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Siccità: i danni si potevano evitare! Il Parco del Ticino va all’attacco

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MAGENTA –  Apprendiamo dagli articoli apparsi in questi giorni sui giornali che finalmente ci si è resi conto che l’acqua quando c’è va conservata, specialmente in un anno come questo che, dai recenti dati, risulta essere  l’anno più caldo di sempre. Il Parco Lombardo della Valle del Ticino da anni ha segnalato la necessità che siano assunte misure per conservare più acqua possibile nel Lago Maggiore, quando è disponibile, per poi poterla utilizzare nei momenti critici che oramai si ripetono annualmente dal 2003, salvo il 2014 che è stato un anno piovoso. Tutto ha avuto inizio nel 2013, quando il Ministero dell’Ambiente, sulla base di una nota della Confederazione Svizzera, ha imposto al gestore della diga della Miorina-(che regola il deflusso dal lago Maggiore nel fiume Ticino- di mantenere il livello idrometrico a 1 metro.

A seguito dell’assunzione di una serie di iniziative siamo riusciti a rialzare tale limite a 1,25 m, con l’impegno del Ministero, contenuto all’interno di un programma di sperimentazione, di arrivare nel 2020 al richiesto 1,50 m sullo zero idrometrico di Sesto Calende. Nel 2016 il Tavolo Tecnico coordinato dall’Autorità di Distretto di Bacino del fiume Po, a cui era stata delegata la verifica della sperimentazione, non ha rispettato il programma che prevedeva per quell’anno di alzare il livello idrometrico del Lago maggiore di +5 cm e quindi portarlo a +1,30 m.

Per questo motivo il Parco del Ticino si è ritirato da tale Tavolo, avendo avuto ulteriore conferma che l’unico scopo era quello “di non assumere alcuna decisione”. Quest’anno, nel mese di agosto e successivamente nel mese di settembre, il Parco ha scritto nuovamente al Ministero dell’Ambiente, a Regione Lombardia e a Regione Piemonte, chiedendo un intervento immediato e successivamente ha dato riscontro ad una nota della Regione Piemonte nella quale venivano sostenute posizioni assolutamente irrealistiche. Il Lago Maggiore, con una semplice lettera del Ministero, potrebbe garantire una riserva d’acqua superiore all’attuale prevista di oltre 50 milioni di mc che consentirebbero di mitigare i momenti di crisi idrica come quello degli ultimi anni, senza aumentare il rischio di allagamenti in presenza di eventi meteo eccezionali. Alcuni portatori d’interesse, in special modo della sponda piemontese del lago Maggiore, si oppongono a tale decisione ponendo sul tavolo la necessità di mantenere le spiagge e di un presunto aumento del rischio di esondazioni, cosa completamente esclusa dalle analisi e dagli studi tecnici presentati al Tavolo tecnico di cui sopra. Evidenziamo altresì che quando in tutta Italia si propongono soluzioni per conservare l’acqua con la realizzazione di infrastrutture (bacini artificiali, rialzamento delle dighe, ecc.), il costo per innalzare il livello idrometrico del lago Maggiore a + 1,50, e quindi di garantire la riserva maggiore possibile di risorsa idrica, è pari a quello di foglio di carta A4 stampato,  e cioè di una lettera del Ministro che annulli la precedente nota del 2013 (che imponenva il metro) e autorizzi il livello richiesto di + 1,50 m. 

In conclusione, ci troviamo di fronte a “non decisioni” che come conseguenza stanno distruggendo un territorio ad elevata valenza produttiva (agricoltura e produzione energia elettrica) e ambientale (siti natura 2000 e MAB Riserva della Biosfera), sulla base di posizioni assunte per difendere interessi sicuramente non pubblici. Tutto ciò in un contesto di cambiamento climatico, con continuo aumento delle temperature medie, dove il mantenimento, la conservazione e la tutela della risorsa idrica viene individuata come unica contromisura immediata. <<Dopo cinque anni di battaglie si continua ottusamente a procrastinare nel tempo una decisione  facile da prendere e le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti – commenta il presidente del Parco del Ticino Gian Pietro Beltrami –  .Francamente non  capiamo le motivazioni di tale non decisione che sta danneggiando l’ecosistema e 7mila aziende agricole e produttive del Parco del Ticino. Se  gli interessi di pochi privati hanno il sopravvento sugli interessi pubblici , a questo gioco noi non ci stiamo! Attendiamo che il nuovo Ministro dell’Ambiente, al quale abbiamo già scritto ben due volte, ci convochi affinché possiamo illustrargli la situazione idrica del Lago e le conseguenze di questa scellerata ‘non scelta’>>. Gli elementi di criticità espressi da questo Ente nelle note inviate al Ministero e alle Regioni è pienamente confermato nel rapporto semestrale della stagione estiva 2018 predisposto dalla società Blu Progetti ed inviato in data 10 ottobre 2018 dall’Autorità di Distretto di Bacino del fiume Po, di cui riporta un passaggio delle conclusioni finali:

“Da un’analisi generale dell’andamento delle grandezze idrometriche nel corso della stagione estiva, si

conferma quindi quanto già emerso nei precedenti rapporti di monitoraggio: l’innalzamento del limite di

massima regolazione estiva a +125 cm, e ancora di più l’auspicato ulteriore innalzamento a +150 cm,

consente di dare un maggior respiro agli utenti del Consorzio del Ticino, che, in assenza di precipitazioni

estive significative, si trovano già alla fine del mese di luglio a dover rinunciare a parte dell’acqua a cui

avrebbero diritto. In assenza di precipitazioni, come si è visto nel 2018 e nel 2016, questa situazione

degenera progressivamente fino al verificarsi di eventi meteorologici in grado di portare volumi

significativi di acqua al lago.”

 

Le conclusioni di cui sopra sono chiarificatrici, anche se riferite solo alle necessità delle utenze agricole e industriali, non evidenziando i danni che un territorio come il nostro subisce dalla siccità. Si spera che questa relazione, evidenziando conclusioni già note, porti a riconsiderare la situazione, permettendo all’Ente regolatore del lago di mantenere la quota massima di 1,50 m sopra lo zero idrometrico di Sesto Calende. <<La situazione di non consentire di mantenere nella ordinarietà il lago al massimo livello possibile non ha nessuna controindicazione – conclude il direttore del Parco, Claudio Peja- . In particolare è già  stato ampiamente documentato come questa situazione non aumenti il rischio di esondazioni nel caso di eventi meteo intensi. Il non voler prendere atto di questo ha creato, sta creando e creerà gravi problemi non solo al lago e al fiume ma a tutto il territorio del bacino>>.

 

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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