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Dall'archivio:

Storia di quelle tre note che da 155 anni onorano i Caduti di tutte le guerre

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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La Liberazione …. il Governo italiano aveva firmato la resa, ci eravamo arresi. L’Italia, dopo 10 ore interminabili di Consiglio aveva votato la sfiducia a Mussolini sostituito da Badoglio.  Ci fu l’armistizio. Fummo liberati dagli Alleati, che sbarcati al sud erano già arrivati a Roma, dai bombardamenti britannici sui Tedeschi in ritirata, aiutati anche dai partigiani “bianchi e rossi”, che li sostennero.

Tutti sull’attenti, è il ricordo di chi non c’è più e che per la nostra Patria è caduto, lontano dalla Sua.

Sol, Do, Mi: sono le uniche tre sole note per uno degli squilli di tromba più suonati. E’ una sequenza semplice, in ambito militare, in Italia nota con il titolo “Il Silenzio”. Eseguita in cerimonie sia istituzionali che militari, in modalità diverse però, perché di quella sequenza esistono varie versioni. C’è quella d’ordinanza, più breve e semplice, che si fa solo con le note a vuoto (suoni armonici) cioè senza schiacciare i tasti della tromba, ma cambiando la pressione del fiato e la tensione delle labbra; è una versione suonata nelle cerimonie militari in cui c’è un protocollo da rispettare.

E a queste si aggiunge quella cosiddetta “fuori ordinanza”, più lunga, eseguita ai funerali e contiene variazioni e modulazioni in cui si utilizzano anche altre note, oltre agli armonici. Questo motivo tanto popolare ha origini lontane, nel 1862, durante la guerra civile americana. Mentre il conflitto tra gli Stati dell’Unione dei nordisti e quelli Confederati dei sudisti infuocava, il generale Daniel Butterfield ebbe l’idea di ispirarsi a “Scott Tattoo”, un brano strumentale per tromba che veniva suonato sin dal 1835: opportunamente riadattato divenne il brano così come lo conosciamo ancora oggi: “Taps”.

La semplicità e al tempo stesso l’intensità dell’assolo. Nel 1874, venne ufficialmente riconosciuto dall’Esercito degli Stati Uniti d’America, tanto da diventare ben presto una consuetudine nei funerali militari nel mondo.

Bisogna vedere i cimiteri militari sparsi per il mondo ed in Italia per comprendere la “vera liberazione”, io li ho toccati con mano. Ho pestato l’erba nel Cimitero di Arlington a Washington, sono stata sulle coste della Normandia, ho viso il luogo dove giacciono in pace soldati di tante nazioni che ci hanno aiutato che riposano nel cimitero di Cassino: soldati Polacchi, Canadesi, neo Zelandesi, Soldati di fede ebraica che combatterono al fianco degli Italiani, 4.266 tombe di militari provenienti dal Regno Unito, Nuova Zelanda, Sudafrica, India, Nepal e Pakistan ed anche un soldato dell’Armata Rossa, sepolte tutte vicine, insieme quasi a farsi coraggio. Perché nella morte non c’è distinzione. Le armate germaniche, in Italia, hanno ancora 120.000 soldati caduti, sepolti dai “nemici” sul Passo della Futa. In Italia c’è anche un Cimitero cosacco ‘caucasico’ di Trasaghis, in Friuli Venezia Giulia.In Carnia (Udine), furono sepolti dai tedeschi i profughi ‘sovietici’ appartenenti a diversi gruppi ucraini e turchi (kazaki, turkmeni).

Sta arrivando, contesa e discussa come ogni anno,la data del 25 Aprile, sarà il 74 anniversario della ricorrenza e sarà come sempre motivo di innumerevoli polemiche. La Liberazione … avevamo firmato l’armistizio. Nessuno si prenda il merito dell’epilogo del 25 aprile!

Cito allora Piero Calamandrei (1889 –1956) insegne docente ed avvocato: ”…. ovunque è morto un giovane, di qualsiasi nazione, per riscattare ciò in cui credeva, ha dato la vita ai vivi per difendere pari giustizia e pari dignità”.

Non ci sono confini giusti o sbagliati nelle guerre, non ci sono Mafie buone o cattive, nei conflitti si perde comunque sempre da entrambe le parti. Ognuno celebri dove e come ritiene ma nel rispetto di tutti.

Quindi, sull’attenti, per il ricordo di coloro che non ci sono più: SOL,DO,MIda qualunque posto del mondo siano venuti ad aiutare, e grazie soprattutto a loro che l’Italia fu liberata.

Laura G.D’Orso

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