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UrbanaMente Giovani: che cosa significa ‘rinunciare’? Di Maria Marini

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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La tradizione cristiana vuole che si invitino i fedeli a compiere delle rinunce, piccole o grandi in base alle possibilità di ognuno. Quando ne parliamo con i bambini le domande più frequenti sono: “Cosa vuol dire rinunciare?” e “A cosa posso rinunciare?”. Rinunciare vuol dire fare a meno di qualcosa di concreto o astratto, di qualcosa che riteniamo importante per noi; ai bambini portiamo come esempio la rinuncia a comprare una caramella o a guardare la televisione un giorno a settimana, esempi molto semplici, quasi banali, che però solitamente scatenano il panico: “Come faccio a rinunciarci? È troppo importante!”, obiezioni che anche noi grandi avanziamo di fronte alla necessità a volte di dover fare a meno di qualcosa. Oggi siamo costretti a confrontarci con delle rinunce necessarie, per il nostro bene e per quello di chi ci sta accanto; come afferma Massini: “Si tratta di riaddomesticare qualcosa che fino a ieri era inconcepibile: il “fare a meno” e anche il fare a meno di qualcosa che mai avremmo pensato ci potesse mancare così tanto, come per esempio la scuola.

Da sempre gli studenti vedono la scuola come un grande fardello, qualcosa di obbligatorio e di imposto. Oggi ci stiamo accorgendo di come la scuola non sia solo questo: è un’opportunità per confrontarsi con qualcuno al di fuori del contesto prettamente familiare, è una culla di relazioni e amicizie, tutti aspetti fondamentali per lo sviluppo affettivo ed emozionale. Anche a livello di didattica, nonostante sia stata creata una formula alternativa alle lezioni in presenza, la cosiddetta Didattica a Distanza, rinunciare al confronto immediato tra professori e alunni e tra alunni stessi è molto complesso: da una parte, attraverso uno schermo, è limitata la possibilità di discutere animatamente e di scambiarsi opinioni, dall’altra è più difficile per gli insegnanti avere la certezza di essere seguiti da tutti gli studenti, e per gli studenti rimanere al passo. Rinunciare a una scansione precisa è uno dei principali problemi con cui si stanno confrontando gli alunni: stando a casa, in camera propria, si è meno stimolati e spronati a mantenere il ritmo di studio, anche perché l’impressione è quella di avere tantissimo tempo e quindi di poter sempre procrastinare, accorgendosi poi troppo tardi che il tempo non è infinito. Sono passati tre mesi dalla chiusura della scuola, e, personalmente, non vivo più la situazione come una vacanza improvvisa e non prevista, ma come una vera e propria faticosa, seppur necessaria, rinuncia.

Le relazioni però non si limitano all’ambito scolastico: adesso sentiamo il bisogno di incontrare delle persone, di parlare anche solo del tempo atmosferico con qualcuno che non viva nella nostra stessa casa. Ci mancano le persone che siamo abituati a vedere tutti i giorni, ma sentiamo anche la mancanza di persone che normalmente non incontriamo tutte le settimane. Gli strumenti tecnologici rendono più sopportabile questa lontananza ma non la annullano: attraverso lo schermo, viene meno il contatto fisico e anche un semplice scambio di saluti diventa più impacciato e quasi forzato. Stiamo rinunciando alla socializzazione che da sempre caratterizza l’uomo.

Viene naturale chiedersi cosa al termine di questo periodo avremo realmente imparato. Molti forse saranno talmente entusiasti di aver riconquistato la propria libertà e di poter ricominciare la vita normale, da non ricordare cosa hanno vissuto. Tuttavia saremo in molti ad aver sfruttato questo tempo libero dalla frenesia abituale come opportunità per pensare e riflettere, accorgendoci di cosa per noi è realmente importante e irrinunciabile. Così facendo, quando avremo la possibilità di tornare a vivere tutto ciò di cui ora stiamo facendo a meno, riusciremo ad apprezzare veramente quello che abbiamo, inclusa la trita normalità, e le piccole rinunce non ci faranno più paura: abbiamo riaddomesticato il fare a meno, rendendo meno desueto e superato il verbo rinunciare.

                                                                                          Maria Marini

3B – Liceo Classico Quasimodo

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