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Stupri, torture e orrori: via al processo contro la psicosetta delle bestie di Cerano

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CAMERI- NOVARA E’ entrato nel vivo in Corte d’Assise a Novara il processo alla cosiddetta “psicosetta delle bestie”, procedimento che vede a giudizio 26 persone, accusate di aver sottoposto le adepte, spesso adescate sin da bambine ad una serie di pratiche sessuali anche estreme che avevano come teatro un cascinale nel parco del Ticino, nel territorio del comune di Cerano in provincia di Novara.

In aula – dove il processo si svolge a porte chiuse per decisione della corte su istanza di una delle parti – è cominciarta la deposizione di quella che viene considerata la testimone chiave del processo. Giulia, 36enne, oggi residente in provincia di Cuneo, quattro anni fa, dopo un percorso svolto con l’aiuto di una psicologa, si era decisa a denunciare quanto subito da quando aveva solo nove anni. Sono stati i suoi racconti a dare il via alle indagini condotte dalla DDA di Torino, che hanno ricostruito la storia sconcertante della setta, ai vertici della quale, secondo gli inquirenti, ci sarebbe stato l’erborista Gianni Maria Guidi, e insieme a lui Sonia Martinovic, sua principale collaboratrice fino al 2013. Nei mesi scorsi i due erano stati dichiarati incapaci di affrontare il dibattimento. Guidi poi, e’ deceduto lo scorso 16 marzo. A processo sono quindi 26 persone, tutte lombarde, chiamate a vario titolo a rispondere di reati come violenza sessuale aggravata commessa anche ai danni di minori di 10 anni, riduzione in schiavitu’ e associazione a delinquere. Quella di oggi sara’ la prima udienza in cui verra’ ascoltata la testimonianza della donna che ha svelato il proprio calvario. Dopo di lei saranno sette le altre vittime a sfilare davanti alla corte presieduta da Gianfranco Pezone.

A raccontare nei dettagli ciò che accadeva nel chiuso della cascina della campagna novarese a Cerano, ma anche in alcuni appartamenti al centro di Milano, è in particolare una giovane di 30 anni, a quei tempi solo una bambina. La “Setta delle bestie”, composta in prevalenza da donne, secondo i giudici sarebbe stata guidata dall’allora 77enne Gianni Maria Guidi, un erborista residente a Milano, morto recentemente in seguito a una lunga malattia. Era lui il gran maestro della setta, conosciuto da tutti con il nome di “pontefice”.

Nella ricostruzione degli inquirenti, le vittime della “Setta delle bestie” spesso, dopo esser state stuprate, venivano appese al soffitto con degli anelli, con gli adepti liberi di praticare le torture più sadiche, come le bruciature con un ferro rovente nelle parti intime. I bambini venivano reclutati grazie ai rapporti esistenti con le famiglie degli appartenenti alla setta. Le pratiche sessuali erano aberranti. I minori erano costretti anche ad accoppiarsi con animali e a mangiare carponi in ciotole poggiate a terra.

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