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Vanzaghello, Don Armando: “Il 2020 un anno intenso ma che non ci ha piegati”

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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VANZAGHELLO – L’anno da poco alle spalle non è stato certo contrassegnato dalla prevalenza dei sorrisi. Il Covid-19 ha infatti travolto come un uragano la vita di molta gente. Ma, pur in questo stato di dolore, qualcosa da salvare c’è. Don Armando Bosani, parroco di Vanzaghello, non nasconde che anche per la sua comunità il 2020 abbia significato tristezza e criticità ma invita a guardare il bicchiere mezzo pieno e a condividerlo alla salute di un 2021 che si auspica migliore. E, per farlo , sceglie attraverso il bollettino parrocchiale “Il Mantice” di ripercorrere i momenti più significativi vissuti dalla comunità lo scorso anno. “Si è appena concluso un anno difficile- scrive – l’emergenza in atto ha completamente stravolto il nostro modo di vivere e anche la vita della parrocchia ha subito un notevole scossone”.
Che però, per quanto pesante possa essere stato, non ha sortito per fortuna l’effetto di generare nella vita della stessa  parrocchia e della comunità una paralisi totale. E così don Armando apre all’illustrazione fotografica all’insegna di un’affermazione a tutta soddisfazione: “siamo riusciti a vivere un anno intenso”. I fotogrammi scorrono delicati e con grande valore esplicativo, passando dalla celebrazione della Pasqua all’immagine della chiesa vuota per le restrizioni imposte, dalla celebrazione della messa a suffragio dei defunti al cimitero fino alla ripresa del fiato dell’attività oratoriana, al rinnovo della consacrazione della parrocchia di sant’Ambrogio al cuore immacolato di Maria e alla posa di ben 550 rose davanti alla statua della Vergine Immacolata. E poi la “Festa patronale”, sia pure in tono minore, il concerto d’organo, il nuovo sito con la statua della Madonna della Medaglia.
Foto che immortalano non solo un ricordo ma una speranza con cui don Ambrogio vuole accarezzare la comunità vanzaghellese perché possa lasciarsi alle spalle al più presto le lacrime dell’emergenza pandemica e concedersi di nuovo un sorriso liberatorio e gioiosamente proteso al futuro.
Cristiano Comelli 

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