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Ticino e dintorni, c’erano una volta le marcite- di Giuseppe Casarini

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Negli anni cinquanta percorrendo in bicicletta la ex-Strada Provinciale dell’est-Ticino da Bereguardo fino ad Abbiategrasso si notavano , anche in pieno inverno, qua e là verdi prati verdi lussureggianti: le marcite!

Come noto e come ben recita Wikipedia alla voce marcita: “La marcita è una tecnica colturale caratteristica della pianura padana impiantata per la prima volta nelle grange che erano grandi aziende agricole di proprietà delle abbazie; essa consiste nell’utilizzo dell’irrigazione a gravità effettuata utilizzando l’acqua proveniente dalle risorgive anche nella stagione invernale. Nella stagione estiva i prati vengono irrigati periodicamente, mentre in quella invernale sono irrigati in modo continuato. L’acqua di risorgiva, che generalmente sgorga per tutto l’anno ad una temperatura costante compresa fra i 9 °C (in inverno) e i 14 °C (in estate), viene mantenuta in continuo movimento dalla conformazione dolcemente declinante del terreno, impedendo in questo modo che il suolo ghiacci; lo sviluppo della vegetazione prosegue così anche durante l’inverno rendendo possibile effettuare annualmente almeno sette tagli di foraggio (ma spesso anche nove), contro i 4-5 ottenuti dalla coltivazione del migliore prato stabile. Non è noto chi abbia inventato la tecnica della marcita; tuttavia si attribuisce comunemente ai monaci provenienti dalla Francia, in particolare Cistercensi il merito di aver contribuito grandemente alla sua diffusione nelle campagne del nord Italia.

In particolare per quanto riguarda i territori rivieraschi del fiume Ticino  le marcite furono introdotte in Pianura Padana intorno all’anno mille per merito delle popolazioni contadine lombarde e piemontesi. Infatti in quegli anni i monaci che abitavano le Abbazie e ricavavano dalle terre circostanti il loro sostentamento, affinarono queste pratiche agricole preesistenti, praticandole loro stessi, descrivendo la marcita nei loro testi e contribuendo in maniera decisiva alla loro diffusione. In particolare qui nella nostra zona il centro dal quale si diffuse poi rapidamente tale tecnica si deve identificare  con l’Abbazia di Morimondo in provincia di Milano: territorio posto sulla riva sinistra del Ticino, con orografia dolcemente digradante verso il fiume interrotta sporadicamente da collinette, depressioni e arginature. Il territorio comunale è vasto e prevalentemente destinato ad uso agricolo. Ancora oggi La vegetazione comprende, a partire dalle sponde del fiume, salici, robinie e pioppi,questi ultimi coltivati per la produzione di carta. Si possono osservare diversi boschi con pioppi dal fusto diritto disposti in regolari file parallele.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal punto di vista storico merita di ricordare come all’inizio dell’ottocento in quel di Besate comune rivierasco del Ticino e poco  distante da Morimondo, dopo le piene del Ticino del 1814 e del 1824 che avevano rovinato molte delle colture besatesi e distrutto completamente le cascine Ghisalba e Ghisalbetta, il duca Carlo Visconti di Modrone escogitò un sistema per sbarrare la forza d’urto delle acque del fiume,  riducendo la costa e inclinandola verso la corrente, convertendo quei terreni che erano di sua proprietà a marcite.

Difficile impossibile oggi rivedere quei verdi prati invernali!

Infatti oggi il significato agronomico della marcita e dell’erba ivi prodotta come alimento del bestiame bovino è scomparso, perché sono cambiati i sistemi di alimentazione e quindi non c’è più interesse da parte degli agricoltori a mantenere le marcite, pratica colturale oltremodo faticosa da attuare, non potendo impiegare completamente i mezzi meccanici, dato il particolare assetto a “valli e dossi” tipico dei campi dedicati a questo tipo di coltivazione.

Tuttavia data l’importanza  per il loro valore storico-tradizionale, paesaggistico e faunistico, recentemente in alcune zone a noi vicine è stata messa in atto  una risistemazione di fontanili e rogge in modo da continuare la pratica delle marcite. In particolare quelle  che ancora oggi  sopravvivono  sono situate nel Parco del Ticino e nel Parco Agricolo Sud Milano con due gruppi consistenti (circa 500 ha). Infatti  il Parco del Ticino negli anni 90, anche grazie ai riferimenti normativi già citati del P.T.C., decise di intraprendere un percorso di collaborazione con gli agricoltori più attenti e sensibili, finalizzato alla salvaguardia di oltre 300 ettari di marcite. Con il 2015 sono quasi trenta anni che il Parco assegna agli agricoltori un contributo economico per il mantenimento o il recupero delle marcite e pertanto sono quasi trenta anni che nel Parco sopravvivono ambienti unici in Pianura Padana, patrimonio di queste regioni e di queste popolazioni, testimonianza di un mondo agricolo capace di tramandare fino ad oggi un bene dalle radici antiche, ma dal valore attuale inestimabile.

Giuseppe Gianpaolo Casarini

Fonti di riferimento

Da Wikipedia, voci: Marcita, Morimondo, Abbazia di Morimondo, Besate  e da internet. Il parco del Ticino: le marcite.

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