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Tensioni nel gruppo M5S alla Camera, rischio scissione?

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ROMA Nel M5S tornano a soffiare venti di scissione. Ieri, in Aula alla Camera, l’ennesima prova delle tensioni interne: 4 deputati hanno votato contro il decreto semplificazioni, 45 non hanno partecipato al voto e altri 31 erano in missione. “Per il momento non ho intenzione di lasciare il Movimento. Vedrò come si comporteranno nelle prossime settimane”, dice all’Adnkronos Fabio Berardini (uno dei 4 contrari al decreto), che non esclude possibili addii nell’immediato futuro: “Penso che molti siano stufi di navigare a vista. Sicuramente se il Movimento non tornerà sulla retta via, per la difesa dei valori originari, credo che molti lo abbandoneranno”.

E mentre il Movimento si prepara a tornare nelle piazze – il 12 settembre ci saranno centinaia di banchetti in tutta Italia per promuovere il sì al referendum sul taglio dei parlamentari, con i big in campo – tiene banco la questione della leadership. Non è stato apprezzato il ‘blitz’ romano di Davide Casaleggio (si parla anche di una irritazione del direttivo M5S alla Camera), né le parole del presidente di Associazione Rousseau sulla futura governance pentastellata: “La leadership collegiale c’è già, è il Team del Futuro”. Un organo, quest’ultimo, mai pienamente riconosciuto dai gruppi parlamentari.
Il sospetto nutrito da molti eletti è che Casaleggio voglia ‘consegnare’, con un voto online, la guida del M5S ad Alessandro Di Battista, il quale però tace e rimane dietro le quinte per adesso. Preme per una “leadership forte” l’ex capo politico Luigi Di Maio. Una guida che però, ha sottolineato il ministro degli Esteri, “non significa un leader unico al comando”.

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