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Se l’Occidente pacifista si trasforma in bellicista- di Franco Cardini

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Dalla interessante news letter dello storico Franco Cardini una lucida riflessione
 

“È sorprendente che in una congiuntura così pericolosa, il cui pericolo aumenta continuamente, si levino così poche voci in favore della pace nelle nazioni più esposte, in primo luogo in quelle europee. È sorprendente vedere così poca coscienza e così poca volontà in Europa, soprattutto nell’immaginare e nel promuovere una politica di pace.
Parlare di cessate il fuoco, di negoziati, è denunciato come una ignominiosa capitolazione da parte dei bellicosi, che incoraggiano la guerra che vogliono a tutti i costi evitare a casa loro”.
Sono i due capoversi iniziali dell’ultimo capitolo (Per la pace) di un autentico “piccolo grande libro”, Di guerra in guerra, che il “Grande Vecchio” della cultura europea, Edgar Morin (101 anni, che Dio ce lo conservi ancora a lungo!) ha pubblicato in francese all’inizio di quest’anno e che, grazie alla tempestività dell’editore Raffaello Cortina, è stato tradotto quasi in tempo reale.
Morin ci propone un paradosso ch’è sotto gli occhi di tutti ma che colpisce soprattutto gli anziani (lui, 101 anni: ma anch’io, 82): dopo tre quarti di secolo punteggiati sì di guerre continue e crudelissime (ma fino all’ultimo decennio del secolo scorso quanto meno lontane), ma dominati a livello teorico-politico e mediatico da un pacifismo spesso intransigente se non addirittura fanatico, tutto ciò è scomparso come neve al sole: e siamo piombati in piena atmosfera bellicista, condivisa con rare eccezioni da tutto lo schieramento politico-parlamentare e da tutti i media.

D’altronde, il 24 prossimo coinciderà con il primo anniversario di questa scellerata drôle de guerre, “strana guerra”, come i francesi chiamarono quella durata per loro contro la Germania appena nove mesi – dal settembre del ’39, invasione tedesca della Polonia, al giugno del ’40, ingresso delle truppe del Terzo Reich a Parigi – e che con l’armistizio di Compiègne fu salutata come conclusa (invece continuò altri cinque durissimi anni). E anche nel nostro caso, c’è da temere, la “strana guerra” russo-ucraina che ormai sono sempre più numerosi a definire “russo-occidentale” rischia di continuare: e, quod Deus avertat, di allargarsi ad altri protagonisti belligeranti.

D’altronde, il fronte parlamentar-partitico-mediatico europeo e in particolar modo italiano dominato dalle élites economico-finanziarie e orientato in senso sprezzante nei confronti dell’opinione pubblica (“subalterna”?) per l’appoggio incondizionato alla linea bellicista del governo Biden e degli Alti Comandi NATO, per la diffusione di propaganda spesso menzognera sull’andamento della guerra, per il sistematico oscuramento o il costante fraintendimento di notizie provenienti “dall’altra parte”, comincia a presentare qualche crepa e a far udire qualche scricchiolio. Sempre più distinte si distinguono le “voci fuori dal coro”. come quella, dal Donbass, del bravo e coraggioso Giorgio Bianchi, con i suoi servizi sulla rete TV on line “ByoBlu” e con il suo libro Governare con il terrore (Meltemi 2023) che costituisce da solo un prezioso, documentatissimo antidoto alla fiaba sinistra della “perfetta democrazia occidentale” dell’Ucraina di Zelens’kyj contrapposta all’“autocrazia” putiniana; quella di E. Vigna, Ucraina, Donbass. I crimini di guerra della Giunta di Kiev (Zambon 2014), che circola ormai da otto anni e impedisce a chicchessia di sostenere che “di ciò si comincia a sentir parlare solo adesso”; quella del sempre tempestivo “Diorama letterario” dell’instancabile e intransigente Marco Tarchi, che nel suo n. 368 (luglio-agosto 2022) propone Le ragioni del torto, denunzia con equilibrato rigore come “il pluralismo delle opinioni, che a detta dei teorici della democrazia liberale ne sancirebbe la superiorità etica su qualunque forma alternativa di governo, qui non vale più”. Per dovere d’inventario, va segnalato che il n. 368 di “Diorama letterario” è strettamente legato al precedente (n. 367, maggio-giugno 2022), Obbedienza. La lucidità del discorso tarchiano è, come sempre, esemplare.
“Perché i Minima Cardiniana non ci forniscono una buona volta un semplice vademecum sistematico che serva da orientamento per capire dove stiamo andando e dove magari dovremmo andare?”, chiede il solito amico che – tanto per cambiare – desidera però mantenere l’anonimato.
Infrango una norma per me ferrea, cioè che agli anonimi non si risponde, e mi spiego meglio. Mettiamo brevemente in ordine alcuni dati obiettivi e incontrovertibili:

  1. Vero è che “C’è un aggressore e un aggredito”: ma – pensate al modello del bullismo – a monte della vicenda che si apre con l’aggressione ci sono sempre un provocatore e un provocato: e il provocatore mira sempre ad essere aggredito;
  2. L’attuale guerra non è cominciata con l’“operazione speciale” bandita da Putin il 24 febbraio 2022, bensì almeno dai fatti del cosiddetto “Euromaidan” del febbraio 2014, con i fondamentali, importantissimi e oggi troppo spesso ignorati eventi del “fatidico” 2008 (dal Kosovo alla Georgia all’Ossezia). Per evitare amnesie, è consigliabile ricorrere alla cronologia dai fatti 1989-2022 pubblicata nella Cronologia (pp. 129-68) del libro di F. Cardini – F. Mini, Ucraina. La guerra e la storia, Prefazione di M. Travaglio (PaperFIRST 2022), il quale a sua volta è composto di due saggi estratti dal più ampio e corposo Ucraina 2022. La storia in pericolo, a cura di F. Cardini, F. Mini, M. Montesano (La Vela 2022), che contiene fra gli altri anche scritti di F. Borgonovo, A. Bradanini, M. Cacciari, L. Canfora, E. Di Rienzo, C. Madaro, A. Musarra, M. Ovadia). Ciò ridimensiona alquanto la portata del mantra “Aggressore e aggredito – Senza se e senza ma”. Al riguardo va tenuto presente anche Guerra in Ucraina. Cause, conseguenze, retroscena, a cura di E. Burba (Teti 2022).
  3. Appare sempre più chiaro che, nella sostanza, questa guerra non è affatto tra Russia e Ucraina bensì tra Russia e Occidente; e che da parte del suo principale agente protagonista, gli USA (che peraltro combattono per intermediari: la NATO sul piano generale, l’Ucraina stessa su quello propriamente militare, vale a dire dei soggetti combattenti: secondo il venerabile modello dell’“Armiamoci e partite”), il sangue versato da una parte è soltanto quello ucraino.
  4. D’altronde, una panoramica geopolitica e geostorica sul conflitto suggerisce che da parte statunitense l’obiettivo formale è la Russia, quello sostanziale consequenziale (neppure troppo diretto) è l’Europa. In questo momento i paesi europei della NATO stanno impegnandosi in una guerra ancora priva di sangue europeo versato (a parte qualche caso particolare), ma evidentemente diretta contro l’Europa, la sua economia, i suoi interessi, la sua coesione. Valgano su ciò le pacate, precise considerazioni di F. Mini, L’Europa in guerra (PaperFIRST 2023) e il vivacissimo dialogo tra L. Canfora e F. Borgonovo, Guerra in Europa. L’Occidente, la Russia e la propaganda (Oaks 2022). Che quella in atto sia, sia pure – per il momento – una guerra contro l’Europa (e magari in particolare proprio contro l’Europa), è sostenuto con argomenti da non trascurare nel “Numero Zero” di “Redazione Zenit”, 30 settembre 2022 ([email protected]).
  5. Queste considerazioni consentono d’inquadrare le vicende dell’attuale conflitto nel contesto macrodiacronico di tempi e di spazi amplissimi, da vera e propria World History: basti riflettere sull’agile rapida sintesi di A. Colla, L’Orso e l’Aquila. Storia dell’Est contro l’Ovest (Editoriale Programma 2022).
  6. Ormai, a dodici mesi dal suo inizio, il primo anno di guerra è suscettibile di un sia pur provvisorio, parziale bilancio. Eccellente punto di partenza al riguardo, sia pur con la necessità di un costante sorvegliato senso critico nell’analisi delle fonti utilizzate e degli argomenti proposti, i numeri di “Limes” dal 6, 2022 (La guerra russo-americana) al 1, 2023 (La guerra continua).
  7. Punto centrale di partenza critica per capire il senso del momento attuale è il “disincanto” – davvero weberiano – rispetto alle illusioni cullate o comunque troppo spesso ostentate a proposito del superamento della guerra come strumento di risoluzione delle crisi storiche. Le illusioni avviate tre decenni fa e delle quali fu testimone l’allora fin troppo celebre saggio di Francis Fukuyama a proposito della “fine della storia” vengono efficacemente sbaragliate da L. Caracciolo, La pace è finita. Così ricomincia le storia in Europa (Feltrinelli 2022). La guerra cambia certo aspetto, si aggiorna: ma resta attuale e bisogna conoscerla (cfr. La guerra e il nostro tempo. Le nuove forme dei conflitti, “Le Sfide”, periodico della Fondazione Craxi”, 11, maggio 2022).
  8. Resta il fatto che finora per la pace tutti hanno fatto troppo poco. Il recentissimo viaggio di Giorgia Meloni a Kiev si è risolto in una costosissima promessa d’invio di nuove armi al governo ucraino a spese del pubblico danaro, quindi del popolo italiano. Zelens’kyj da noi vuole essenzialmente questo e solo questo. Ma è davvero impossibile avviare dal basso un moto serio e corale dei popoli europei tendenti a chiedere ai loro rispettivi governi che s’imponga subito e sul serio l’avvio di trattative di pace cominciando contestualmente a sospendere l’invio di armi a una delle due parti esplicitamente belligeranti? Le concrete basi concettuali ci sono già, sono stati diffusi “Manifesti” che le illustravano, le prospettive sono realistiche. Si vedano soltanto, a titolo di esempio, Fermare la guerra. L’Italia protagonista per la pace in Europa, a cura di S. Vernole (Il Cerchio 2022) e (disponibile da ormai sette anni); M. Cacciari, L. Caracciolo, E. Galli della Loggia, E. Rasy, Senza la guerra (il Mulino 2016). Il “No!” alla guerra è stato per decenni la velleitaria e retorica bandiera dei conformisti, quando non costava nulla. Ora è giunto il momento di dargli davvero voce e forza.
  9. Nella mattinata del 21 febbraio Vladimir Putin ha tenuto alla Duma un discorso davvero fondamentale per chiarezza, per forza e per decisione: ha ribadito che da subito, da parte russa, si sono chiariti i punti irrinunziabili per la cessazione o la sospensione del conflitto, senza mai ricevere in cambio nulla se non richieste preliminari irricevibili e minacce. Putin ha sottolineato che ormai il solco aperto tra Occidente atlantistico e Oriente eurasiatico rischia di divenire irrimediabile ed ha accusato esplicitamente i governi occidentali di una rovinosa politica suicida.
  10. Nel medesimo 21 febbraio il “Corriere della Sera” ha pubblicato in allegato gratuito al quotidiano un dossier dedicato alla guerra.

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