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Trent’anni dopo la strage di Capaci, tutta Italia si inchina alla memoria di Giovanni Falcone

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Palermo, marzo 1989. “Cosa nostra non sbaglia un omicidio perché ha sempre notizie di prima mano”. Suonano quasi come una profezia le parole di Giovanni Falcone in un audio inedito che Askanews diffonde oggi in esclusiva (anche in un podcast dal titolo “Falcone: le parole inascoltate”).

“Non c’è un omicidio sbagliato, finora, in seno a Cosa nostra – affermava Falcone in un incontro con uomini della polizia giudiziaria a pochi mesi dall’attentato sventato all’Addaura.

Quando si uccise Dalla Chiesa tutti dissero ‘è stato commesso un errore storico’. Poi hanno ucciso Chinnici, anche questo ‘errore storico’, poi hanno ucciso Cassarà e hanno detto, ‘altro errore storico’. E continuiamo a fare errori storici. Non hanno sbagliato. Hanno sempre indovinato: momento opportuno, momento giusto, hanno colpito al momento giusto, il che dimostra, a parte la ferocia e la determinazione, una assoluta conoscenza di notizie di prima mano”.
 

“Il 23 maggio è stato il giorno più brutto della mia vita e ad ogni ricorrenza non posso non riprovare quel sentimento di strazio per la perdita di un uomo della qualità di Giovanni Falcone con cui si era stabilito anche un legame umano molto forte”. L’emozione della voce dell’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli parlando di Giovanni Falcone non è scalfita dal passare degli anni.

Nel suo ricordo del magistrato, concesso ad Askanews, l’ex esponente di Governo ripercorre i momenti vissuti al fianco del magistrato simbolo della lotta alla mafia, e come fu proprio lui da Guardasigilli a consentire a Falcone di esaltare la sua esperienza professionale di Palermo guidando l’Ufficio Affari penali del ministero, superando con difficoltà le ostilità mosse da parte della magistratura associata.

“Ogni ricorrenza di quella data mi fa rivivere quello stesso dolore – ha detto Martelli -. E anche, insieme con il dolore, l’odio per Totò Riina e i mafiosi che lo hanno assassinato, e lo sdegno per quei tanti colleghi soprattutto nel Csm e nell’Associazione nazionale magistrati fecero di tutto per denigrarlo, calunniarlo, impedirgli di lavorare e con ciò stesso esporlo, consegnarlo come lui stesso disse alla mafia. Questa è una parte che in genere viene rimossa nelle celebrazioni e nelle commemorazioni perché ricorda tanti errori e tante colpe”.

Martelli ha poi citato il celebre ultimo intervento pubblico di Paolo Borsellino, che in quei 57 giorni che separarono le due stragi dell’estate del ’92, denunciò la campagna mossa dagli organi di magistratura contro l’amico e collega. “Come disse Paolo Borsellino, la magistratura che forse ha più colpe dì chiunque altro, ha cominciato a far morire Falcone già in quel gennaio del 1988. Soltanto pochi anni dopo potei offrire a Falcone la possibilità di riprendere il suo lavoro per rendere legge dello Stato la sua esperienza a Palermo, ma di nuovo ci trovammo contro la magistratura associata che rifiutò di nominare Falcone Procuratore nazionale antimafia indicando un altro candidato al suo posto. Ne nacque un contrasto tra ministro e Csm che soltanto dopo la Corte Costituzionale risolse dando ragione al ministro che pretendeva di dire la sua sulle nomine dei dirigenti degli uffici. Purtroppo a porre fine a questi inutili bisticci ci penseranno le stragi”.

L’OMAGGIO DELLA POLIZIA DI STATO

La Polizia di Stato ricorda con un video su Facebook la strage di Capaci che “sconvolse il nostro Paese”.

“Nella tremenda esplosione, trenta anni fa, – scrive in una nota la Polizia – vennero spazzate via le vite del giudice Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli agenti che li scortavano, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. I loro nomi, insieme alle loro storie, non potranno mai essere dimenticati, intrecciate nel destino a quelle del giudice Paolo Borsellino e dei poliziotti Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina che solo 57 giorni dopo, nell’attentato di Via D’Amelio a Palermo, pagarono con il prezzo piu’ alto il loro essere in prima linea per la difesa di legalita’ e democrazia”.

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