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Santo Stefano, via stamani all’agitazione della Tessitura di Nosate: più di 100 lavoratori a rischio licenziamento

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

SANTO STEFANO – Primavera amarissima per gli oltre 100 lavoratori della Tessitura di Nosate, che dopo aver tagliato nel 2018 il traguardo dei 90 anni di storia pare avviata alla cessazione dell’attività.

Come ormai risaputo la proprietà ha comunicato l’intenzione di ricorrere alla cassa integrazione per tutti i 109 dipendenti (dirigenti compresi), 12 mesi a decorrere dall’1 aprile per arrivare poi al licenziamento.

Presente dal 2006 a Santo Stefano,  in uno stabilimento dai chiari connotati moderni, la Tessitura ha avuto alti e bassi, ma sino al 31 dicembre 2018 l’attività è proseguita senza particolari problemi. Le rappresentanze sindacali e i lavoratori, che hanno cominciato stamani un’agitazione davanti ai cancelli di via Ticino 66, non hanno avuto particolari sentori di difficoltà, benché le mensilità di gennaio e febbraio siano stato pagate in tranche. La prima garanzia che i dipendenti chiedono è il pagamento della mensilità di marzo, assieme all’impegno di coprire il pagamento dei mesi di cassa integrazione prima che intervengano gli ammortizzatori sociali statali: volendoci circa 3 o 4 mesi, significa che la ‘cassa’, pari a circa il 75% dello stipendio (mediamente, alla Tessitura un lavoratore guadagna circa 1.200 euro mensili), arriverebbe non prima di luglio.

Cosa che ovviamente tiene in ansia i lavoratori, in maggioranza donne, età media attorno ai 40 anni.

Tessiture di Nosate s.p.a. produce tessuti greggi per abbigliamento e marginalmente per arredamento. Fino a pochi anni fa contava 150 dipendenti, arrivando a produrre
8 milioni di metri di tessuto, con oltre 20 milioni di euro/anno di fatturato.

L’azienda inizia l’attività nel 1928 nello stabilimento di Nosate  con la produzione di tessuti semplici di cotone. Si sviluppa negli anni ’30 con l’acquisizione di una seconda tessitura e nell’immediato dopoguerra con la costruzione di una filatura ring cotoniera, entrambe nel territorio di San Giorgio su Legnano. Seguono anni di florida attività fino alla crisi del settore degli anni ’70 che impone alla società di operare nel 1984 una radicale trasformazione: vengono chiusi sia lo stabilimento di Nosate che la filatura di San Giorgio su Legnano e si concentrano gli investimenti sulla Tessitura di San Giorgio su Legnano. Al 2006 risale il trasferimento a Santo Stefano. Negli ultimi anni, il management ha immesso capitali importanti per il prosieguo dell’attività. Che tuttavia, ora, sembra davvero arrivata al capolinea. Un colpo durissimo per il tessuto produttivo magentino, analogo al recente e pesante ridimensionamento della STF, passata in mani tedesche con poche decine di lavoratori rimasti, rispetto agli oltre 250 del recente passato.

F.P.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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