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UrbanaMente Giovani: proseguono i contributi degli studenti del Quasimodo di Magenta

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 Caro Lev Nikolàevič,

In questi giorni il tempo è molle, ma le sfumature che infiammano l’aria sono di pietra. Perché le lacrime scendono e sono intatte e dure ma la natura scintillante le guarda come se volesse farne tempesta. Non è forse questo tormento? Il tempo inconsistente di una realtà senza tempo poiché fermata inevitabilmente da questa epidemia e la bellezza della natura che emerge impassibile e senza muovere un dito. La realtà del covid19 è una realtà metafisica e di profonda stasi, come i quadri di De Chirico. E in questa realtà la virtualità assume uno spazio enorme, grande spazio ha l’immaginazione, l’attività del pensiero, gli stati d’animo, pochissimo l’azione, l’imperativo è restare a casa. Rintocco pallido di campane vellutate: quello che si prospetta è senza dubbio un pomeriggio anonimo, nel tè sciolgo zollette geometriche di nebulosa dolcezza e dalla finestra arrivano forti raggi di luce. Penso con grande consolazione alle candide profezie poetiche di cui l’umanità può sempre colmarsi: il forte esplosivo della meraviglia è ciò che catalizza la mollezza del tempo e gli dona nuove e sfavillanti dimensioni. Le suggestioni sono moltissime, ma sono senz’altro suggestioni di evasione, mentre un altro posto significativo lo assume l’interpretazione di ciò che stiamo vivendo. Considerato che il virus colpisce prevalentemente i più anziani, si distinguono approcci basati sul darwinismo sociale e altri di matrice orientale e tradizionale e il tema della vecchiaia diventa oggetto di speculazioni. La Cina, grazie alla sua tradizione confuciana e maoista si contraddistingue per la venerazione degli anziani ritenuti depositari della saggezza di un popolo e non invece un peso a carico della parte della popolazione più produttiva. C’è chi la pensa in modo più umano, chi valuta le implicazioni economiche, chi quelle demografiche, chi trae conclusioni sul rapporto dell’uomo con la natura. A me premono molto le questioni bioetiche, quelle che determinano fino a che punto siamo disposti a perdere le nostre libertà per una situazione che sia la migliore possibile dal punto di vista sanitario. E già si iniziano a osservare alcune distopie da 1984 come la geolocalizzazione delle persone attuata dalla Corea del Sud e peggio, l’instaurazione della dittatura di Orbàn.

 

 

Ti ho voluto parlare di questi quesiti perché un tuo punto di vista mi interessa moltissimo; sono spintonata qua e là da voci di sordo catastrofismo accompagnato da preghiere urlate e da un senso di irrequietezza verso quello che vivo. Tuttavia noi non abbiamo a che fare direttamente con queste cose, e percepiamo la situazione come aliena, inafferrabile, noi che siamo costretti dalla mattina alla sera a stare in casa e aspettare evoluzioni positive della situazione, avviluppati da un’aura di inconsapevole spaesamento. Le 18 sono ormai un orario mainstream, seguiamo il bilancio dell’epidemia con ansioso distacco o con passivo coinvolgimento sperando finalmente in un mutamento della curva dell’aumento dei contagiati, per poter riprendere quella vita che prima portavamo sulle spalle come un pesante fardello e verso la quale ora nutriamo una certa malinconia. L’arte della rivalutazione. Non preoccuparti: risorgeremo, forse, dalle ceneri. Milano deserta, i negozi chiusi e nel silenzio della sera delle cantilene riecheggiano nella solitaria campagna, tra fughe d’amore e suoni strascicati di solidale partecipazione. Però la metro è vuota e i sacchi abbandonati nel grigiore limpido della metropoli: la città non brucia più, martoriata da un silenzio apotropaico e delocalizzata nelle nostre case, nei nostri giardini. Caro Lev, non è il contatto ciò che ci fa stare vicino. L’estate è nella mia testa, spazi enormi possono crearsi in stanze minuscole. Le piante liguri dei limoni, il suono del clarinetto e quei dolci ciliegi vicino alla tua abitazione. Non ho bisogno di vederli per sentirli. Tra i fili d’erba del giardino il sole mi ha baciato come mi baciasti tu. Nella culla dell’umanità silenziosa è impossibile credere alle teorie complottiste. Segui il flusso delle scintille emozionate e nella montagna delle cose da non fare lasciati coinvolgere da una rilucente astrazione.

 

Tua, L.

 

                                                                                          Laura Garavaglia  5A Liceo Linguistico Quasimodo

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