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Tentato omicidio a Rescaldina: dominicano di Santo Stefano ancora in galera, ma le indagini inchiodano un altro

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SANTO STEFANO TICINO Ci sono ancora alcuni interrogativi che emergono dall’indagine che ha portato all’arresto di quattro persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Busto Arsizio in merito al tentato omicidio avvenuto fuori dalla discoteca Mokha di Rescaldina il 13 febbraio di quest’anno.

Uno su tutti è il fermo di indiziato di delitto spiccato nei confronti dell’uomo di origini dominicane J.R.A. di 26 anni che, il giorno dopo l’aggressione, è stato prelevato dalla sua abitazione di Santo Stefano Ticino e trasferito nella casa circondariale di San Vittore proprio per quel tentato omicidio.

Le indagini hanno rivelato che sarebbe stato C.G.S. a colpire M.A., originario del Ghana, all’addome. Indagini sostenute dall’esame svolto dai RIS sui campioni biologici repertati al momento del fermo. In seguito all’interrogatorio di convalida lo stesso dominicano si dichiarava esente da responsabilità addossando la colpa a C.G.S., 24enne residente a Noviglio.

Eppure sono trascorsi ben sette mesi e quell’uomo è ancora in carcere per il tentato omicidio di Rescaldina. In carcere l’altro giorno sono finiti C.G.S. e il fratello V.S. di Corbetta. Quest’ultimo perché sarebbe stato perfettamente a conoscenza della disponibilità di un’arma bianca da parte del fratello, tanto da averla recuperata lui stesso dall’auto accettando il rischio che l’aggressione potesse degenerare. Entrambi sono difesi dall’avvocato Roberto Grittini.

A carico dei due uomini di origine kosovara, A.D. 35enne residente a Magenta difeso dall’avvocato Grittini e E.S. 24 anni anche lui residente a Magenta, invece, il provvedimento ha stabilito una responsabilità solo a titolo di concorso.

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