― pubblicità ―

Dall'archivio:

Un ponte per Aleppo

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Mentre Georges Asou Kahzen, Vescovo di Aleppo, parla, s’aprono i millenni e si cristallizzano nelle sue parole ferme. Pietre candide che scolpiscono tanto i cippi di morte, quanto l’impalcato di prossimi ponti, che la soglia di nuove abitazioni, e lo strepito dei bimbi in libera uscita. Parole che rimangono sospese nell’aria, a speranza. Il cuore di sua Eminenza Reverendissima, quasi se ne ode il battito nel solido silenzio dei presenti, è dilacerato dall’aria di ferro che laggiù, nella città siriana, unghia la volta del cielo. La pace s’annuncia prossima, ma non ancora. Purtuttavia il Vescovo già traguarda il prossimo giorno. L’aurora. Non si dilunga sui perché questa terra, Aleppo, tra le più antiche città nella narrazione del mondo, sia stata fiaccata da anni da un’eterogenea orda integralista islamica. “Il popolo ha subito, non condiviso”, dice. Questa proposizione cesella quella pietra candida nel suo significato profondo capace di distingue ogni potere dall’autorità. Il potere delle catene, della spada, dell’ascia; e l’autorità dello spirito che trasforma ‘le lance in roncole e le spade in falci’ (Isaia, 2.1-5). Strumenti per il lavoro dell’uomo, dopo la semina, nei campi. E la stragrande maggioranza di quel popolo, che ha subito e non condiviso, è gente islamica. Che, raccolta dal Grande Mufti di Aleppo, sta iniziando a costruire, nell’aurora incipiente, una comunità condivisa. Cristiani e musulmani, dunque, insieme nell’antica città dove nacque la scrittura che fece la storia. Il Vescovo di Aleppo ed il Gran Mufti chiedono, entrambi, al potere politico siriano, quello che sarà, nella prospettiva della pace, una nuova costituzione in cui sia espressa, dichiarata, la laicità dello stato. Si potrà dire, di quella terra in risorta, ch’è Europa. S’intravvede che il compimento di questo grande male, che è stata la guerra che ancora è, feconda il progetto di bene comune: universale. Laicità, beninteso, non significa, e per nulla, ateismo. Semplicemente non più asservimento di un culto, ad uso, strumento, di potere materiale. Si sta costruendo dunque questo ponte che, dalla città di Aleppo, potrà, nei tempi degli uomini, congiungere per far passare: attraversare.
Intanto, Georges Asou Kahzen, con la concretezza dell’autorità spirituale che illumina la micidiale realtà, affresca la condizione dei bimbi orfani. Bimbi che non hanno padri, non hanno madri. Essi sono, ma non ancora riconosciuti, privi di una condizione giuridica. Sono bimbi che in anni e anni di guerra hanno un solo desiderio: vivere da bambini. Eccolo il micidiale che si inchioda nel solido silenzio dei presenti. Affiora l’ingiustizia del male. E occorre intervenire. Non domani, posdomani, nel tempo degli anni: questi bimbi, allora, non saranno più bimbi. Ma adulti, carichi di comprensibile rancore. Oggi, adesso, ‘mentre l’asino è dentro il pozzo’ (Luca 14, 1-6). Radunarli i bimbi per salvarli. Tutto qui. E non è cosa da poco. Regione Lombardia, nella figura politica del Presidente del Consiglio Raffaele Cattaneo e nella figura amministrativa dell’Assessore Regionale Luca Del Gobbo, entrambi presenti all’incontro, si danno senza dubbio operativi per impostare un intervento efficace e determinato, utilizzando parte delle risorse appostate con legge regionale sulle grandi calamità mondiali. E cosa più di una guerra? Cosa più di una pace che, nelle parole delle autorità interreligiose, saprebbe costruire una terra stabilita ed essere, nella laicità, pietra angolare di un’aurora di luce divina. Ch’è poi, per dirla in una sola parola, la luce dell’amore.

E.T.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi