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Dall'archivio:

Se il grillismo (che non coglie la grandezza di Bassetti) vuole insegnarci come si fanno le strade.. Mala tempora currunt

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MILANO – ALBAIRATE  “Il regionalismo è figlio di una cultura politica repubblicana, della sussidiarietà e del decentramento dei poteri come quella della nostra Costituzione. In questi 50 anni passi avanti ne sono stati fatti, le performance della Regione Lombardia lo dimostrano. Ma non si può negare che le tracce del vecchio stato nazionale monarchico sono ancora lì, con tutto il loro carico di farraggine e di sottopotere. La vicenda Covid ce lo ha ricordato, ma non cadiamo nell’errore di utilizzare la vicenda Covid per fini tattici. Cerchiamo invece di imparare la lezione per i suoi riflessi a medio e lungo termine. Covid non ci ha incontrato in una Caporetto ma sulla linea del Piave: le difese hanno scricchiolato ma nel complesso hanno retto contribuendo a salvare tutto il Paese. Ora però la battaglia per trasferire i poteri decisionali più vicino alla gente passa necessariamente per l’Europa. Non un’Europa degli Stati nazionali, ma un’Europa delle regioni come era stata pensata dai fondatori, delineata a Maastricht e poi purtroppo in gran parte ignorata. Un’Europa di cui la Lombardia continui ad essere inevitabile protagonista non solo per il suo peso economico ma anche per la sua naturale vocazione di cerniera con il Mediterraneo”. 

Capita sempre più di rado d’imbattersi, nel dibattito politico, in discorsi di così alto profilo. E’ successo ieri (quello che leggete in apertura è un estratto) con Piero Bassetti, non solo esponente di punta della haute bourgeoisie ambrosiana ma soprattutto primo presidente di Regione Lombardia nel 1970.

Bassetti è l’esempio luminoso, a 92 anni, di cosa significhi essere e rappresentare la Lombardia, il suo spirito profondo, fatto di laboriosità e visione. Visione che riecheggia nelle sue parole, che aprono ad una interpretazione financo geopolitica del primato lombardo (la geopolitica, disciplina essenziale per la vita delle Nazioni, è la grande assente del dibattito politico odierno).

E non ci stupisce affatto che l’unica forza politica ad avere attaccato frontalmente (e legittimamente) il discorso di Bassetti sia stata il Movimento 5 Stelle. Con le parole del neo capogruppo Massimo De Rosa, che questa mattina sarà al municipio di Albairate (assieme agli irriducibili del movimento dei sindaci No Tangenziale, ossia Albairate e Cassinetta, oggi passati su posizioni più dialoganti) per spiegare ‘il futuro della Vigevano Malpensa, verso un progetto condiviso utile e sostenibile’.

Poffarbacco.. Dopo 20 anni di veti diretti ed incrociati, dopo 20 anni in cui il variopinto mondo rossoverde ha di fatto bloccato lo sviluppo infrastrutturale dell’est Ticino (tanto che, lo diciamo da irriducibili sostenitori del Sì all’opera, passato così tanto tempo non vediamo alcuna ragione per essere ottimisti a fronte dell’inerzia e della incapacità politica e istituzionale di chi ha cercato di ottenerla), adesso siamo al punto in cui il movimento che voleva aprire il Parlamento come una scatoletta (salvo poi elevare al rango ministeriali i Toninelli e le Azzolina) pretende di indicare al strada al mondo produttivo ed economico.

Nel cuore di una Regione, la Lombardia, dove persino ai tempi d’oro il grillismo (come fenomeno politico e meta politico) non ha mai attecchito. Ed è naturale, il perché: se non ci coglie o si fa volutamente interdizione a discorsi come quello di Piero Bassetti, allora significa NON essere sintonizzati ed in linea con lo spirito lombardo, col suo ubi consistam.

La difficoltà financo di un confronto tra il mondo industriale e il ceto produttivo con un partito che ha prodotto il reddito di cittadinanza (l’esatto contrario del ‘rito ambrosiano’ di cui parla spesso Roberto Maroni) sono evidenti.

Connaturate al profilo stesso dei contendenti: chi produce e genera ricchezza, profitto (economico e sociale) non potrà mai neppure dialogare proficuamente con i sostenitori di un neo pauperismo sospeso tra flirt con Venezuela e Cina e pretesa di farci credere che il centralismo (anche a livello sanitario) sarebbe meglio dell’autonomia (scarsa) di cui godono le Regioni.

Ci lascino fare, i signori del Movimento 5 Stelle. Sino ad oggi, nel caso della superstrada Malpensa, il loro ruolo è stato quello di fare interdizione e di fatto bloccare i cantieri.

Oggi sentiremo cos’hanno da dirci, con palese curiosità (da parte nostra). Ma dopo aver sentito il commento alle parole di Piero Bassetti, francamente non ci aspettiamo nulla di diverso dal coro di questi ultimi anni. Ma se l’odierno appuntamento di Albairate servisse quanto meno a sbloccare la discussione ultra ventennale sul progetto della superstrada di Malpensa, saremmo persino disponibili a ricrederci.

Fabrizio Provera

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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