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Sergio Ramelli a Legnano con FDI e Lealtà Azione, Bussolati (Pd) si arrabbia. Ecco perché si sbaglia

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LEGNANO – Ci sono storie che fanno ancora paura. Agitano lo spettro di una stagione, quella della violenza politica e di strada, quando giovani di destra e di sinistra venivano uccisi per le idee nelle quali credevano, che vogliamo sepolta per sempre.

L’ultimo caso riguarda l’evento in calendario a Legnano, mercoledì prossimo 17 gennaio, sul quale polemizza Pietro Bussolati, segretario metropolitano del Pd.

“A Legnano Fratelli d’Italia organizza la presentazione di un graphic novel su Sergio Ramelli, il diciassettenne assassinato a Milano negli anni settanta; alla commemorazione istituzionale partecipo ogni anno col Sindaco e i rappresentanti delle istituzioni. 

Fratelli d’Italia, partito della coalizione del centrodestra che si candida a guidare il Paese e la Lombardia, invece, organizza un evento con Lealtà e Azione. Quelli che il 25 aprile omaggiano col braccio teso i repubblichini, le SS, i gerarchi e i torturatori sepolti al Campo X del Cimitero Maggiore. Dar loro agibilità, legittimarli, è un atto gravissimo e intollerabile. 

Resta legittimo il ricordo di Ramelli, ma chi sta con Lealtà e Azione fa una scelta chiara e netta, che non può essere accettata né condivisa da chi crede nella democrazia. Perché questa è una scelta che oltraggia i valori costituzionali”.

Così in una nota il segretario metropolitano Pietro Bussolati commenta la scelta di Fratelli d’Italia di organizzare un’iniziativa con il movimento Lealtà e Azione, il prossimo 17 gennaio a Legnano.

Noi crediamo che Pietro Bussolati si sbagli, e spiegheremo il perché. Chi scrive ha una lunga, e mai rinnegata, militanza pre giornalistica nella destra. Ho commemorato assieme a tanti ragazzi e ragazze il sacrificio di Sergio, ucciso a colpi di chiave inglese sotto gli occhi della madre da un comando di estremisti, alcuni dei quali oggi sono primari ospedalieri a Milano, molte volte.

Conosco molto bene i ragazzi di Lealtà Azione e ho letto la graphic novel di cui parla Bussolati. Non vi trovo nulla di violento o barbaro: è il ricordo di una vittima della violenza politica più cieca e barbara.

Quando un movimento si confronta CON e NELLE istituzioni (peraltro pagando regolarmente sedi e rispettando leggi e regole, cosa che non sempre accade a Milano e in Lombardia), non c’è nulla da stigmatizzare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La commemorazione di combattenti morti nel 1945, che apre la sanguinosa ferita della guerra civile, andrebbe storicizzata. Dovrebbe essere oggetto di ‘pietas’, quella pietas del tutto assente quando nel 1975, alla notizia della morte di Sergio Ramelli in consiglio comunale a Milano, ci furono consigliere comunali di sinistra che applaudirono. Sì, applaudirono appena seppero che un ragazzo neppure ventenne era appena morto.

Ci furono sacerdoti che negarono le esequie religiose. Per questo, e soprattutto per questo, Pietro Bussolati farebbe bene a partecipare alla commemorazione di Sergio Ramelli. Come peraltro fece Emanuele Fiano quando fu inaugurato il cippo nel parco sotto la casa di via Amedeo, dove Sergio venne ucciso, o come fece l’avvocato Sergio Pecorella (che difese molti estremisti di sinistra, negli anni 70) lo scorso anno con Ignazio La Russa a Milano, presentando proprio la graphic novel di cui si parla oggi.

Non bisogna fare l’errore marchiano degli anni Settanta, quando l’arco costituzionale isolò e radicalizzò le frange giovanili più estreme, che si ‘rifugiarono’ nella violenza.

Il confronto, il dibattito, specie col diverso da sè, sono il sale di una vera e compiuta democrazia. Senza MAI dimenticare l’ammonimento di un saggista come Massimo Fini, che da anni ripete come ‘una vera democrazia dovrebbe poter sopportare, al suo interno, anche l’esposizione delle idee più repellenti, purché queste non siano accompagnate dalla violenza’. Siccome i ragazzi di Lealtà Azione sono tutto fuorché repellenti, pensiamo che la polemica di Bussolati sia fuori posto. E che mercoledì prossimo, a Legnano, dovrebbero venire in tanti. Specie chi non conosce la storia di Sergio Ramelli.

Fabrizio Provera

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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