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Santo Stefano Ticino: tutti i computer del preside. Di Sabrina Carrozza

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

La parte più bella di questo blog non è quando racconto i fatti miei, che sono solo dei piccoli episodi tragicomici di una donna impacciata. La parte più bella è quando riesco a raccontare una storia, e la storia emerge bene, sboccia e fiorisce da sola. E questo è un post che racconta una storia.

C’è un preside di un piccolo Istituto Comprensivo della provincia dell’Ovest Milanese che ha avuto una bella idea. L’Istituto raggruppa le scuole elementari e medie di tre Comuni vicini tra loro; non riesco a chiamarle primarie e secondarie, mi si conceda un’inesattezza, un errore storico, perchè applico la definizione di quando, quelle scuole, le frequentai io, proprio di uno di questi Comuni.

Ed è proprio di questo paese (Santo Stefano Ticino) che racconto, anche se l’idea del preside si è ovviamente applicata per tutti gli studenti delle classi medie; il motivo è perché sento questo gesto così vicino che mi viene naturale pensare che questa storia interessi i figli dei miei amici, dei miei compaesani.

Siamo ancora confusi, in questa quarantena; ci accorgiamo che le priorità non sono quelle che pensavamo di avere. Ci siamo accorti che i problemi che dobbiamo affrontare quotidianamente sono diversi e non di facilissima soluzione.

Ad esempio, i compiti della mattina, da fare al computer. Un PC o un fisso che magari è l’unico presente in famiglia, che ha anche qualche altro componente che magari deve utilizzarlo per lavorarci. E allora si usa lo smartphone per i compiti, oppure lo smart-working si sposta al pomeriggio e la sera; però ci sono anche altre incombenze, altri membri della famiglia con altre esigenze, un cane, chessò… Ci siamo liberati da un tetris di impegni per ritrovarci in un tetris di orari utili per fare qualcosa.

Molti presidi hanno chiesto, utilizzando i social, di aprire i wifi condominiali, perchè un altro problema sono proprio i giga, i contratti che abbiamo, gli usi della rete quando per 8/10 ore della giornata si stava fuori casa; ma questo preside ha fatto un passo in più.

Due giorni fa ha richiamato il personale scolastico per aprire il plessi e andare a recuperare tutti i computer disponibili nelle scuole per distribuirli a chi non li ha a disposizione, a casa. In particolare agli studenti della terza media, per quanto è stato possibile e nel modo più equo possibile. Il più bello di quelli in dotazione, già lo so, sarà andato a qualcuno che davvero ha meritato questo piccolo gesto.

E allora mi sono chiesta se, oltre ad aprire i wifi, ogni di noi può fare qualcosa. Se, ad esempio, può guardare se a casa ha qualche macchina (come direbbero i tecnici) che non si usa più se, è possibile chiamare la Protezione Civile, se è possibile formattare questi pc in modo da potersi collegare semplicemente alla rete, aprire un foglio di lavoro, usare internet. Ci sono molti bravi tecnici che, in pochi semplici passi, possono rendere uno strumento fruibile; distribuirli è possibile, lo ha dimostrato questo dirigente scolastico.

Non so se questa idea sia stata solo sua, anzi, sono sicura che altri presidi abbiano avuto la stessa pensata. Dare uno strumento a chi, oggi come non mai, ha capito che la scuola non è uno spreco. Alcuni dei miei coetanei, a volte, confessano che se avessero avuto più pazienza, più costanza, più “voglia di studiare”, forse non avrebbero fatto le scelte che poi hanno intrapreso. Credo che questi studenti, più di noi, più delle generazioni precedenti, stiano comprendendo il valore di fare lezione, e che avranno una diversa prospettiva, nella loro vita futura. Almeno, ci penseranno due volte.

Sabrina Carrozza

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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