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Ticino Notizie & UrbanaMente Giovani/2: “Dante oggi, Dante per noi”

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Che posto ha Dante nella società di oggi? Spesso dimentichiamo che l’umanità vive e convive sempre con gli stessi problemi, e che di conseguenza dobbiamo confrontarci con gli uomini del passato per essere capaci di affrontare il futuro.

Dante ci ricorda alcuni valori essenziali per poter superare le difficoltà della vita, validi in ogni situazione e in ogni tempo. I suoi versi furono utili ai cittadini di Firenze che, per risollevare e rilanciare la città dopo la devastazione provocata dall’epidemia di Peste del 1373, istituirono la lettura settimanale dei canti della Divina Commedia. Le parole del Sommo Poeta sono però capaci di entrare anche nella nostra vita, nella vita di persone che, a distanza di secoli, possono ancora trovare una corrispondenza fra la propria situazione e ciò che lui scriveva partendo dalla sua esperienza personale di dolore e rinascita, come per esempio il poeta russo Osip Mandel’stam che trovò nella lettura della Commedia la forza per resistere agli orrori del regime di Stalin.

Il dolore, come ha affermato il regista Pupi Avati in un’intervista in occasione della presentazione del suo nuovo film basato proprio sulla vita di Dante, è ciò che ha permesso al poeta di acquisire la sua sensibilità e scrivere un’opera così alta e così “umana”. Il dolore ci fa crescere, ci fa capire noi stessi e gli altri, e soprattutto rende possibile la rinascita, che nella seconda cantica della Commedia è simboleggiata dalla purificazione a cui Dante deve sottoporsi per poter accedere al Purgatorio. La purificazione è ciò che permette di liberarsi dal male e dal dolore, permette di andare avanti, risollevarsi dopo un periodo buio (nel caso di Dante la traversata dell’Inferno) e migliorarsi. Questo miglioramento è possibile proprio grazie al dolore che, paradossalmente, non sempre viene per nuocere, bensì spesso ci fa rendere conto di ciò che abbiamo di nocivo nella nostra vita.

Questo si può riscontrare proprio nell’esperienza che stiamo sperimentando oggi: il dolore e lo smarrimento che abbiamo provato negli ultimi sei mesi ci hanno permesso di aprire gli occhi per accorgerci che molte cose della vita “normale” non andavano bene. Ci hanno permesso, come ha ricordato Papa Francesco nel mese di marzo, di mettere da parte l’egoismo, l’individualismo, la superficialità e la competizione per ritrovare la solidarietà e la fiducia negli altri, ma anche di fermarci per poter udire il grido d’aiuto del nostro pianeta, soffocato dall’attività umana. Il periodo che abbiamo affrontato ci ha anche resi più forti, proprio come il percorso di Dante e Virgilio nell’Inferno ha permesso loro di essere preparati ad ogni nuova difficoltà: “Dianzi venimmo, innanzi a voi un poco,/per altra via, che fu si aspra e forte, /che lo salire omai ne parrà un gioco” (Purgatorio II, 64-66). Come le anime che vagano nell’antipurgatorio, fatichiamo a trovare una guida perché nessuno può dirsi preparato ad una situazione come quella che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo. Per questo non dobbiamo avere paura di chiedere aiuto e dobbiamo supportarci a vicenda, ma anche restare umili e accettare di non essere perfetti.

Il miglioramento e l’autocorrezione non sono infatti da intendersi come ricerca asettica della perfezione, che può solo nuocere all’uomo. La rinascita e la purificazione non coincidono con il perfezionismo, l’arroganza e l’individualismo: la ricerca di miglioramento deve essere svolta con amore, per se stessi e per gli altri, perché l’amore è ciò che dà senso a tutto e che dà la forza di andare avanti nonostante la fatica. L’amore per gli altri è, per esempio, ciò che ci spinge oggi ad indossare le famose mascherine, così fastidiose e scomode, per proteggere chi amiamo ma anche per proteggere dei completi sconosciuti, curandoci della salute degli altri e non solo del nostro benessere personale.

Il tema della purificazione, ampiamente trattato nel Purgatorio, si può rapportare anche ad una fase della vita di tutti gli uomini, ovvero il periodo dell’adolescenza: una “tempesta”, come scrive il poeta uruguaiano Mario Benedetti, che si abbatte su tutti. Un periodo di difficoltà, incertezza, smarrimento, in cui, come la “turba” delle anime dell’antipurgatorio che è “selvaggia del loco” e “nove cose assaggia”, andiamo incontro a esperienze mai vissute e cambiamenti che fanno paura. Come queste anime che cantano all’unisono (“cantavan tutti insieme ad una voce”, 49), anche i giovani affrontano tutti allo stesso modo le difficoltà del periodo di crescita e si ritrovano nella stessa condizione, con gli stessi dolori e le stesse paure.

Uno dei valori più forti e universalmente riconoscibili che traspaiono dai versi di Dante è infatti quello della solidarietà, dell’aiuto reciproco, perché tutti siamo “pellegrini” in un mondo che è in continuo cambiamento e che molte volte può darci l’impressione di non essere adatti, di non essere capaci di affrontare la realtà della vita. La solidarietà umana è ciò a cui la società deve aspirare e tendere, perché solo con l’aiuto reciproco e la fiducia si può arrivare all’esaltazione dell’uomo, che viene invece “calpestato” quando trionfano diffidenza, egoismo, competizione e senso di superiorità. Questo messaggio di solidarietà trova il suo posto nel periodo che stiamo vivendo, in cui dobbiamo ricordare che tutti i nostri sacrifici sono cruciali per poter scongiurare il collasso collettivo, inevitabile se non mettiamo da parte le esigenze personali e se non ci dimostriamo aperti ad aiutarci e avanzare insieme.

Chiara Carlini 4°A Linguistico Quasimodo

 

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