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Santo Stefano Ticino: confronto su autonomia e referendum

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Dibattito tra Massimo Garavaglia, Fabrizio Cecchetti, Stefano Buffagni e Paolo Razzano. Tutti d’accordo sul fatto che la Lombardia debba pretendere maggiore autonomia. Anche per per l’esponente dei ‘Dem’ il processo si sarebbe potuto avviare senza la consultazione popolare

SANTO STEFANO TICINO –  Tra autonomia e referendum.  Ieri sera a Santo Stefano Ticino è andato in scena un confronto pubblico in vista del referendum del prossimo 22 ottobre. L’iniziativa introdotta dal vice sindaco Alessio Zanzottera ha visto attorno al tavolo l’assessore regionale Massimo Garavaglia, il vice presidente del Consiglio regionale Fabrizio Cecchetti, il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Stefano Buffagni tra i ‘papabili’ candidati alla presidenza di Regione Lombardia per i pentastellati e Paolo Razzano, ex vice sindaco di Magenta e componente della direzione metropolitana del Partito Democratico.  Seppur da posizioni diverse tutti gli intervenuti si sono detti d’accordo rispetto all’esigenza di maggiore autonomia per gli enti locali.

L’Assessore regionale Garavaglia ha difeso la scelta del percorso referendario. “Non basta mandare una letterina a Roma per attivare la procedura prevista dall’articolo 116 della Costituzione. Del resto abbiamo ormai troppi esempi che ci portano a non fidarci più del governo”. L’esponente della Giunta lombarda ha ricordato la vicenda del taglio dei costi standard: “Sembrava tutto ok, poi il giorno dopo Renzi ha tagliato altri 450 milioni di euro…”. Dunque, la posizione di Regione Lombardia è chiara: ‘Andare a Roma con dietro un forte mandato popolare’. “Cosa vogliamo? – si è domandato Garavaglia – maggiori competenze con le relative risorse. Se il Trentino si tiene sul territorio il 90% delle risorse, non vedo perché i lombardi debbano essere trattati diversamente dai trentini”.

Quanto al che fare, tra le competenze in primis quella scolastica: “Mancano i prof. per le cattedre di matematica, in Trentino hanno già sistemato tutto. Noi dobbiamo aspettare che decidano a Roma, così come in Trentino hanno deciso in modo autonomo di aumentare gli stipendi di 2.000 euro all’anno ai docenti”.  Tra gli altri temi toccati dall’Assessore lombardo quello della previdenza integrativa: “Un argomento che ci sta molto a cuore perché dobbiamo pensare al futuro dei nostri figli che rischiano di ritrovarsi con delle pensioni da fame”. Il Consigliere regionale Buffagni ha ricordato la genesi del referendum. “Il nostro appoggio in Consiglio regionale è stato determinante. Noi siamo totalmente favorevoli a questa consultazione, ma non sul concetto di specialità”. Sempre Buffagni ha aggiunto: “Non è uno spreco spendere 30 milioni di euro per il referendum, Quando si fa votare le persone non è mai una spesa inutile”.

Da Buffagni, infine, anche l’appello a non strumentalizzare l’appuntamento del prossimo 22 ottobre. “Diversamente avremo perso tutti e avremo sciupato un’occasione preziosa”.  Tra gli altri aspetti interessanti di questo referendum, il fatto che per la prima volta si voterà con il voto elettronico attraverso l’utilizzo di appositi tablet. Un investimento che poi rimarrà sul territorio. Nel caso di Santo Stefano Ticino, per esempio, i 12 tablet rimarranno in utilizzo alle scuole del paese.  L’esponente dei ‘Dem’ Paolo Razzano ha contestato invece l’utilizzo del percorso referendario: “Il quesito non a caso, fa riferimento alla Costituzione vigente. Ciò significa che la strada è già tracciata. C’è una procedura articolata che si può attivare fin da adesso. I poteri che avrà il Presidente Maroni nell’andare a Roma a trattare il 23 ottobre non cambieranno.  Questo referendum, inoltre – ha proseguito Razzano – arriva anche sul finire di questa legislatura.  C’è dietro, dunque, un rischio di propaganda. Si poteva vivere in modo più unitario questo momento. Ciò detto – ha concluso Razzano – tutti gli amministratori locali vi diranno che serve maggior autonomia. Io stesso nella mia esperienza al Comune di Magenta ho toccato con mano questo aspetto”.

Di particolare interesse infine il contributo di Cecchetti, appena rientrato da Barcellona. Un accenno alla ‘questione Catalana’ gioco forza è stato inevitabile. “Ho visto scene impensabili nella nostra Europa, 844 feriti, agenti della polizia che picchiano persone inermi che hanno la sola colpa di voler esercitare un diritto democratico”. Venendo alla Lombardia, Cecchetti ha subito sgombrato il campo da possibili equivoci: “Sono situazioni molto differenti e non paragonabili. Questo referendum consultivo è stato votato da 57 consiglieri regionali. Inoltre – ha sottolineato – è sbagliato dire che è uno spreco. I 16 milioni di euro per i tablet sono un investimento per le nostre scuole. Se poi avessimo unito la consultazione referendario alle elezioni, come più volte richiesto dal Presidente Maroni, avremmo potuto recuperare altri 30 milioni di euro, con il risultato che il referendum sarebbe costato solo 9 milioni di euro”.  Da ultimo, Cecchetti ha riservato un passaggio sulle competenze richieste. “Noi le chiediamo tutte e 22 – ha ribadito –  anche perché, secondo uno studio di Union Camere, ne basterebbero la metà per avere 8 miliardi di euro in più da spendere in servizi per i nostri cittadini. Risorse necessarie perchè la Lombardia non è più l’isola felice di qualche tempo fa. Abbiamo 700 mila poveri nella nostra regione (*dato Caritas), e oltre 24 mila piccole e medie imprese che hanno chiuso negli ultimi anni” ha ricordato il vice presidente dell’assemblea del Pirellone.

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