno del centro. Insieme al Sindaco abbiamo predisposto una lettera per informare adeguatamente il Prefetto di quanto accaduto anche nella giornata di ieri, chiedendo l’immediato allontanamento di tutte le persone ree dei disordini occorsi in questi giorni. Di più, ieri (*giovedì ndr) alle 13 io stesso ero presente presso il centro, insieme alle forze dell’ordine per verificare di persona la situazione, mentre ieri sera, ho incontrato una delegazione di migranti a cui ho ribadito che il rispetto delle regole imposte nei Cas è fondamentale per convivenza in un quartiere che in questi anni, in termini di accoglienza ha dato e continua a dare molto”.

Fino a qui l’illustrazione dei fatti. A seguire l’affondo: “Non mi sento di prendere lezioni da chi per quattro anni non solo non ha gestito la situazione ma ha permesso, senza colpo ferire che Magenta avesse non un centro bensì due. Non mi sento di prendere lezioni di trasparenza da chi nella passata Legislatura, era talmente ermetico sul tema tanto da nascondersi persino, a fronte di una mia specifica interrogazione, dietro le sottane del Prefetto. E nemmeno mi sento di prendere lezioni da chi, sempre in ossequio alla tanto inseguita trasparenza, mi costringeva a raccogliere le firme tra i consiglieri comunali, affinché l’Amministrazione Invernizzi fosse costretta a convocare un Consiglio Comunale ad hoc, al fine di conoscere la reale situazione del centro. Di cosa stiamo parlando? Quando i buoi sono scappati, oggi ci si chiede forse di chiudere il recinto?”.

Ma al di là della “polemica politica”  Gelli ha dato una serie di numeri interessanti che danno la cifra sul modello d’accoglienza applicato nel nostro paese: “La spesa del CAS (*Centro d’Accoglienza Straordinaria ndr) in quattro anni si aggira ormai sopra i 5 milioni di euro”.  Gelli chiosa ribadendo rigore e ‘tolleranza zero’ rispetto a chi trasgredisce le regole. 

Ciò detto, l’impressione è che oggigiorno la palla più che nelle mani del Prefetto di Milano – a cui l’Amministrazione Calati ha scritto – sia nelle mani del Ministro dell’Interno Matteo Salvini.  Solo cambiando radicalmente un modello d’accoglienza che in questi anni si è dimostrato sbagliato – basti vedere le lunghissime e incomprensibili attese rispetto per l’accertamento dello status di rifugiato –  potranno cambiare anche a livello locale le ‘regole del gioco’.  Diversamente i Comuni da soli, anche se armati di tanta buona volontà, non potranno cambiare la situazione.

F.V.

 

 

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