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Viaggio nel degrado della stazione ferroviaria di Legnano

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LEGNANO  – Dici Altomilanese e pensi a lei. Che, senza nulla volere togliere agli altri comuni, ne è, per storia e per ragioni demografiche, il punto di riferimento. La Legnano della Franco Tosi, delle industrie laboriose in grado di essere famiglie per i loro dipendenti e per le loro anime gemelle e figli, del celeberrimo Palio che rievoca la capacità della Lega Lombarda dei comuni di regalare una brutta giornata al Barbarossa e alle sue tendenze espansionistiche. Ma anche la Legnano di una stazione che, come biglietto da visita della città, fa davvero acqua da quasi tutte le parti. In superficie le macchinette per obliterare il biglietto, altrimenti, come noto, se ti pizzica il controllore ti becchi la multa, vanno a spot, trovarne una funzionante è un terno al lotto. Infili il biglietto in una macchinetta e… muta. Lo infili in un’altra e… nessuna risposta alla chiamata. La terza…bingo. La timbratura è avvenuta. Evviva. Ma non è la normalità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma dove capisci che il degrado purtroppo regna sovrano è nel sottopassaggio trasformato in una galleria di scritte orripilanti come di consueto incomprensibili al volgo o comprensibili solo a chi all’epoca le scrisse. Poi spunta qualche ghirigoro che ha almeno qualche parvenza di estetica, qualche slancio poetico, qualche incitamento ai colori lilla del calcio, se pur anche quella non dovrebbe essere la sede deputata. Ma per il resto soltanto frasi o graffiti senza senso. Considerando che la stazione ogni giorno rappresenta un punto di riferimento per centinaia di persone del circondario, pendolari o comunque gente che prende il treno per necessità, quel sottopassaggio non è esattamente la quintessenza del decoro. Perché quando pensi alla stazione pensi un po’ come a una casa. Quindi una casa ti piace tenerla in ordine. Dovrebbe piacere a tutti ma evidentemente così non è. Si dirà che sia magari più grave il problema di treni che talora con la puntualità non vanno minimamente d’accordo.

 

 

Di pendolari che devono viaggiare la mattina chic to chic stringendosi a più non posso perché lo spazio è quello che è. Cioè, poco. Ma anche poter contare su una stazione che strizzi l’occhio a un minimo di pulizia e di decenza non sembra essere fattore secondario. L’appello a un maggiore senso civico? Il solito, farlo una volta di più non è mai tempo gettato al vento. Metti che qualcuno comprenda, e ci aggiunga anche magari di evitare di buttare i rifiuti all’esterno dove capita quando i cestini della carta sono lì a due passi che lo guardano. I treni devono viaggiare, è la loro natura. Ce n’è però uno che deve fermarsi a una stazione e non schiodarsi da lì: il rispetto per quanto è di tutti. Difficile? No, non si prende il premio Nobel per questo. Ma si garantisce decenza a uno dei luoghi più strategici della città. A beneficio di tutti.

 

Cristiano Comelli

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