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Superstrada, il fallimento del (mio) centrodestra e la timidezza sterile dei tavoli Dem- di Fabrizio Provera

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MAGENTA ABBIATEGRASSO – Facciamo un salto temporale al 2008. I sindaci di Magenta e Abbiategrasso, entrambi di Forza Italia (e successivamente del Pdl), entrambi vicinissimi al presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni, sono Luca Del Gobbo e Roberto Albetti. A Roma il presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi, con la più ampia maggioranza parlamentare di sempre. Il ministro alle Infrastrutture è Altero Matteoli, del Pdl. Nel 2009 in Provincia di Milano arriva Guido Podestà, del Pdl. Il vicepresidente è il magentino Umberto Maerna (e chi scrive, a quel tempo, il suo addetto stampa). Massimo Garavaglia, il più giovane senatore d’Italia, è vicepresidente della Commissione Bilancio.

Mai, nella storia della Repubblica, l’Est Ticino era stato così vicino alle stanze del potere, quello vero, senza infingimenti di sorta. Il centrodestra, quello che è SEMPRE stavo favorevole alla superstrada Vigevano-Malpensa, vive tre anni di assoluta egemonia istituzionale. Durerà sino al 2011, con l’avvento del governo espressione del potere finanziario (con Mario Monti, Corrado Passera ecc ecc), e a livello locale sino al 2012, con le vittorie di Gigi Arrara e Marco Invernizzi.

Ebbene, quei 4 anni (o 3 e mezzo, se si vuole) passarono senza che il ben noto progetto preliminare e gli espropri (risalenti appunto al 2008!) sfociassero nel bando di gara e nel via ai cantieri dell’opera più attesa da decenni nell’est Ticino.

Passarono sindaci, presidenti, deputati, ministri, viceministri, sottosegretari, leghisti emergenti senza che si riuscisse a imprimere la decisiva svolta a un progetto che a quel tempo era già in itinere da un decennio.

Peccato che nessuno, di tutti questi rappresentanti istituzionali del centrodestra, lo schieramento di cui lo scrivente è un elettore sempiterno e non pentito (eccezion fatta per questo clamoroso caso di inefficacia politica), lo rammenti mai. Nessuno, durante la pomposa conferenza di sabato scorso a Robecco con Attilio Fontana (che è il meno colpevole di tutti), l’ha anche solo citato. Peraltro, una conferenza stampa senza domande dei giornalisti la dice lunga sulla capacità organizzativa di chi l’ha voluta.

Ma passi, noi cronisti siamo secondari. Passa molto meno, come ha ricordato il Pd nella conferenza di ieri a Magenta, che il 5 luglio 2019, mentre Massimo Garavaglia era viceministro ed uno degli uomini di punta della Lega al Governo, non si sia accorto che il parere emesso dal Ministero dell’Ambiente era chiaramente OSTATIVO all’approvazione del progetto, e che andava messa una pezza. Certo, i ministri alla partita erano Sergio Costa e Danilo Toninelli. E qui Garavaglia non c’entra, se non per interposta responsabilità politica: è il suo partito ad aver governato con queste persone per 1 anno e rotti.

Nel mentre, due anni fa, per la prima volta l’Est Ticino elegge due consiglieri regionali dello stesso partito, la Lega, apertamente PRO strada: Curzio Trezzani e Silvia Scurati. Ma a loro riesce difficile imputare delle colpe, considerato quanto riportato poc’anzi.. Peraltro, alla conferenza stampa di sabato scorso Silvia Scurati non era neppure presente.

Il gioco che ci appassiona non è quello di attribuire delle colpe. Il gioco è superare l’impasse che dura da 20 anni e portare a termine il risultato, altrimenti i libri di storia locale tra 1 secolo racconteranno che due paesini di 1.600 e 4.000 abitanti, Cassinetta e Albairate, coi sindaci di allora Domenico Finiguerra e Luigi Tarantola, tennero in scacco Comuni importanti, Province, Regioni, Ministri e Governi nazionali. Una narrazione francamente irrispettosa di tutti, a partire da Finiguerra e Tarantola stessi.

Poi, esattamente ieri, arriva il Partito Democratico. Un partito serio, lo abbiamo detto ieri a Pietro Bussolati e Paolo Razzano e ne siamo convinti. E cosa fa il Pd, o cosa dice? Sorride al cospetto della prova muscolare (fallita) del centrodestra e del Si, e rimanda all’ennesimo tavolo di discussione. Che ci può anche stare, a patto di introdurre la parola che ieri è rimasta convitato di pietra: emergenza. E carenza di tempo. Quel tempo sottratto a cittadini, famiglie, imprese, ambulanze, artigiani, lavoratori, partite Iva, gente in coda al semaforo di Robecco (francamente e decisamente fuori luogo): 20 anni di mancati progetti a cui ne vanno aggiunti altri 20, dacché si parla di Variante dell’Est Ticino dagli anni Ottanta. 

Il Pd, che esprime il Ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli, che tutti dicono essere ‘favorevole all’opera’, da destra a sinistra (e per fortuna che è favorevole, chissà se fosse contraria…), ma che alla fine dei conti ha come collega all’Ambiente Sergio Costa e in Cdm si incontra ogni volta con Fofò Bonafede e Giggino Di Maio, passato dallo stadio San Paolo alla austere cancellerie internazionali. Apposto siamo, direbbero dalle sue parti (di Giggino, e pure di Fofò).

E allora viene facile, al Pd, ironizzare su quanto Massimo Garavaglia disse meno di un anno e mezzo fa (‘Nel 2019 via alla superstrada di Malpensa, nessun indugio’). E a noi tornare con la mente a quei tre, quattro anni in cui per dirla alla Rino Tommasi il centrodestra poteva dire con orgoglio ‘gioco, partita, incontro’, ed invece da testa di serie numero 1 a Wimbledon ha perso (al primo turno) contro un oscuro carneade terraiolo qualificatosi partendo dalle posizione 283 della classifica Atp. Insomma, come se nel 1981 l’eterno e immortale Mac avesse perso 6-0, 6-1, 6-2 da Bahrami sull’erba dell’All England Lawn Tennis Club.

Se non avete capito il parallelo, rivolgetevi al nostro Teo Parini.

Fabrizio Provera

 

ps Sia sempre lode al grande, immenso Rino Tommasi

 

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