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Ticino Notizie, speciale 74 esimo Locarno Film Festival: le recensioni di Monica Mazzei

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Prima mondiale.

Fuori Concorso. 
SHE WILL, diretto da Charlotte Colbert.
Colore, 95′
Gran Bretagna, 2021.
Veronica è una donna matura che a seguito di un tumore particolarmente aggressivo e raro, ha subito una doppia mastectomia.
La storia si apre mentre su un vagone letto, sta viaggiando in notturna alla volta di un luogo isolato, al confine di una profonda foresta scozzese. L’idea è ritirarsi nella pace, per ritrovare se stessa ed un senso alla vita.
Con lei c’è Desi, una giovane e sensibilissima infermiera, mai invadente e sempre rispettosa delle richieste della sua assistita, con la quale instaura un rapporto di confidenziale confronto ed amicizia. 
Anche Desi ha i suoi fantasmi. Tenta di superarli aiutando chi soffre nel corpo e nello spirito. 
L’arrivo nel luogo prescelto rivelerà qualche ilare ed inaspettata sorpresa, ma dopo un iniziale timore, Veronica si adatterà e da subito amerà l’atmosfera di inusuale distacco dalla realtà. 
Sul filo dell’interrogativo su cosa sia effettivamente reale, si dipanerà tutta la trama di questo bellissimo film, fatto di scenari naturali crepuscolari e notturni, che rimandano all’anima; spesso “capovolti”, come se si fosse aperto l’uscio di un’altra dimensione. 
La terra sembra la chiave di tutto.
Risveglia in Veronica sepolti ricordi di un passato “difficile”, ma anche di quella che si delinea sempre più come una vita passata. 
Il senso angosciante di perdita si discioglie lentamente, in un rapporto sensuale e al contempo spirituale della donna, con quella natura, che pare profonderle nuove sostanze ed energie… 
Il contrasto con la moderna e fredda realtà, in cui si svolgono le vicissitudini pubbliche, di una sua antica “conoscenza”, stride con questo “grembo” spirituale nel quale lei coltiva nuove forze, per mettere a punto una straordinaria vendetta. 
Nel finale è la vittoria dell’essenza e del femminile a prendere il sopravvento. 
Veronica è. 
A prescindere. 
Piazza Grande.
Prima mondiale.
ROSE, diretto da Aurelie Saada.
Colore, 102′
Francia, 2021.
Una famiglia di radici ebraiche di confronta inizialmente con fede e superstizioni dopo il decesso dell’amato capofamiglia.
Non si tratta di fanatismo, ma piuttosto del bisogno iniziale di dare così un senso ad un trapasso inaspettato.
Per Rose, la 78enne protagonista, l’elaborazione del lutto è faticosa. Per fortuna, i suoi figli non l’abbandonano. 
Sono figli avuti tardi, i suoi. Tutti sulla quarantina ed in carriera. Tranne uno, che da’ qualche grattacapo legale e non ha ancora trovato il proprio sbocco. Sembra più legato al nido materno. 
Con qualche titubanza, Rose decide di accettare l’invito della figlia ad una cena con i suoi coetanei. 
Da qui scaturirà la scintilla del suo cambiamento.
Il primo passaggio la vedrà cercare in un bar di bere una vodka, quella che aveva rifiutato al marito, durante un party di nozze.
Come se quella vodka simboleggiasse l’ultimo rimpianto. 
Farà un incontro tenero ed inimmaginabile, con un nuovo amico e confidente che le farà provare nuovi sapori e nuovi sospiri. 
È una favola tenera, delicata e divertente quella di Rose… Che in un susseguirsi di comici ma anche profondi episodi, si riapproprierà della propria vita, spingendo i figli a fare altrettanto. 
Open Doors: Screenings 
YOUNG LOVE, regia di Lomorpic Rithy Colore, 102′.
Cambogia, 2019. 
Un cast quasi esclusivamente giovanile e pochi adulti di contorno. 
La storia, con i tipici ingredienti della realtà cambogiana, si svolge tra una scuola superiore ed i vari luoghi d’incontro per ragazzi. 
Una Cambogia allegra e spensierata è ciò che emerge in un bel film fresco e colorato, a tratti musicale, incentrato sulla voglia di vivere e crescere dei suoi protagonisti. In particolare, l’obiettivo della stagione è riuscire a dare il tanto agognato primo bacio, durante un viaggio scolastico estivo. 
Primi turbamenti, dubbi sul futuro e un affascinante corteggiatore di poco più grande, per una protagonista acerba ma già con la testa sulle spalle. 
Abbracciare l’emozionante rischio o tenersi stretta la serena sicurezza di sempre? 
Di fronte alla possibilità di perdere i suoi punti di riferimento, la giovane guarderà a fondo dentro di se. Soprattutto a fronte di una sconvolgente scoperta famigliare.
Concorso internazionale.
AL NAHER (The River), diretto da Ghassan Salhab
Colore, 101′
Libano/Francia/Germania/Qatar, 2021.
Lo scenario si apre su una coppia che sta pranzando in un ristorante in una zona boscosa del Libano. I loro sguardi e i loro gesti inizialmente rendono palpabile la complicità e grande fiducia tra i due. 
Ma la situazione cambia velocemente e i protagonisti si trovano a dover far fronte da soli, a quello che appare come l’imminente scoppio di una guerra. 
Essenziali i dialoghi ed istanti nei quali i due si perdono di vista inspiegabilmente, nel fitto del bosco. Il personaggio più misterioso è la donna, che da rassicurante, assume sfumature imprevedibili. In una scena su un dirupo instilla nello spettatore il dubbio di non avere così buone intenzioni verso il compagno… Sarà per questo che all’inizio ci avverte di saper di poter cambiare continuamente? 
Appare certa la necessità di collaborare per la sopravvivenza di entrambi, in una storia, dove la minaccia di guerra sembra solo un sottofondo, speculare ai tortuosi mutamenti nel rapporto tra i due.
Piazza Grande. Prima mondiale.
BECKETT, regia Ferdinando Cito Filomarino.
Colore, 108′
Italia, 2021.
Beckett si trova in Grecia con l’amata, quando un incidente e un susseguirsi di fatti incontrollabili travolgono la sua vita, si trova inseguito dalla polizia del posto, spinto verso l’ambasciata americana, per trovare protezione. Piano piano si profilerà sempre più un complotto. 
Settore corti per i Pardi di domani Opening Short.
Prima mondiale. 
CARICATURANA, di Radu Jude.
B/N, 9′
Romania, 2021. 
Brevissimo ma significativo ed intenso documentario, sulle caricature scaturite da un’idea di Eisenstein, che consisteva nella riproduzione di 101 pose di Robert Macaire, personaggio di fantasia molto conosciuto in Francia nel ruolo di un furbo truffatore. 

Terminate le pose, definite “dinamiche” per la sequenza di gestualità che parte dalle mani. I testi originali vengono aggiunti in un secondo tempo, rivelando una dissacrante ironia, capace di scoperchiare impietosamente le menzogne e le ipocrisie della società. Ricco di scoppiettante umorismo, con una piccola “licenza”.

Prima mondiale. 
STEAKHOUSE, regia di Špela Čadež 
Animazione, Colore, 9′
Slovenia, 2021.
Il marito attende il rientro della moglie con la piastra accesa per cuocere un’ottima bistecca. Ma lei tarda: sul lavoro la trattengono con un aperitivo improvvisato… Quando rientra trova un marito arrabbiato e una casa invasa dal denso fumo nero… 
Accetterà di mangiare una bistecca carbonizzata e dura come un sasso?
Il finale sarà ironico e surreale insieme. 
Prima mondiale.
IN FLOW OF WORDS, regia di Eliane Esther Bots. 
Colore, 22′
Paesi Bassi, 2021.
Mini documentario.
Le parole caratterizzano tutta la nostra vita e le nostre esperienze. 
Cosa significa essere un interprete per le testimonianze di guerra al Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia?
Significa rivivere con il testimone drammi ed incubi laceranti, che ti lasciano spesso svuotata/o.
Un interprete è un mezzo, un ponte di collegamento tra il testimone e l’ingranaggio della giustizia. Ma è anche un essere umano che non potrà mai dimenticare quanto ascoltato.
Prima mondiale.
ES MUSS, di Flavio Luca Marano.
Colore, 18′
Svizzera, 2021.
Una storia che comunica tutta la forza della tristezza nelle vicissitudini della matura protagonista… 
Silvia viene licenziata dalla sua superiore nell’ufficio dove lavora da una vita. Con poche, fredde parole. Rimane di ghiaccio, quando le viene detto che la sua posizione è stata “ristrutturata”… Ma ha un istante di infervoramento, quando vede passarle davanti, dalla vetrata del corridoio, una nuova e “sospetta” impiegata…
È chiaro: lei non serve più.
Le tocca lavorare i pochi giorni rimasti in un’aurea di sospensione e rabbia trattenuta. 
Presso il coro della chiesa dove canta da anni, quello stesso giorno, non andrà meglio.
La voce di Silvia non esce.
Forse il peso schiacciante del sentirsi inutile… Anche qui le cose non vanno meglio: il succo del discorso è che se non rendi, sei “out”, sei “fuori”. 
Silvia avrà un ultimo singulto di silenziosa e sprezzante protesta… 
Prima mondiale. 
LE DEMONS DE DOROTHY, diretto da Alexis Langlois. 
Colore, 28′
Francia, 2021.
Lievi sfumature satiriche, in una storia di collaterale ribellione al “mascolino” imperante. Dorothy ama le storie lesbo con risvolti horror e da un po’ ha inviato la sua sceneggiatura ad un amico produttore, per il proprio film. Purtroppo, l’amico è costretto a rifiutarglielo: la storia oramai sarebbe considerata “eccessiva”, meglio qualcosa sull’onda delle mode del momento. 
E come risolve i propri demoni, Dorothy? 
Scrivere storie le serve a lottare a suo modo contro imposizioni e cliché. 
Nella sua stanza colma di iconografie, si anima un incubo indiavolato, dove la sua mente proverà ad epurare definitivamente, ciò di cui vuole liberarsi una volta per tutte.
A cura di Monica Mazzei, corrispondente di Ticino Notizie, al Locarno Film Festival 2021

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