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Shane Smith and the Saints – “Live From the Desert” (2021) by Trex Roads

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Ci sono band che scopri quasi per caso, vagando su siti di musica americana indipendente e diventano parte di te. Ti rapiscono l’anima, come ripeto spesso. Ecco è quello che mi è successo quando qualche tempo fa mi sono imbattuto nella band di Shane Smith and the Saints da Austin, Texas. Sono uno di quei gruppi che quando li ascolto mi chiedo sempre come facciano a non avere un successo planetario, poi penso che probabilmente è meglio così. Sia mai che il music business cerchi di ingabbiare il debordante talento di questi 5 ragazzi.
 

Il grande pubblico si è accorto di loro ultimamente perché hanno avuto l’onore di comparire in uno degli episodi della serie tv Yellowstone (creata dal leggendario Taylor Sheridan e con, fra gli altri, Kevin Costner, ndr), che per me fa il lavoro che dovrebbero fare le radio e cioè far conoscere artisti indipendenti ma fidatevi già prima di questo episodio, Shane Smith e i suoi Saints erano ben conosciuti dagli amanti della musica country e rock americana.

 

I concerti sono leggendari, conoscenti americani mi raccontano di fumiganti esibizioni a cui hanno assistito (quest’anno hanno preso parte anche al Firewater Festival organizzato dai Whiskey Myers) ma non avevano mai messo su disco questa energia live. E i fans richiedevano da anni un live che racchiudesse tutto questo. Ma la band non è convenzionale, ha inventiva e originalità, il loro sound è lì a dimostrarlo : un mix esplosivo di country, rock, bluegrass, blues, originali e non catalogabili. Quindi il live che hanno deciso di regalare ai fans è stato registrato nel deserto del West Texas, un paesaggio da film, fra cespugli montagne e serpenti a sonagli come spettatori.

Quindi non abbiamo l’energia del pubblico (per questo ci sono migliaia di video abbastanza espliciti su YouTube, vale la pena andare a vederli) ma l’energia di questi ragazzi eccome se c’è!

Un fiume inarrestabile, ma anche un amore per la melodia che si intreccia con il violino, le chitarre che sfrecciano assieme alla ritmica ora serrata ora dolce, un ottovolante emozionale che è difficile descrivere.

 

Gli Shane Smith and the Saints sono arrivati al terzo disco prima di questo live e hanno già registrato classici che rimarranno nella storia della musica indipendente americana, un disco più bello dell’altro, dopo aver ascoltato questo live andate e scopriteli. Fidatevi.

Il disco per ora è disponibile solo in versione digitale ed è diviso in due parti : una live “elettrica” diciamo ed è quella registrata all’aperto nel deserto e l’altra acustica registrata all’interno della chiesa della città fantasma di Terlingua, Texas perchè la band e la troupe erano stati sorpresi da un temporale devastante.

Si parte con una scarica di adrenalina potente, l’Intro prende subito, ti scuote e il violino di Bennett Brown è una scarica elettrica, lui è un virtuoso (in questo assomigliano molto ai Turnpike Troubadours che hanno nel violino di Kyle Nix uno dei loro segreti) e prende la colonna sonora de L’Ultimo dei Mohicani e la trasforma in una cavalcata country rock emozionante. La band non gli è da meno e la chitarra di Dustin Schaefer oltre quella di Shane, la batteria di Zach Stover, il basso di Chase Satterwhite scatenano l’inferno nel deserto texano. Un brano strumentale che varrebbe da solo la pena di farvi ascoltare questo disco.

 

Ma poi comincia il coro di The Mountain e si capisce che ogni canzone sarà di quel livello. Il brano oltre ad un testo poetico e intenso, è un country rock che scuote dalle fondamenta, chitarra e violino si inseguono sorretti da una ritmica indiavolata nel bridge, la voce cupa intensa e potente di Shane Smith fanno il resto. Un brano epico e coinvolgente in una versione da brividi.

Il secondo pezzo è quello comparso in Yellowstone a cui ha dato il titolo di un episodio, All I See Is You e l’intensità non si abbassa anzi se possibile schizza verso l’altro. Il violino introduce un pezzo che la voce accompagna in una intro che pare di una delicata ballata ma che poi esplode in un veloce brano, una cavalcata fra il rock e il bluegrass sorregge un testo che parla di amore, ma poi arriva l’assolo di chitarra e allora si raggiunge un climax notevole. Questi ragazzi sanno suonare come pochi e hanno un’originalità invidiabile.

Si è tentati di spingere il tasto ripeti ma non si ha tregua quando comincia un altro brano dal sapore epico, un brano rock dedicato alla città di New Orleans, Hurricane, una cover ma che sembra un brano della band tanto è riuscito. La voce entra dentro l’anima, scava andando a fondo aiutati dai cori e quando sembra un brano in cui la strumentazione è in secondo piano, la canzone esplode in un ensemble incendiario. Bellissima è dir poco.

 

The End è un brano di rock country americano se vogliamo catalogarlo, ma non ha un genere definito, questi ragazzi hanno uno stile proprio, i cori, il violino, la ritmica cadenzata, un po’ bluegrass, un po’ rock, quasi country, tante emozioni. La voce del frontman si incastra alla perfezione e in questo brano regala la migliore prestazione del live senza dubbio.

I brani della versione elettrica si susseguono veloci ed emozionanti, Parliament Smoke è trascinante, sferzante, con un groove che non fa prigionieri e che cosa dire di Hail Mary? Un brano anche qui di un’epicità che non ti aspetteresti di trovare in una band rock country di Austin ma è così. Una cavalcata epica, la voce intensa e potente, i cori, il testo dalle connotazioni religiose, le chitarre che abbracciano i violini. Emozionante davvero.

Il set elettrico si chiude con un altro brano gioiello : Little Bird. Una ballata che il violino arricchisce di emozioni uniche, ma è sempre la voce ad entrare sotto pelle accompagnandoci in una bellissima poesia di amore e perdita, passione e ricordi. Uno dei testi più belli della band, ma ne hanno scritto davvero tanti bellissimi. Mai banali, mai inutilmente melensi, sempre veri.

La sezione acustica non pecca di intensità, si toglie solo la scarica elettrica delle chitarre ma le emozioni scorrono lo stesso impetuose, come nella delicata e malinconica  Quite Like You o nella bellissima Runaway Train, dove l’autore ci regala un’altra poesia d’amore country ambientata nella movimentata vita on the road che sarà il viaggio della sua carriera.

Emozioni che continuano fino ad un altro picco del disco (se mai ci fosse una parte bassa) e cioè la cover del grande Townes Van Zandt, Pancho & Lefty. C’è anche il video del pezzo su YouTube, guardatelo. Un pezzo che suonato in questa chiesa di Terlingua, riacquista la mistica western che era nell’idea di Van Zandt e nel talento sapiente di questa band rasenta la perfezione ed è forse una delle più belle versioni mai ascoltate di questo brano.

E’ arrivato alla fine di questo 2021 e sul filo di lana posso assicurarvi che è uno dei dischi più sorprendenti e belli di quest’anno. Originale, fresco, emozionante e mai banale.

Se pensate a dove e come è stato registrato poi potete ascoltarlo ad occhi chiusi e immaginarvi nel deserto del West Texas a sognare con questi 5 ragazzi dal talento non comune, l’esempio vivente che in Texas si scopre sempre grande musica e il serbatoio del talento pare inesauribile.

Dopo questo disco, ascoltatevi i loro 3 dischi fra cui Geronimo del 2015, a parer mio uno dei dischi più belli degli ultimi 20 anni e nuovo classico della musica americana.

 

Buon ascolto,

Claudio Trezzani by Trex Roads  www.trexroads.altervista.org

 

(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link : https://trexroads.altervista.org/live-from-the-desert-shane-smith-and-the-saints-2021-english/ )

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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