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Sinistra Italiana e la scuola: La riforma del quarto anno? Meglio quella del sesto!”

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Una interessante riflessione di Sala Gualandi (Sinistra Italiana) sul progetto di riforma della scuola superiore.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO – Da questo settembre ogni istituto superiore potrà presentare un progetto per il percorso di scuola superiore breve (della durata di 4 anni), che entrerà però in vigore dall’anno scolastico 2018/2019. Il progetto prevede che con questa modalità venga avviata una sola classe prima per ciascun istituto, ma prima sarà necessario presentare un piano di studi che dovrà essere approvato da una commissione tecnica ministeriale. Questo piano di studi dovrà garantire l’insegnamento di almeno una disciplina con metodologia Clil (interamente in lingua straniera) a partire dal terzo anno. Non dimentichiamo che sarà necessario conciliare anche l’alternanza scuola-lavoro con le attività e i tempi. Sempre più discipline, approfondimenti e attività da condensare in soli 4 anni: è evidente che si tratterà di un piano di studi che vedrà il taglio e la sintesi di molti passaggi nelle varie discipline. E’ un progetto che riguarda i licei e gli istituti tecnici ma per quanto riguarda i licei trascura un elemento fondamentale: il mondo che ci circonda, sia esso traducibile nell’insegnamento della storia, delle scienze o della letteratura, è in continua evoluzione.

Con l’attuale sistema quinquennale i programmi di storia si spingono fino agli anni ’60, che noi che viviamo nel millennio successivo avvertiamo già come una realtà molto lontana dalla nostra; per coloro che frequenteranno la scuola superiore fra cinquant’anni sarà sempre meno esauriente l’attuale offerta formativa, e ancora meno quella della durata di 4 anni. Negli anni, inoltre, il pensiero si evolverà, si svilupperà e supererà quello attuale, e per capire la realtà circostante sarà necessario studiarlo; così come la letteratura che oggi studiamo come contemporanea, in futuro non lo sarà più perché si sarà sviluppata ulteriormente con nuove forme e nuovi contenuti, che andranno ad accrescere la mole di studio necessaria alla formazione liceale.

 

Lo stesso discorso vale anche per le scienze: attualmente sono in corso ricerche scientifiche che daranno i loro frutti fra diversi anni, e che richiederanno un’applicazione ulteriore da parte degli studenti liceali (gli stessi libri di fisica di cinquant’anni fa non contenevano teorie sul Bosone di Higgs). Per la matematica il discorso è leggermente diverso: l’apprendimento di questa disciplina non ha un ritmo fisso, ma sta all’insegnante verificare “in itinere” con quali tempistiche e modalità gli studenti acquisiscono il metodo e il modo di ragionare. In alcuni casi, già con l’attuale sistema i tempi risultano stretti, e se si dovesse pensare di ridurli ulteriormente ci sarebbero ricadute sugli insegnanti, che verrebbero costretti ad una corsa contro il tempo, e sugli alunni, a cui verrebbe imposto un ritmo che non sarebbero in grado di sostenere.

Ciascuna delle classi sperimentali dovrà essere composta da 25 alunni al massimo, ma chi garantisce che la preparazione di questi studenti sarà dello stesso livello e della stessa qualità di coloro che invece hanno intrapreso il percorso quinquennale? E’ vero che questi 25 alunni verranno selezionati fra i più meritevoli, ma si tratta pur sempre di un merito testimoniato dal diploma di licenza media: tralasciando la dubbia affidabilità di questo giudizio, si sta parlando di studenti liceali che, seppur meritevoli e studiosi, non sarebbero in grado di sostenere un sistema di studio che vuole emulare i ritmi universitari. L’università non deve essere un traguardo verso cui si corre, marciando su un liceo che, meno dura, meglio è. Che senso ha consegnare un diploma prematuro a studenti che non sono adeguatamente preparati ad affrontare l’università?

Per una preparazione ottimale, completa e approfondita, che tocchi anche argomenti di attualità e che consenta allo studente di inserirsi in un mondo che è in grado di comprendere con i suoi strumenti, sarebbe necessario aggiungere, semmai, un sesto anno di scuole superiori. Allora sì che gli studenti avrebbero sia un ritmo meno serrato, che consenta loro di assorbire meglio nozioni e metodi, sia il giusto spazio per approfondire (nella sede scolastica o al di fuori di essa) le tematiche e gli argomenti che più li appassionano.

 

*Sara Gualandi

Responsabile Scuola e Politiche giovanili

Sinistra Italiana Ovest Milano

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