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“Se chiudi ti compro” omaggio ad Albertino Marcora

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Venerdì sera, a Busto Garolfo la presentazione del volume dedicato all’omonima legge che nel 1985 ha inventato il  ‘workers buyout’, fornendo una serie di agevolazioni per la rigenerazione di aziende in crisi; in trent’anni sono stati salvati oltre 14.000 posti di lavoro e finanziate 370 imprese

BUSTO GAROLFO –   Si intitola ‘Se chiudi ti compro. Le imprese rigenerate dai lavoratori’. E’il  libro firmato a sei mani da Paola De Micheli, Stefano Imbruglia, Antonio Misani e con la prefazione del professor Romano Prodi che sarà presentato venerdì 10, alle 21, presso il Circolo Culturale San Giuseppe di via Buonarroti 1/D di Busto Garolfo.

L’evento è organizzato dal Cento Studi Albertino Marcora di Inveruno in collaborazione con la Guerini Associati che ha dato alle stampe il volume e al Circolo cuturale San Giuseppe di Busto Garolfo. 

Questa pubblicazione è in gran parte dedicata al politico inverunese che durante  la sua esperienza, prima da Sindaco del suo paese e successivamente in qualità di Senatore della Repubblica eletto nelle file della Democrazia Cristiana, molto fece per dare nuovo slancio alle politiche per il lavoro. Marcora, fondò la cosiddetta corrente di ‘base’ della Grande Balena e fu per due volte nominato Ministro (nel 1974 e successivamente nel 1981).

Stimato in Europa per impegno e concretezza a lui si deve la legge che consente ai medesimi dipendenti di acquistare l’azienda in cui lavorano in caso di fallimento.  Grazie a questa legge sono stati salvati oltre 14 mila posti di lavoro. Nel libro si parla, appunto, della legge n.49 del 1983 – che venne operativa dall’anno successivo –  conosciuta ancora oggi come ‘legge Marcora’.  

 

Tecnicamente si chiama  ‘Provvedimenti per il credito alla cooperazione e misure urgenti a salvaguardia dei livelli di occupazione’ e istituisce un fondo di rotazione per finanziare progetti presentati da cooperative, accanto a un fondo statale speciale per gli interventi a salvaguardia dei livelli occupazionali: anche se in fallimento o in concordato preventivo, presentando un piano industriale e con risorse iniziali anche modeste, i dipendenti potevano contare sul sostegno pubblico costituendosi in cooperativa. Da allora la legge ha subito aggiornamenti e aggiustamenti e soprattutto è ritornata di attualità a partire dalla crisi che ha colpito l’Italia così ferocemente. Uno strumento non utilizzabile su vasta scala, perché richiede condizioni economiche e doti personali non comuni, ma soprattutto per le piccole e medie imprese un toccasana. A raccontare la vita e le opere di trent’anni della legge Marcora si sono messi in tre: un sottosegretario (donna), un politico Pd, un giornalista: Paola De Micheli, Alberto Misiani e Stefano Imbruglia. Nel libro vengono raccontate dieci storie a mo’ di esempio dove operai e dirigenti non si sono arresi alla cassa integrazione, alla crisi economica e alla chiusura. Si sono messi in gioco, hanno investito soldi (anche di tasca propria, risparmi e anticipi di Tfr e di cassa integrazione), si sono ridotti gli stipendi e hanno salvato le aziende per cui lavoravano, cercando di non ripetere gli errori degli ex datori di lavoro. Come la Scalvenzi in provincia di Brescia, la Cartiera Pirinoli di Roccavione in provincia di Cuneo. E ancora, dall’Industria Plastica Toscana, rinata grazie al green, alla Tecnos, che oggi sta provando a conquistare il mercato americano.

*Salvati oltre 14 mila posti di lavoro e  370 piccole e medie imprese dal 1985 ad oggi

La legge Marcora nel 1985 ha inventato il ‘workers buyout’, fornendo una serie di agevolazioni per la rigenerazione di aziende in crisi; in trent’anni sono stati salvati oltre 14.000 posti di lavoro. Una vera ‘politica attiva’ del lavoro, diversa dai tanti salvataggi di aziende decotte costati molto (troppo) alle casse pubbliche. Prende vita l’operosa e pragmatica provincia italiana e le nostre piccole e medie imprese, dove è più semplice, rispetto alle grandi, trovare la coesione e l’identità di vedute che sono fondamentali per la rigenerazione. Citiamo i dati della CFI, Cooperazione Finanza Impresa, una società partecipata dal Ministero per lo sviluppo economico (amichevolmente detto Mise): dicono che in trent’anni dalla legge Marcora sono state finanziate 370 imprese, salvando oltre 14.000 posti di lavoro con un investimento complessivo di poco superiore a 200 milioni di euro e un ritorno largamente positivo per le casse dello Stato.

Oggi il numero di lavoratori impegnato in questo tipo di imprese è di 7.627 e la sopravvivenza delle imprese è stata dell’80 per cento: non male vero? L’impresa rigenerata (workers buyout) uno strumento di politica attiva del lavoro, più costruttivo di un ammortizzatore sociale e più solido di tante startup 

154,3 miliardi di euro è infatti quanto l’Italia ha speso, tra il 2008 e il 2014, in ammortizzatori sociali (*cassa integrazione, prepensionamenti, sussidi di disoccupazione ecc.) per sostenere le persone che si trovavano in difficoltà per problemi legati al lavoro. Una cifra enorme non lontana dall’intero gettito annuale dell’Irpef, ossia dalle tasse che paghiamo sui nostri redditi.

*Alla tavola rotonda in programma per venerdì sera con gli autori del libro,  interverranno Gianni Mainini (nella foto qui di lato), Presidente del Centro Studi Marcora di Inveruno, Ferdinando Gadda, Presidente del Circolo Culturale San Giuseppe di Busto Garolfo, Giuseppe Scarpa, Presidente di Confindustria Alto Milanese Legnano con Egidio Alagia, Presidente del Gruppo Giovani Confindustria Alto Milanese Legnano. Parteciperanno inoltre, Jorge Torre, Segretario Generale della CGIL Ticino Olona, Giuseppe Oliva responsabile welfare della Cisl Milano Metropoli e Stefano Dell’Acqua per la Uil Lombardia.

 

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