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UrbanaMente Giovani: la quarta rivoluzione

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Lunedì 23 novembre sulla piattaforma web Zoom il professor Luciano Floridi ha tenuto una conferenza sul tema della Rivoluzione Digitale e di come essa stia trasformando la nostra realtà.

Laureato in filosofia all’università La Sapienza di Roma, Luciano Floridi è oggi considerato una delle figure più autorevoli della filosofia contemporanea: è infatti professore di filosofia ed etica dell’informazione ad Oxford, dove dirige il Digital Ethics Lab ed è presidente del Data Ethics Group dell’Alan Turing Institute, l’istituto britannico per la data science.

Durante la sua carriera ha assunto incarichi in organismi internazionali che vanno dall’Unione Europea all’Unesco. E’ inoltre consulente di colossi come Google e Microsoft ed è stato il primo ad occuparsi di etica del digitale, oltre ad essere docente universitario all’università di Marburg, Bari, Roma III e Rotterdam.

 

Del professor Floridi, oltre le importanti posizioni ricoperte, vanno riconosciute la sua straordinaria capacità di divulgatore, l’efficacia e l’immediatezza delle sue metafore – la società lego o la società delle mangrovie, alberi che vivono in acqua salmastra e stanno in una condizione ibrida, come quella che noi oggi abitiamo a metà fra digitale e analogico, nonché la fantasia nel creare neologismi – infosfera, iperstoria, onlife, quarta rivoluzione.

Il termine “Quarta rivoluzione” è utilizzato dal professore per indicare l’era di cambiamenti tecnologici di cui noi siamo protagonisti. L’uomo contemporaneo vive infatti una condizione nuova nella storia: una sola vita in due spazi differenti, quello del reale e quello del digitale, che non risultano sovrapposti ma coincidenti e capaci di influenzarsi a vicenda.

L’esperienza del lockdown ha fatto percepire, sempre e ancor di più, di essere immersi in un ecosistema vitale che supera la divisione tra offline e online.

Le tecnologie, oggi più che mai, ci permettono di mantenere relazioni che rischiano di andare perdendosi, di fare acquisti in internet, di fare visite ai musei e frequentare da ormai 130 giorni la scuola tramite la didattica a distanza, nota ormai a tutti come DAD.

A questo proposito, noi studenti avvertiamo che è iniziato un nuovo corso dal quale sarà difficile tornare indietro, per poter nuovamente rivivere la scuola di qualche mese fa.

 

Prima di partecipare alla conferenza, con la mia classe ho avuto modo di discutere il sistema della didattica a distanza, mettendo in luce pro e contro di questa situazione, e facendo così emergere riflessioni condivise.

Esse nascevano per lo più dalla constatazione che il ritorno tra i banchi i primi giorni di settembre aveva mostrato una scuola diversa, quasi destabilizzante per noi. Infatti, gli orari di ingresso e uscita erano cambiati per consentire meno affollamento, così come era cambiato il modo di condurre le lezioni da parte dei professori e si era modificata, inoltre, la relazione non solo didattica, ma anche umana, tra docenti e discenti (quest’ultimi spesso alle prese anche con problemi di trasporto che la pandemia ha acuito).

Tuttavia, il cambiamento non ha investito solo gli studenti, bensì tutti noi, unendoci non in luoghi o attorno ad oggetti, ma sulla base della condivisione di valori come la formazione e ci ha fatto capire che i valori condivisi sono la vera ragione che ci unisce e ci accomuna.

Le relazioni vengono messe al centro e si intensificano quando si condividono valori come la libertà, la tolleranza, la società giusta, la politica buona ma soprattutto diventano più forti quando c’è cura -per noi, per gli altri, per l’ambiente. Avere una chiave interpretativa per capire il presente ci rende fiduciosi e permette di guardare con speranza al futuro.

 Erica Porta, VB Liceo Scienze Umane Quasimodo

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