Tony Logue – “The Crumbs” (2023) by Trex Roads

La Classifica Top 10 del 2023 by Trex Roads. Il suo addio (o arrivederci) a TN

Ecco, anche quest’anno Trex Roads vi lascerà con la sua TOP 10 dei dischi usciti e recensiti quest’anno (in totale vi ho...

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E’ passato solo un anno da quel Jericho ( https://ticinonotizie.it/tony-logue-jericho-2021-by-trex-roads/ ) che era stato uno dei dischi più belli, intensi ed emozionanti del 2022, ma eccomi qui ancora a parlarvi di un artista che merita di stare fra i più grandi della musica indipendente americana: Tony Logue.

Un anno sembra un tempo brevissimo, ma da quell’uscita il nostro Tony ha visto crescere di molto la sua base di fans e il numero di concerti in cui era richiesto.
Quindi è stato un anno intenso e pienissimo di soddisfazioni, un anno vissuto assieme alla sua fantastica band, I 184 (che prendono il nome dalla sala dove si trovavano gli installatori di tubazioni della cittadina di Paducah, Kentucky) che lo hanno portato al suo terzo disco ufficiale e a confermarsi uno degli cantautori migliori su piazza in questo momento.
Come ormai sapete, la sua terra il Kentucky è uno degli stati che negli ultimi anni hanno sfornato il maggior numero di artisti fantastici e in quell’elenco che comprende Chris Stapleton, Tyler Childers, Cole Chaney e tanti altri, fra i migliori sicuramente c’è il nome di Tony Logue.

La squadra è la stessa del disco precedente e in questo The Crumbs la produzione di Sean Sullivan, uno che ha lavorato per i dischi di Sturgill Simpson, Molly Tuttle e Tyler Childers appunto, regala al sound di Tony e i suoi 184 un vestito perfetto.
Anche lo studio di registrazione è lo stesso e le canzoni con le loro storie cinematografiche prendono vita dai Tractor Shed Studios di Nashville.
I 184 sono Jason Munday alla batteria, Derrick Rucker alla chitarra e Kyle Robertson al basso, ma ad aiutare questi 3 fantastici musicisti ci sono dei veri fuoriclasse della musica country americana: Tammy Rogers dei meravigliosi Steel Drivers al violino, la chitarra di Will Kimbrough già comparsa nei dischi di Emmylou Harris e Rodney Crowell, Mike Rojas e Phil Bronchtien al pianoforte e organo.
Insomma, come per Jericho, nei 12 bellissimi pezzi di The Crumbs il suono è perfetto e il talento di questi musicisti, permette ai piccoli film, che sono le canzoni di Tony, di prendere vita davanti ai nostri occhi ed emozionarci.
Non ci sono trucchi, non ci sono grandi produttori che cercano di insegnarti cosa vende e cosa no, c’è solo un ragazzo con un talento sconfinato. Uno che ha quell’abilità che avevano i grandi cantautori di raccontare storie in poche righe alla maniera del primo Springsteen o di Tom Petty e che, dal suo amato Kentucky, si sta prendendo girando per gli Stati Uniti, le soddisfazioni che merita.
Le sue storie sono vere, sono quelle storie che i fans della musica indipendente ameranno e in cui potranno riconoscere pezzi delle loro vite ed emozionarsi, come ho fatto io, ascoltando in anteprima questo stupendo disco.
Basta premere play e lasciarsi trasportare dalla voce e dalla musica di Tony Logue e il viaggio ini-zia con Thunder Town, una canzone fra il rock e il folk, una storia di musicisti indipendenti su e giù per le strade americane fra musica e amori. Un film come vi dicevo e il violino che intreccia le chitarre e l’organo è poesia. L’assolo poi è un gioiello. Che pezzo!
Paducah, il primo singolo estratto, è rock, è country, è dannatamente bella! La storia è sulla strada del ritorno a casa e la voce di Tony è fatta per emozionarci con sentimenti semplici. Il lavoro delle chitarre è fantastico.

La title track è un pezzo rock emozionante, dove le chitarre lacerano l’aria, così come le parole che Tony ci canta lacerano il cuore. La vita dura di chi lavora, di chi cerca di farcela, di chi cerca di trovare nell’anima un motivo per non mollare e anche se il destino sembra dirti che per te ci sono solo “briciole”, tu devi continuare e non smettere mai di crederci. Da brividi, semplice e diretta.

Questo disco merita milioni di streaming, come altri artisti che stanno facendo breccia in questi giorni.
Takin Care, più di ogni altro pezzo, mi ricorda il mio amore per il primo Springsteen, quelle storie vere raccontate con la chitarra, l’armonica e tanto sudore e passione. E’ tutto qui e Logue dipinge per voi storie da amare e fare vostre.
Le storie dell’America rurale non sono quelle di vite facili e quando la natura ci si mette di mezzo rende le vite impossibili e in Killin’ Frost la voce e le chitarre sferzanti ci raccontano questo e co-me se fossimo in un film vediamo queste immagini scorrerci davanti.
Non parlavo di Tom Petty a caso e ditemi che in Rust Belt non ci trovate affinità con il modo di fare rock, di parlare al cuore, di scrivere canzoni di una bellezza semplice che erano proprie di uno dei più grandi del rock americano.

La chitarra accennata della ballata The Fire e la voce potente e intensa di Logue prendono l’anima, questo è rock come oggi non se ne fa più e questo ragazzo alla potenza espressiva di questo genere ha mixato l’anima più vera e incontaminata del country.
La band di supporto poi è talento puro, veramente delle prestazioni da incorniciare.

Il pianoforte introduce un altro pezzo che emoziona, la ballata The Rolling Stone arriva delicata, ma il testo sembra la storia di tanti musicisti indipendenti che hanno preso anche strade sbagliate mentre cercavano con tutta l’anima di farcela e di vivere della loro musica. Meravigliosa. Anche qui l’assolo è una gemma incastonata in un altro brano splendido.
Jesse è la più country del lotto secondo me ed è un altro film scritto da un grande cantautore e che potrebbe essere un grande sceneggiatore. Il brano ha un acre sapore di deserto e la storia è così: un film western crudo, vero e bellissimo. L’arrangiamento è perfetto e il brano che narra la storia del pistolero Jesse James è un capolavoro, non trovo altre parole.
Un disco stupendo di un artista che ormai non ha più bisogno di conferme per essere definito uno dei migliori cantautori che la musica americana abbia prodotto negli ultimi anni.
Un ragazzo che, seppur giovanissimo, ha una maturità artistica ben definita e un’abilità di scrivere storie che è propria dei grandi. Uno che meriterebbe un successo planetario e di esibirsi nei palcoscenici più importanti.

Se amate la musica rock americana d’autore, quella dei grandi narratori, quella di canzoni che emozionano e ti lasciano qualcosa dentro, allora comprate questo disco, amatelo come ho fatto io e aiutate questo ragazzo del Kentucky a farsi conoscere da tutti gli amanti della grande musica.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

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