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T come Tristezza. Torna la rubrica di Psiche di Floriana Irtelli & Fabio Gabrielli

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

T come Tristezza
Ci sono parole che vanno dritte al cuore delle cose, come nel latino tristitia, tra i cui significati c’è anche quello di “rigidezza, durezza”.
In questo senso, quando siamo tristi, afflitti sentiamo il nostro rapporto con il mondo nei termini della rigidità, della mancanza di uno spazio flessibile, plasmabile, trasformabile sulla base delle nostre qualità, dei nostri progetti.

 

La tristezza ci apre alla realtà nel segno dell’inesorabile (nel latino tristis c’è anche questa sfumatura): tu, uomo, non puoi modificare il carattere di perentoria, indiscutibile pesantezza del mondo, il suo essere cupo e aspro.

Questa aspra durezza del mondo, nel tempo pandemico, è vieppiù alimentata da un pervasivo stato di incertezza che sta determinando una sorta di angoscia del limbo.

Pandemic fatigue è il nome che viene dato a questa crisi prolungata, in cui l’invasività delle regole anticovid nel quotidiano finisce per strutturare biografie stanche, sfibrate, prive di energia, nel segno di una disillusione e una sfiducia sempre più marcate.

Ci domandiamo con sempre maggiore insistenza quale futuro sia possibile, se il presente fatica ad assicurarci anche la mera sopravvivenza biologica.

Ci sentiamo spaesati, deconcentrati, insonni: la notte si configura ormai come una forma vuota, la cui quiete, in realtà, rimbalza sul muro di gomma di gesti e pensieri che intercettano nel domani solo un’angosciante tracciato patibolare.

Nel momento in cui l’epoca più tecnologicamente attrezzata, più scientificamente avanzata, più socialmente evoluta è stata messa sotto scacco da un virus, ci siamo ritrovati di fronte, in carne ed ossa, una fragilità prima delegata solo alle dispute filosofiche o alle raffinatezze poetiche.

Trovarsi di fronte alla vita brutale, sorda, famelica, non nei pensieri di qualche intellettuale o nelle pagine dei libri ma nella viva carne del mondo, ha spalancato un vuoto imprevisto e doloroso sulla condizione umana.

Tuttavia, ci sono due tipi di tristezza: la rassegnazione, il senso di impotenza nei confronti dell’immodificabilità del mondo, e la presa in carico della caducità dell’esistenza, della nostra strutturale mancanza a essere, generativa di una creatività fragile, di una progettualità feconda nella misura in cui riconosce la nostra finitezza mondana, l’eccedenza della potenza della natura rispetto alla nostra tensione prometeica.

Insomma, una tristezza feconda che, pur nel riconoscimento dell’inevitabile fluire del mondo, del possibile naufragio dei nostri progetti, a maggior ragione si attiva per imprimere nel mondo stesso la nostra vocazione, le nostre qualità, l’impegno, proprio di fronte all’inesorabile trasmontare delle cose, a contestare, sempre e comunque, ogni forma di rassegnazione, di vigliacca o cinica adesione all’esistente. 

La vita, pur nella sua costitutiva precarietà, ci offre sempre la concreta possibilità di progettare insieme una creatività fragile, di “colmare una distanza”, come recitano i potenti versi di Mariangela Gualtieri: 

 

Che si colmi la distanza

fra ciò che senti e ciò che fai,

fra ciò che attendi e indaghi

e il poco che sai.

 Il problema, infatti, non è che l’uomo sia un animale incompiuto, fratto, mancante, questo è un fatto di accecante evidenza, semmai cosa sa farne di questa mancanza, come sa starne all’altezza.

Insomma, con quanto impegno, quanta creatività, quanto entusiasmo sa ritagliarsi, all’interno di una vita sempre esposta allo sacco, alla fragilità progetti esistenziali, vocazioni, talenti che gli permettano di rendere unica e appagante la sua esistenza.

 

Prossima Lettera U come Umore

Piccola biblioteca dell’anima

Fabio Gabrielli, Valentina Tettamanti, Tristezza.  Dalla rassegnazione alla creatività fragile, La Bussola –Aracne, Roma 2021.

Un saggio sulla tristezza nel tempo pandemico, un elogio della creatività fragile, della fiducia nella vita pur nella sua costituiva incompiutezza

 

Floriana Irtelli & Fabio Gabrielli     

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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