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UrbanaMente Giovani: rientro in presenza, una necessità o un salto nel vuoto?

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

MAGENTA – La scuola è nel caos. “Riprende il 7 gennaio in tutta Italia”, anzi no, al di là di qualche eccezione la maggior parte delle regioni ha deciso di posticipare il ritorno sui banchi per le superiori al..?. Ma è un po’ come giocare a Monopoli: ci sono gli imprevisti (colore delle fasce, ricorsi al Tar…). Da qualunque angolazione si guardi la situazione, provo un profondo imbarazzo considerando la poca attenzione riservata alla scuola ed ai ragazzi, un teatrino a cui nessuno vorrebbe assistere. Proprio per questo la mia voce in questo articolo vuole rivolgersi una volta tanto verso chi e cosa per molti versi è invisibile.

Ci sono persone che hanno reagito in maniera esagerata a mio parere.

Famoso è l’esempio di Anita, la dodicenne torinese che da giorni segue le lezioni online seduta sui gradini della scuola media Italo Calvino. Questa ragazza non è un caso isolato, tanti altri ragazzi hanno seguito le sue orme e l’8 Gennaio 2021 è avvenuta persino una protesta in piazza Duomo a Milano per la medesima ragione.

Secondo me tornare in presenza in queste condizioni non è una buona idea: sono perfettamente consapevole che tutto a scuola è più semplice, come seguire le spiegazioni, stare attenti, socializzare etc. Ma nella situazione in cui siamo il rientro avrebbe più contro che pro: innanzitutto i contagi non sono calati e che si voglia ammetterlo o no, la scuola è un luogo di aggregazione. Per non parlare dei mezzi di trasporto. Che senso ha tenere il distanziamento nelle classi se poi durante i tragitti gli studenti entrano a contatto con una quantità così alta di individui?  

Sono perfettamente d’accordo con chi sostiene che socializzare sia una componente fondamentale dell’apprendimento, ma questo potrebbe comportare non solo la possibilità per noi ragazzi di ammalarci, ma anche di portare il virus nelle nostre famiglie, dove possono essere presenti persone più fragili. Quindi mi chiedo: è più importante un fattore sociale o la vita umana?

Inoltre moltissime persone sono convinte che seguire le lezioni a distanza implichi meno fatica per noi studenti e per i professori meno lavoro. Basandomi sulla mia esperienza posso dire che i docenti stanno rispettando alla perfezione il programma, con notevoli sforzi, e stanno cercando di venire incontro alle nostre esigenze.

Ma per non basare questo articolo solo sulla mia opinione e volendo renderlo il più possibile oggettivo, ho deciso di chiedere ad alcuni coetanei se fossero pro o contro il rientro e quali fossero secondo loro i lati positivi e quelli negativi di un eventuale ritorno in presenza.

“Un rientro porterebbe a una settimana, forse due di presenza e poi si cadrebbe in un burrone più profondo di quello precedente, allontanando solamente la possibilità di tornare in presenza più normalmente. Inoltre credo che, data la situazione negli ospedali che non migliora (sono un diretto interessato, mio padre è un chirurgo) non sia il caso di peggiorare ulteriormente il quadro attuale. E’ meglio saper aspettare per un futuro migliore che bruciarsi il presente per avere un futuro peggiore del passato”

–David, terzo anno liceo scientifico scienze applicate, Lombardia-

“ E’ vero, ci sono diversi pro nel tornare a scuola, ma questo ritorno non include solo la scuola bensì anche i trasporti pubblici che sono a mio parere disorganizzati e non pronti ad affrontare questa situazione. Inoltre alcuni orari proposti per il rientro comprendono parte del pomeriggio e obbligano gli studenti a tempi di lavoro irragionevoli e li costringono a sospendere tutte le altre attività extrascolastiche”   

-Andrea, quarto anno istituto tecnico di elettronica, Lombardia-

“Per ora preferisco continuare con la didattica a distanza. A parte la questione trasporti credo che l’organizzazione di svariate scuole sia manchevole, quasi ridicola. Le misure prese non sono abbastanza efficaci né tantomeno rispettate se non forse appena parzialmente”

–Federica, terzo anno liceo scientifico, Lombardia-

“Se dovessi basarmi sulla mia volontà direi che sarebbe meglio tornare in presenza, l’apprendimento sarebbe molto più semplice e poter vedere i compagni e i professori sarebbe senza dubbio fondamentale. D’altra parte però mi rendo conto che il rientro causerebbe diversi problemi sia nell’ambito scolastico in sé, sia in tutti gli ambiti ad esso correlati. Abbiamo già sperimentato come il rientro implichi l’aumento di contagi, e considerando il rischio di una terza ondata non vedo perché rientrare ora che la situazione è ancora instabile”

–Andrea, quarto anno istituto tecnico agrario, Emilia Romagna-

Questi sono solo alcuni degli interventi, ma racchiudono i punti fondamentali del motivo per cui in questo momento un rientro a scuola porterebbe ad un peggioramento della condizione attuale.

Ed allora, con il cuore in mano, pur capendo quanto sia faticoso rinunciare ad un ambito che per noi studenti è parte integrante e fondamentale della vita quotidiana, credo anche che sia meglio rinunciare ora e fare un altro sforzo per poi tornare a vivere tutto più serenamente e con meno paura.

“E quindi uscimmo a riveder le stelle” (ultimo verso dell’ “ Inferno “ dantesco).

 

                                                                                          Chiara Perdonò, classe 3A, Liceo Classico Quasimodo

LA RIFLESSIONE DI RECALCATI OGGI SU LA REPUBBLICA

“E se invece provassimo a considerare il trauma del Covid non tanto come ciò che oggettivamente ha imposto la chiusura della scuola, ma come ciò che ha reso possibile la sua apertura permanente?”

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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