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Dall'archivio:

Stuzzicamenti. Perché il calcio è politica e potere.

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Quando sento dire che il calcio è solo uno sport e che come tale appartiene ai tifosi, mi viene da ridere.

Cos’è allora? Business? Molto di più: è potere e politica allo stato puro.

Basti pensare all’AIA (arbitri), alla Lega di Serie A, alla FIGC, al CONI, all’UEFA e alla FIFA.

Gli stessi club, i cui rappresentanti hanno una qualche influenza sugli organi di governo sopra citati o siedono addirittura nei relativi cda, sono soggetti di potere.

Pensare che il calcio sia solo quello che succede sul campo di gioco durante i 90 minuti è da ingenui.

Anche i rapporti tra club, giocatori e procuratori che ne curano gli interessi sono niente di meno che giochi di potere finalizzati a ottenere il massimo per la propria parte.

Recentemente è balzato agli onori della cronaca il “Caso Donnarumma”. 

 

Il portiere del Milan andrà in scadenza di contratto a giugno, e il tira e molla tra il suo procuratore Mino Raiola e la dirigenza rossonera è ancora in atto. Si dice che dietro ci sia la Juve, che vorrebbe prenderlo a parametro zero.

Quello che mi ha colpito della situazione è l’ultimo episodio accaduto in ordine cronologico.

I tifosi si presentano fuori da Milanello e chiedono un incontro chiarificatore con Donnarumma. Il ragazzo ne farebbe volentieri a meno, ma gli viene accordato il permesso (oppure viene indotto ad accettare?) dalla società. Gli ultras chiedono che rinnovi prima della partita contro la Juventus, decisiva per l’accesso in Champions League, o che manifesti pubblicamente la sua intenzione di firmare il nuovo contratto. Altrimenti non dovrebbe giocare domenica. Lui dice che vuole restare, che non ha firmato con nessuno e che solo lui deciderà il proprio futuro, ma non può promettere di rimanere fuori dalla prossima sfida. Rientra dall’incontro piangendo e rimanendo molto scosso. Almeno queste sono le ricostruzioni.

Il giorno successivo Paolo Maldini, direttore tecnico del Milan, rilascia un comunicato per:

1. Stigmatizzare l’azione dei tifosi, a suo dire dannosa;
2. Ribadire che tutti i tesserati (anche quelli in scadenza) si stanno comportando professionalmente;
3. Sottolineare che solo il mister e la società decidono chi gioca e chi rinnova.

A seguire l’annuncio della sospensione delle negoziazioni sui rinnovi fino al termine della stagione, in modo che la squadra rimanga concentrata sull’obiettivo da raggiungere.

Ma se quello che hanno fatto i tifosi mina la tranquillità del giocatore e della squadra, perché Donnarumma è stato fatto uscire a incontrarli? Solo per una questione di ordine pubblico, come già detto??? 

Di Matteo Spigolon

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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