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Sedriano: giustizialisti (ancora) contro Alfredo Celeste, ASSOLTO CON FORMULA PIENA – di Fabrizio Provera

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

SEDRIANO – E ti pareva che a ridosso delle elezioni comunali di Sedriano, ormai molto più di 10mila anime a ridosso della statale 11, non esattamente una succursale di Versailles (non ce ne vogliano i sedrianesi..), NON fosse ritirato fuori da cassettoni impolverati la vicenda del mio amico (così sgombriamo subito il campo dagli infingimenti) Alfredo Celeste. Sindaco eletto con grande consenso di popolo del 2009, politico già di passaggio nella Prima Repubblica (ergo, politico vero..), arrestato e primo cittadino del primo Comune sciolto per mafia a dispetto della TOTALE E COMPLETA ASSOLUZIONE DA OGNI ACCUSA DEL SUO SINDACO, APPUNTO ALFREDO CELESTE. CHE, HA DECRETATO LA GIUSTIZIA, NON E’ MAFIOSO, NON E’ CORROTTO, NON E’ LADRO.

Però Sedriano è stata sciolta per infiltrazioni mafiose, ci fosse uno capace di spiegarmi e spiegarci come fa un Comune ad essere mafioso se NESSUNO, tra sindaco assessori o dipendenti comunali, è mafioso o è stato condannato per mafia. C’è giustizia, oltre la logica?

Alfredo Celeste

Dunque il nome di Celeste, da mesi, ritorna a riempire le cronache politiche (che qui NON ci interessano) e il giustizialismo rialza la testa.

Il sindaco Cipriani, che a Settegiorni dichiara la ricandidatura ma senza simbolo e lista del Movimento 5 Stelle (la dissipatio grillina non tocca solo Roma e Di Battista), scrive un post in cui rievoca quel passato (che di certo non si cancella) senza tuttavia spiegare e spiegarci perché mai Celeste, cittadino al di sopra di ogni accusa, NON dovrebbe avere il diritto pieno di candidarsi.

Il Fatto Quotidiano ci mette il suo (ette pareva..), il mio centrodestra vabbè (ne parliamo a parte), in paese si rumoreggia.

E allora rimettiamo i puntini sulle I e proprio tutte le lettere della sentenza di ASSOLUZIONE di Celeste, che l’ex sindaco ci ha fatto pervenire (per l’ennesima volta, ma ai giustizialisti la memoria va sempre rinfrescata):

 “La mia assoluzione è avvenuta  con formula piena “perché il fatto non sussiste” (non c’è, ne mancavano completamente i presupposti), ai sensi  art. 530 cpp. 1^ comma. Tale assoluzione è divenuta definitiva  ed irrevocabile già dal primo grado,  perché la procura non ha proposto appello.

“Lo scioglimento del Comune di Sedriano, basato quasi interamente sulle motivazioni dell’accusa penale,  è avvenuto nell’ottobre 2013, mentre la mia assoluzione nel febbraio 2017. Come si può constatare  l’atto amministrativo di scioglimento, che è come dice il Consiglio di Stato un atto di “alta discrezionalità amministrativa” affidata al ministro, è avvenuto prima della fine del processo e non ha potuto quindi beneficiare delle risultanze finali assolutorie”.

E’ tutto qui, o meglio sarebbe tutto qui. Né Celeste, né altri esponenti dell’Amministrazione Celeste, rimasta in carica per quasi 4 anni, non 4  giorni, sono stati CONDANNATI per qualsivoglia reato. 

Epperò, bis, Celeste resta un mascariato. Un impresentabile, per alcuni. E allora sia chiaro che noi, fossimo anche gli ultimi, ci opporremo SEMPRE alla barbarie giustizialista, che è uno dei cancri più gravi che ammorbano l’Italia (e Sedriano, da quasi dieci anni).

Varrà allora la pena di rileggere un passaggio esemplare del ‘mirabile’ elogio di Pietrangelo Buttafuoco a Mirello Crisafulli, politico siciliano, già comunista e poi ras del Pd di Enna, che centra esattamente il problema.. Il grumo sporco dell’antimafia pataccare. Buona lettura

Fabrizio Provera

A Mirello tutti dicono: “I love you!”. Quantomeno a Enna. E così ad Assoro. E figurarsi a Carrapipi. E’, questa, la ridente cittadina che attende i viaggiatori sulla traiettoria tra Piazza Armerina e Barrafranca e che solo gli uomini privi di fantasia possono chiamare, con la boccuccia stretta, Valguarnera Caropepe. Ecco, anche a Carrapipi, tutti, a Mirello dicono “I love you”.

Il caso Crisafulli, perciò. Ed è stato, a proposito di Pietraperzia, e poi ancora a proposito di Regalbuto, tutto uno stucchevole moraleggiare nel combinato disposto di trionfo dell’antimafia pataccara e della coda di paglia. E’ la sfilaccia di ipocrisia di un Pd che, giusto in Sicilia, non sembra poi essere turbato dai colossali pasticci di Rosario Crocetta. Non solo, infatti, il Pd romano ha sorvolato sul dettaglio che il governatore si sia inventato un partito contro il suo stesso partito ma, sempre per tornare in tema di antimafia ridotta a patacca, dopo aver insolentito Crisafulli a proposito di una questione di mafia su cui arrivo tra poco, non c’è stato nessuno a Roma – o in zona Leopolda, a Firenze – disposto a fermare Cetto Crocetta quando fa scempio del nome di Borsellino piegato agli interessi più torbidi.

Post scriptum.
Il fatto di mafia. La procura di Caltanissetta nel 2002 aprì e archiviò un fascicolo su Mirello, senza neppure il rinvio a giudizio. Un filmato attestava l’incontro casuale (in occasione di un congresso della Cgil, a Pergusa) del politico con Raffaele Bevilacqua, condannato come capo mafioso dell’ennese. A vederla, questa pellicola, offre un ribaltamento, un cortocircuito, un testa-coda degno della migliore commedia. Si baciano sulle guance – e chi non si bacia?, i due erano anche stati colleghi al consiglio provinciale, uno per il Pci, il mafioso per la Dc – dopo di che il mafioso chiede a Mirello il favore di fargli lavorare un parente. Nel filmato si vede Mirello che si allontana infastidito, annoiato e sbuffante al punto di mandarlo aff… Tante, all’epoca, furono le domande, la magistratura tagliò corto, archiviò. Quella che non si esaurì mai fu la mitologia.

Pietrangelo Buttafuoco

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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