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Dall'archivio:

Totem torna a ‘pizzicarci’ al Lirico di Magenta. Aperta sabato sera la nuova stagione musicale con il violoncello del maestro Bronzi.

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MAGENTA – Eccoci al primo dei cinque appuntamenti con la musica classica e le sue contemporanee declinazioni che l’Associazione Totem Magenta organizza anche quest’anno, il 2022, per conto dell’Amministrazione Comunale.
 

Un anno di programmazione non semplice, in coda ad una pandemia che non ha ancora sciolta la sua morsa nelle vite di tutti noi. Ecco dunque un cartellone snello, possibilmente spensierato, capace tanto di evocare i nostri sogni quanto di assecondare il desiderio di alleggerimento. Tutto questo senza rinunciare, anzi sfruttandola, alla possibilità di spaziare tra i “classici della classica” e gli ascolti meno noti e spesso dedicati al mondo dell’infanzia e degli incantamenti. Per chiudere con il più glorioso degli incantesimi, quello dei sei concerti brandeburghesi del solito (per grandezza ed inesauribilità) Bach.

E proprio il violoncello è il principe di questa stagione, la quale si è avviata sabato 29 gennaio, in concomitanza con l’elezione del Capo dello Stato in Parlamento. L’alto profilo proposto dal palco del Teatro Lirico di Magenta è stato quello del maestro Enrico Bronzi, nome internazionale e lunga quanto prodigiosa carriera come solista, come direttore d’orchestra ed artistico, come insegnante (dal 2007 professore dell’Università del celebre “Mozarteum” di Salisburgo. Fondatore del celebre Trio di parma (dal 1990).

Il maestro ospite della stagione ha portato tra i giovani musicisti delle orchestre di residenza “Antonio Vivaldi” e “Città di Magenta”  il proprio stile esecutivo e didattico.  Nella nota di Sala si dice: “La sua capacità di trasmettere in modo semplice l’amore e la comprensione della musica è l’elemento che lo contraddistingue, con l’obiettivo di favorire un ascolto consapevole della musica e favorire una crescita culturale”.

La preparazione del concerto, diviene un momento di “master class” per questi giovani musicisti e da quanto è giunto alle nostre orecchie sabato sera, certamente i ragazzi hanno saputo entrare in sintonia con partitura e solista/direttore. Dall’archetto sul suo “Vincenzo Panormo” del 1775, non soltanto note appassionate e sottilissime, ma anche la guida, la forza di chi esorta e conduce gli elementi dell’orchestra a rispondere al movimento, anche emotivo e spirituale, che la partitura suggerisce.

E così abbiamo attraversato la dialettica delle note di una scrittura contemporanea, la musica concertante per violoncello ed archi (1962) di Giorgio Federico Ghedini, dalla quale il maestro ha spiccato un volo a ritroso nel 1876, con la preziosissima esecuzione delle variazioni su un tema rococò per violoncello ed orchestra op 33 di Petr Ilic Caicovski , un divertissment intenso, ironico e, senza ombra di dubbio, virtuoso.

La pasta del maestro Bronzi, ed il legno dello strumento, emergono dal corpo a corpo come di tango, se sia consentito il paragone, tra musicista e violoncello. Non un uomo ed un oggetto sonoro bensì due soggetti in reciproco confronto e riconoscimento. Una generosità che oseremmo dire latina del maestro, (peraltro richiesto, leggiamo dal curriculum, anche in Brasile), la cui comunicativa ed espressività si estendevano al linguaggio corporeo, cui partecipava la mimica del volto a dar atto del “corpo a corpo”, mai scevro della misura artistica del maestro, con partitura e strumento.

Una generosità che ben si confà ad un artista che fa della promozione della musica quale esperienza di crescita e consapevolezza, anche nel semplice ascolto, la propria stella guida.

Concesso un bis in solo di Sarabanda da Cello Suite No.3 in Do maggiore di Bach al pubblico, Bronzi è rientrato sul podio, e, insieme alla fresca orchestra, con la bacchetta al posto dell’archetto, ha portato il teatro magentino sul grande battello del romanticismo tedesco davanti all’ampiezza di un “classico tra i classici” della storia musicale, la Renana di Robert Schumann (e qui siamo ancora un passo indietro, nel 1850).

Quanta strada hanno fatto quelle note in un secolo! Quanti accenti hanno conosciuto archi e tutte le classiche sezioni dell’orchestrazione. Dal dialogo interiore carico di silenzi dell’autore piemontese, alla conversazione rococò del grande autore russo, al dispiegamento ampio dell’armonia nel tedesco.

Applausi meritati, ringraziamo Totem per averci fatto passare in maniera gradevole e coinvolgente l’ultima sera di una attesa votazione parlamentare. E che Schumann sia di buon auspicio !

Per informazioni sul programma di stagione : www.totemagenta.org

Alessandra Branca

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