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Tangenti Lombardia/2, il ‘pizzino’ di Tatarella e il gas di Sozzani e Caianiello nei documenti della Procura

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MILANO – Un ‘pizzino’ in cui si parla dei 10 mila euro versati dalla Ecol Service di Daniele D’Alfonso a Pietro Tatarella per la sua candidatura alle Europee in Forza Italia. E poi il ‘sistema Caianiello”, il politico azzurro di Varese che avrebbe chiesto a chi ha piazzato nei gangli dell’amministrazione pubblica o in societa’ semi-pubbliche di versare o al “partito” oppure ad Agora’, l’associazione che presiedeva, una percentuale dello stipendio.

Sono questi alcuni particolari inediti emersi da alcune carte agli atti dell’indagine della Dda di Milano che lo scorso 7 maggio ha portato in cella 12 persone, tra cui gli stessi Tatarella e Caianiello, ai domiciliari altre 16 e a notificare ulteriori 15 misure cautelari come l’obbligo di firma.

Destinatario di quest’ultimo provvedimento anche Giuseppe Zingale, il dg di Afol Metropolitana che, oltre all’istigazione alla corruzione del Governatore lombardo Attilio Fontana, e’ stato pure indagato per corruzione in relazione a un sospetto finanziamento illecito all’eurodeputata uscente di Fi Lara Comi.
L'”operazione Tatarella”, come viene definita, pare essere un capitolo nuovo che riguarda i finanziamenti illeciti in quanto viene discussa all’Haus Garden Cafe’ di Gallarate lo scorso 24 aprile, poco piu’ di un paio di settimane prima degli arresti.
Come si legge in una informativa, Caianiello – detto Nino – parla con Mauro Tolbar, titolare di una ditta di consulenze e ritenuto dagli inquirenti uno dei “collettori di Tangenti”, mettendosi d’accordo su “un probabile finanziamento illecito della campagna elettorale” di Tatarella, attraverso un incarico “fittizio” con conseguente “emissione della fattura elettronica”. Ma il finanziamento poteva arrivare a 17 mila euro. Infatti Tolbar aggiunge: “Io… Nino… se… io…ancora ad oggi fino a fine …fino a giugno ho ancora spazio per sette, che ti serve ancora…7.000…oltre a questi”.
A descrivere il ‘sistema Caianiello’ sono invece, Giuseppe Filoni, indagato per abuso di ufficio come amministratore unico del consorzio Arno Rile Tenore e un architetto in pensione convocato come teste. Filone, il primo a presentarsi in Procura a Milano nell’immediatezza degli arresti, oltre a spiegare che l’influente esponente forzista di Varese e della Lombardia – che oggi tramite il suo difensore, l’avv Tiberio Massironi, ha chiesto al Riesame i domiciliari – gli avrebbe chiesto “di fare due versamenti” uno a Leonardo “Martucci, perche’ e’ il contabile a Gallarate del partito di Forza Italia e un altro ad Agora’” davanti al pm Luigi Furno ha aggiunto: “Caianiello indica dei suoi uomini a capo delle societa’ pubbliche o negli incarichi di assessorato. Poi tutte le nomine che avevano per il tramite degli uomini che lui indicava politicamente prevedevano la regola del pagamento” o a lui stesso o ad Agora’ o a Forza Italia “di una percentuale dell’importo dell’incarico (di solito il 10%) mentre le persone che lui contribuiva a far nominare ricevevano in cambio lo stipendio”.

L’architetto, non solo ha confermato che il sistema “era noto a tutti” ma ha ricordato di essere stato costretto da Caianiello, in cambio di un incarico, a finanziare nel 2007 “la campagna elettorale di Forza Italia (…) consegnandogli la cifra di 5000 euro” e pagando una cena elettorale in un ristorante.

“E poi c’era il gas invece qui di Varese”. Con queste parole, intercettate, il deputato di FI Diego Sozzani, per il quale i magistrati milanesi hanno chiesto alla Camera l’autorizzazione all’arresto nella maxi inchiesta della Dda su un giro di tangenti e finanziamenti illeciti, si sarebbe riferito, secondo i pm, ad una “vicenda illecita riguardante l’affidamento in concessione del servizio di distribuzione del gas naturale nell’ambito territoriale ‘Atem Varese 3 Sud’, con bando in scadenza il 31 marzo 2019”. La conversazione del 24 gennaio scorso e’ una delle quattro intercettazioni su cui e’ fissata udienza per domani, con il gip Raffaella Mascarino che dovra’ decidere se inoltrarle o meno alla Camera, dato che i pm ne chiedono l’autorizzazione all’utilizzo per integrare la richiesta di misura cautelare a carico del parlamentare.
In relazione alla ‘vicenda del gas’ il presunto ‘burattinaio’ Nino Caianiello “chiede a Sozzani se ha gia’ parlato con le persone interessate all’aggiudicazione” della gara. E il deputato: “No, io son fermo, pero’ stamattina gli ho detto guarda che io adesso vado a trovarlo”. Nella stessa intercettazione, tra l’altro, Sozzani tratta con Caianiello varie questioni e spiega “di aver proposto” all’imprenditore Claudio Milanese, a detta dei pm legato al ‘burattinaio’, di ottenere da lui una “remunerazione periodica”.

(Fonte: Ansa)

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