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Santo Stefano, Uniti va all’attacco sul Pgt: ‘Logistica al posto della Tessitura di Nosate?’

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

SANTO STEFANO TICINO – La pianificazione urbanistica di Santo Stefano divide le forze politiche, con Uniti per Santo Stefano che lancia un duro attacco sul nuovo Pgt e l’area dove fino ad oggi è sorta la Tessitura di Nosate, che ha interrotto la sua attività lo scorso 1 aprile. Di seguito il documento di Uniti.

 “L’Amministrazione Tunesi non spende una parola per spiegare gli obiettivi del nuovo PGT e non motiva alcune scelte molto discutibili, tra lo stupore dell’opposizione e l’assenza di alcuni consiglieri comunali di maggioranza, direttamente interessati dalle previsioni del nuovo strumento. Ovviamente a loro vantaggio.

 In realtà la vera ferita è la diminuzione del verde pubblico, perseguita attraverso un taglio lineare alle aree edificabili che, in contropartita, avrebbero garantito quel verde al Comune: proprio così, una linea netta che divide, senza logica, senza alcuna strategia, gli sfortunati dai fortunati. Ma il taglio è fittizio! Se da un lato le aree sono state ridotte, dall’altro è stato aumentato il loro indice volumetrico (cioè le quantità che si possono costruire). Su questo la giunta Tunesi sostiene di aver diminuito del 23% l’espansione totale. Peccato che lo affermi sulla scorta di un dato gestito furbescamente, cioè paragonando l’indice del nuovo piano (fisso a 0,72 mc/mq) con l’indice massimo del vecchio piano (0,75 mc/mq).  Il vecchio piano aveva infatti un indice “mobile” da 0,55 a 0,75 mc/mq e non è stato attuato. Sarebbe stato quindi più cauto fare paragone con un indice medio (0,65 mc/mq) ben più basso del nuovo indice fisso.
Rispetto alle condizioni del passato, con una crisi che da anni colpisce il settore immobiliare e a fronte di nuove norme nazionali e regionali fortemente orientate a contenere il consumo di suolo, appare ragionevole ridurre gli ambiti di trasformazione. Tunesi però non l’ha fatto nelle quantità edificabili e, per quanto riguarda gli spazi, l’ha fatto col righello (o con l’ascia), senza alcun riguardo per le dimensioni delle proprietà coinvolte: appena lambite quelle grandi, più che dimezzate le piccole e un po’ dovunque. Possibile che non esistano zone il cui lo sviluppo è meno strategico di altre? Ci sarebbe sembrato più logico intervenire in questi casi e non danneggiare indiscriminatamente piccole proprietà che da anni sostengono spese per IMU e altre imposte.
Il piano dei Servizi conferma quelli esistenti ma non spende una riga in una programmazione vera e propria delle necessità in discussione a S. Stefano da decenni. Infatti, non è previsto una nuovo centro sportivo comunale, l’area feste viene piazzata fittiziamente in uno spazio piccolo e circondato da residenze con scarsa accessibilità (la Cascina Fontana), la scuola dell’infanzia comunale è prevista in modo fumoso, dovrebbe esserci ma non è localizzata, quindi non si sa se sorgerà né dove.

Una previsione molto strana interessa invece la zona produttiva. Fin dal primo PGT del 2007 e poi confermato nel 2014, a S. Stefano è sempre rimasto in vigore il divieto di insediare nuove attività logistiche. Si tratta di un divieto sempre più diffuso nei piccoli Comuni, poiché la logistica e gli spedizionieri richiedono in genere spazi molto grandi, generano un intenso traffico di mezzi pesanti e occupano pochissime persone. Il PGT adottato di recente prevede che ci possano essere nuove attività di logistica solo al di fuori del centro abitato e se servite da strade di livello almeno provinciale. Stupisce una previsione così puntuale (mentre l’asilo è ubicato a caso) visto che in  tutta S. Stefano si trovano due sole realtà in queste condizioni: la Citterio (che continua a produrre i suoi salumi) e la Tessitura di Nosate, prossima alla chiusura. Ma fare presente questa stranezza e, legittimamente, chiedersi se ci siano connessioni con le vicende della tessitura, non solo ha fatto letteralmente adirare il Sindaco, ma l’ha portato addirittura a minacciare querele. Il furore del Tunesi furioso, però, non ci ha convinto nemmeno un po’ perché, alla precisa richiesta di motivare l’introduzione nel nostro territorio di un’attività dannosa come la logistica, nessuno della maggioranza di centrodestra ha dato risposta alcuna. “La rimettiamo perché abbiamo deciso così”.
La genericità dei servizi pubblici, la vaghezza della possibilità di monetizzare anziché cedere e realizzare il verde pubblico (io posso, pago e non lo faccio!) così come la generale debolezza di un’idea di come coniugare tutela e sviluppo del nostro territorio trovano, sull’altra faccia della stessa medaglia, previsioni stranamente precise e puntuali molto vantaggiose per qualcuno. Oltre a quella circa la logistica, troviamo le esclusioni dal centro storico di qualche edificio in modo molto mirato o, addirittura (fortunatissimi tra i fortunati) alcuni terreni già edificabili ma che vengono tolti dai nuovi piani e passati nel tessuto urbano consolidato con edificabilità diretta anche se attualmente sono inedificati, quindi non cederanno verde pubblico e pagheranno meno oneri.  Nemmeno su questo nessuno dell’Amministrazione Tunesi ha dato risposte, ma alcuni perimetri “strani” disegnati nel nuovo piano parlano fin troppo chiaramente”.

A stretto giro di posta, pubblicheremo ora la replica dell’Amministrazione Tunesi.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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