MILANO La ripresa “c’è ed è più forte delle attese”, ma per i consumi “bisognerà attendere il 2023 per tornare alla situazione pre-Covid, mentre già emerge qualche segnale di rallentamento congiunturale. Ci sono potenziali fattori frenanti sul piano internazionale: ritardi nelle campagne vaccinali in molte aree svantaggiate del mondo, strozzature nei sistemi di approvvigionamento, accelerazione dell’inflazione”.
A dirlo è il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in un’intervista al Corriere della Sera.
Confcommercio, spiega, stima per il nostro Paese un incremento tendenziale dell’inflazione attorno o superiore al 3% per ottobre, in conseguenza dei costi dell’energia, ma non solo. “I
rischi inflazionistici richiedono la massima attenzione – ha detto Sangalli – perché, al di là delle perdite di potere d`acquisto che frenerebbero i consumi, eventuali cambiamenti dell’orientamento della politica monetaria, fin qui giustamente flessibile, avrebbero effetti davvero rilevanti. Soprattutto con un debito elevato”.
Sul Fisco, il numero uno di Confcommercio ribadisce le richieste:
“Ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e procedere al graduale superamento dell’Irap. Escludendo qualunque ipotesi di aumento dell`Iva”. E sul Reddito di cittadinanza dice: “va rivisto perché sia più mirato ed efficace nel contrasto alla povertà. Ad esempio sostenendo le famiglie più numerose, oggi penalizzate. Ma soprattutto va finalizzato all’inserimento o al reinserimento nel mercato del lavoro”.
Infine, per il mondo del tessile continua a pagare le tasse sull’invenduto causa Covid, Sangalli spiega: “Chiediamo una misura che riconosca un credito d’imposta per le imprese del commercio e della distribuzione, analogamente a quanto previsto per la manifattura”.