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UrbanaMente Giovani: collisione o condivisione? Gli studenti raccontano il prof. Langellla

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ABBIATEGRASSO – Nell’auditorium dell’Istituto Bachelet di Abbiategrasso martedì 11 febbraio si è tenuto il quinto incontro della rassegna UrbanaMente Cultura 2020. Alberto Oliva, registra teatrale che ha fondato la compagnia “I demoni”, ha affrontato il tema “Io e il suo doppio. Il lato oscuro in Fëdor Dostoevskij”.

Percorrendo l’opera del grande romanziere e pensatore russo, Oliva ha presentato il “suo Dostoevskij”, così come gli occhi del regista lo hanno osservato, studiato e interpretato. Perché Dostoevskij? Perché parla di noi, dell’Io e del Tu, che in noi sovente confliggono, del mistero che si cela nelle profondità dell’animo umano con una capacità di analisi che pochi grandi autori hanno saputo rivelare, dell’umanità tormentata dalla durezza della vita. Dostoevskij non giudica ma riflette, cerca di capire le contraddizioni e descriverle, perché il male esiste, c’è; l’uomo, l’Io, sono il suo campo di battaglia.

L’analisi ha fatto emergere temi importanti che hanno sollevato nel pubblico opinioni anche contrastanti.

Ciò che importa è che, nel dibattito, la domanda rimanga aperta. C’è ancora strada da percorrere prima di arrivare alla fine del ciclo di conferenze e capire se oggi è ancora possibile costruire una polis: l’Io è il tema-problema della contemporaneità e ancora forse non riusciamo a comprenderne le forze disgregatrici che possono abitarlo.

 

COLLISIONE O CONDIVISIONE?

Un barlume, uno spiraglio sulla polis si è aperto durante l’incontro: “Collisione o condivisione? La città dei sogni da Vittorini a Calvino”. Martedì 4 febbraio, nell’auditorium del Liceo Scientifico Donato Bramante di Magenta, si è svolto il quarto incontro del ciclo organizzato dall’associazione Urbanamente e dedicato al tema “Io. Verso la Polis”.

Il relatore della serata è stato il poeta, critico letterario e professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università Cattolica di Milano, Giuseppe Langella, che, introdotto da Viviana Maltagliati, ha analizzato il possibile rapporto di “collisione o condivisione” tra l’Io e la polis.

Al centro della trattazione, le ipotesi sulla risposta a un quesito molto attuale: quali sono le ragioni fondanti di una città e quali sono le caratteristiche di una città ideale? Il professore ci ha accompagnati in un’analisi di particolare interesse a tal proposito accostandosi a due opere letterarie del Novecento: “Le città del mondo” di Elio Vittorini e “Le città invisibili” di Italo Calvino.

In quanto a Vittorini, il suo romanzo è risultato particolarmente pertinente con le sue quattro coppie di personaggi che sviluppano ognuna un diverso rapporto con l’ambiente cittadino: chi ne è attirato e chi lo rifugge. Rosario, in particolare, ci fornisce un’interessante equazione che legherebbe una città ai suoi abitanti: come le belle città saranno inevitabilmente popolate da cittadini buoni e generosi, le città degradate renderanno gli abitanti insoddisfatti e infelici. Vittorini, infine, riesce anche a fornire un contributo al nostro quesito: la città ideale, per lui, è quella in cui vige il rispetto e la libertà.

Passando a “Le città invisibili” di Italo Calvino, Giuseppe Langella ha illustrato come le cinquantacinque città descritte costituiscano un’utopia irrealizzabile, a partire dai loro nomi evocativi ed esotici, simboleggianti “l’oggetto del desiderio” irraggiungibile. Si tratta, per questo, di città “invisibili”, “un sogno che nasce dal cuore delle città invivibili”, come affermato dallo stesso Calvino, che non a caso stava vivendo in prima persona il processo di trasformazione delle città in metropoli, vale a dire spazi non più “antropici”, non più “a misura d’uomo”.

 

La lettura di due di queste descrizioni, che sembrano quasi delle “cartoline”, “Zobeide” e “Tecla”, ha poi fornito ulteriori spunti di riflessione. Zobeide è una città nata perché “uomini di nazioni diverse ebbero un sogno uguale”: vivere in un luogo felice. Calvino stesso ci fa poi comprendere come non esista una città dei sogni nella sua intera concretezza; per sconfiggere “quell’inferno che abitiamo tutti i giorni” è necessario non smettere mai di ricercare la città ideale, non accettare l’infernale status quo passivamente.

A conclusione della serata, nel momento dedicato al confronto con il pubblico e al chiarimento dei dubbi affiorati, c’è stata la possibilità di approfondire ancora più chiaramente le questioni discusse. Un’importante riflessione emersa è stata il rapporto tra politica e letteratura. La letteratura riveste il ruolo scomodo, una sorta di Cassandra che coglie sempre i punti critici della società per pungolare la politica così da spingerla a prendere provvedimenti. Essa, tuttavia, non deve avere il compito di dare soluzione, ma solo e unicamente di indicare la via.

 

Emily Mereghetti e Diamantina Mustafaj, classe 5A biomedico liceo scientifico Bramante-Magenta

Prof.ssa Viviana Maltagliati, docente referente del progetto e prof.ssa Luigina Marcogiuseppe

 

 

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