― pubblicità ―

Dall'archivio:

Trezzano, sfratto RiMaflow rimandato di cinque mesi

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

TREZZANO – Era previsto per questa mattina lo sfratto della fabbrica di Trezzano sul Naviglio (nell’hinterland di Milano), nata nel 2013 su iniziativa degli ex dipendenti della Maflow, chiusa e abbandonata dai proprietari. Inaspettatamente stamattina e’ arrivata la convocazione della prefettura per cercare una soluzione (RED.SOC.) Lo sfratto della Ri-Maflow e’ rimandato di cinque mesi. Questa mattina era previsto lo sgombero della fabbrica autogestita di Trezzano sul Naviglio (nell’hinterland di Milano).

Ma inaspettatamente per le 9.30 e’ arrivata la convocazione in Prefettura. Intorno al tavolo per cercare una soluzione, Unicredit Leasing (proprietaria dei capannoni), Luca Federici della Ri-Maflow, Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e Marco Cabassi. Caritas Ambrosiana ha messo sul tavolo della trattativa la disponibilita’ a stanziare fondi per sostenere l’avvio di nuove attivita’ produttive e lo sviluppo di quelle esistenti nella Ri-Maflow. Marco Cabassi, erede insieme al fratello del grande impero immobiliare creato dal padre, ha mediato con Unicredit perche’ si arrivasse a questo incontro. Lo sfratto e’ stato rimandato al 30 aprile 2019. “Abbiamo quindi il tempo per continuare a trattare e dare un futuro alla Ri-Maflow”, ha annunciato trionfante Luigi Malabarba, ex senatore e portavoce della cooperativa, alle circa mille persone che dall’alba hanno presidiato i capannoni. La Ri-Maflow nasce nel 2013 per iniziativa degli ex dipendenti della Maflow, fabbrica chiusa e abbandonata dai proprietari. Nel febbraio di quell’anno occupano i capannoni in cui hanno lavorato per decenni. Quando la Maflow chiude perdono il posto 330 persone. Con l’occupazione vogliono salvare il loro lavoro. Ne nasce un’esperienza unica: viene formata una cooperativa che con tenacia riesce a superare innumerevoli difficolta’ economiche e legali. Oggi i suoi capannoni ospitano 35 botteghe artigiane e sono state avviate alcune attivita’ come Fuorimercato (per la distribuzione di prodotti biologici), l’organizzazione di spettacoli ed attivita’ culturali, l’apertura di un bar e una piccola ristorazione per chi opera all’interno della fabbrica. In tutto ci lavorano 120 persone. Dalla trattativa di questa mattina sarebbe emersa anche la disponibilita’ di Unicredit Leasing a vendere i capannoni alla cooperativa Ri-Maflow. “Noi non ci stiamo, respingiamo questa proposta – ha detto Luigi Malabarba -. Questi capannoni devono essere prima bonificati, in particolare i tetti pieni di amianto”. Al presidio di questa mattina erano presenti anche Moni Ovadia, don Gino Rigoldi e don Massimo Mapelli, oltre che la Cgil, Fiom e numerose altre sigle di associazioni.

(fonte: Dires)

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi