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Terapia intensiva e rianimazione: le sperimentazioni dell’ASST tra Legnano e Magenta

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Un arresto cardiaco di un ipotetico paziente ricoverato in Malattie Infettive. Maschio, quarantenne, 75 chilogrammi di peso. Il tempestivo intervento di medici e infermieri. Poi, con la rianimazione in corso, il trasferimento in Pronto soccorso e, da qui, in emodinamica.

LEGNANO – Questo è stato il primo dei cinque casi clinici oggetto di simulazione, attuati nei giorni scorsi all’Ospedale di Legnano.

A incarnare i pazienti c’era un manichino, a cui è stato dato il nome di Emilio. Da tre anni le simulazioni caratterizzano la formazione del personale ASST Ovest Milanese; a oggi ne sono state realizzate complessivamente una decina nell’ambito dell’arresto cardiaco.

Spiega la dottoressa Erika Borotto, medico rianimatore dell’Ospedale di Legnano: “In ambienti come quello ospedaliero, nei quali l’incertezza e il rischio connesso all’attività lavorativa è ingente, non è certo consentito sbagliare per imparare, perché sarebbe troppo elevato il costo dell’errore. Il motto “simulando s’impara” risulta nella knowledge economy sempre più importante, soprattutto negli ambienti nei quali è richiesta un’alta affidabilità. La simulazione rappresenta il metodo educativo attualmente più utile per formare il personale medico e infermieristico, in particolare nella gestione di casi particolarmente complessi e tempo-dipendenti”.

Negli ultimi anni, all’interno dell’Azienda, è in corso l’implementazione del supporto avanzato dell’arresto cardiaco e dello shock cardiogeno con ECLS (extracorporeal life support).

“In questi casi i pazienti vengono collegati ad un circuito esterno che sostituisce la funzione di pompa cardiaca (ECMO) in attesa di un suo ripristino – prosegue il dottor Danilo Radrizzani, Direttore della Terapia Intensiva degli Ospedali di Legnano e Magenta -. Il rapido riconoscimento dei pazienti candidabili a questa opzione terapeutica e il tempestivo intervento del personale coinvolto (medici e infermieri di Pronto soccorso, cardiologi, rianimatori, infermieri di rianimazione, cardiochirurghi, perfusionisti) sono fondamentali. Il successo di un’ECLS dipende dalla rapidità di intervento del gruppo. Per questo motivo il Dipartimento di Emergenza Urgenza organizza periodici corsi di formazione per tutto il personale coinvolto, unendo una parte teorica ad una pratica di simulazione su manichino ad alta fedeltà (Mega Code Kelly, Laerdal), durante la quale i discenti possono mettere in pratica quanto appreso, testando in particolare le capacità organizzative e di leadership del personale. Non solo, la creazione insieme ai perfusionisti di un circuito che simuli il comparto arterioso e venoso del paziente permette di esercitarsi realmente nel posizionamento degli accessi vascolari necessari per iniziare il supporto ECMO, migliorando le tempistiche degli operatori.

Il percorso ECLS ha trovato recentemente un’ulteriore applicazione nell’ambito della donazione a cuore fermo, cioè la possibilità di donare per i pazienti che muoiono durante il trasporto in ospedale o che non son in grado di sopravvivere alle prime cure e muoiono in Pronto Soccorso Questo nuovo ambito di ricerca dovrebbe consentire nei prossimi anni di ampliare il numero di potenziali donatori, con una riduzione dei tempi di attesa per le persone in attesa di trapianto.

Il nostro coordinatore locale “trapianti” (dottoressa Paola Fassini), insieme al gruppo di lavoro sull’ECM

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