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Se Walter Veltroni commemora il martirio di Sergio Ramelli

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MILANO – “Uno dei momenti più belli della mia vita fu quando ero sindaco di Roma e, in una manifestazione pubblica, si abbracciarono Giampaolo Mattei — fratello dei due ragazzi di Primavalle figli del segretario di una sezione del Msi bruciati vivi da militanti di Potere Operaio che non hanno fatto carcere — e Carla Verbano, mamma di Valerio, che ascoltò, legata e imbavagliata col marito, i suoni della morte di suo figlio, un ragazzo dell’area dell’autonomia al quale dei killer fascisti, mai trovati, spararono alla schiena nel salotto di casa”. Lo scrive Walter Veltroni in un passaggio del lungo ricordo che sul ‘Corriere della Sera’ dedica a Sergio Ramelli, il militante del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Movimento sociale italiano, ucciso nel 1975 a Milano da estremisti di sinistra.

      “I morti di quegli anni -scrive, fra l’altro l’ex Sindaco della capitale e fondatore del Pd- non devono oggi essere rivendicati, scagliati, usati per protrarre l’odio. Il conflitto, in una democrazia, è vitale. Anche il più duro. Senza conflitto non c’è libertà. Ma l’odio è una patologia. E quegli anni sono stati un’epidemia di questo male”.

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