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Salvate l’orso M49.. o forse no. Sull’ambientalismo salottiero, e non solo- di Andrea Reversi

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Riceviamo e pubblichiamo

Ho l’etto con attenzione l’articolo “#Salvate il soldato M49” scritto dalla Sig,ra Laura Giulia D’Orso, come ho fatto con quasi tutti gli scritti di questi giorni sul tema. Ho letto con attenzione, come dicevo, e non ho potuto fare altro che elaborare, a solo beneficio dei lettori intellettualmente onesti, una risposta più coerente con le tematiche di gestione faunistica.

 

Da giorni non si fa che parlare di lui, M49 orso di tre anni e mezzo appartenente alla popolazione di orso bruno risultato di Life Ursus, il progetto di reintroduzione della specie sulle Alpi.

E già questo dato dovrebbe bastare a disinnescare il mantra maggiormente diffuso del “l’orso in questione altro non è che a “casa” propria, sulle sue montagne” è l’uomo ad aver invaso il suo territorio”. Già perché fino al 1999, vent’anni fa, di orsi in Trentino, giusto o sbagliato che fosse, non ne era rimasto nemmeno uno. E se oggi la specie è presente è solo per merito della reintroduzione operata dall’uomo.

 

Si badi, non metto in discussione la bontà del progetto e chi mi conosce sa quanto tenga alla biodiversità, ma il fatto che il Trentino non sia Yellowstone avrebbe dovuto essere  tenuto in maggiore considerazione.

Il conflitto tra uomo e orso perdura infatti dalla notte dei tempi (addirittura Otzi, la mummia del Similaun, pastore, aveva un cappello di pelliccia d’orso ucciso non certo per meri fini manifatturieri) e in gran parte dei casi si è tradotto con il prevalere del primo sul secondo e la conseguente scomparsa di quest’ultimo superato un certo tasso di antropizzazione.

““È pericoloso” dicono lassù nelle valli, eppure non ha mai attaccato l’uomo” afferma la D’Orso, peraltro in ottima compagnia, confermando, come se ce ne fosse bisogno, che il nostro non è un paese dove si fa prevenzione ma dove si corre ai ripari a danno già fatto. Potrei capire questa prudenza se si trattasse di un coniglio, che, anche qualora “pericoloso” lo sarebbe ben poco, la capisco un po’ meno per un animale che, solo con una semplice zampata, potrebbe uccidere un uomo. 

Ma si sa, in questi tempi moderni post disneyani, bislacchi quanto ipocriti, è peccato grave anche solo pensare di uccidere un animale coccoloso (???) come M49.

“L’errore non è dell’orso ma nell’uomo che non ha ancora capito che nulla può contro la Natura”, affermazione certamente vera parlando di cataclismi, un po’ meno di orsi. Lo aveva capito già Wilhelm Brenneke quando, nel 1917, brevettò il calibro europeo per antonomasia, il 7×64, idoneo ad abbattere tutta la grossa selvaggina del vecchio mondo, orso compreso.

E ancora prosegue “Dovremmo forse preoccuparci di più dell’incompetenza e della poca abilità di chi non ha saputo valutare i giusti accorgimenti per allestire un recinto sicuro. Non serve un ingegnere, ma una normale competenza zoologica” salvo scriverlo poche righe dopo aver ricordato che il recinto del Casteller, che a prima vista rimanda alle recinzioni della saga di Jurassic Park, possedeva tutti i crismi indicati dai tecnici di Ispra la cui competenza zoologica va decisamente oltre il “normale”.

Si arriva addirittura a tracciare tre possibili alternative all’abbattimento di M49.

La prima, l’organizzazione di un recinto idoneo (probabilmente previa consulenza di Steven Spielberg e Michael Crichton), non solo credo cozzi con l’analisi costi benefici tanto in voga ultimamente, ma da cotanti difensori dei diritti degli animali dovrebbe essere ritenuta addirittura quella eticamente peggiore. Privare della libertà un’animale nato libero è quanto di più lontano possa esserci dal rispetto dello stesso animale, soprattutto se il singolo esemplare ha dimostrato di essere poco incline al regime di cattività.

La seconda pare invece essere la soluzione del problema in perfetto stile italico. Ovvero, sancita l’incapacità di adottare la soluzione migliore, si passa la patata bollente ad altro attore maggiormente risoluto.

Forse però la D’Orso ignora che in passato questa strada è già stata percorsa e proprio con il paese da lei indicato, la “vicina Slovenia che dispone di un territorio meno antropizzato”. Se invece non lo ignora, ignora gli altri dettagli della vicenda. Il primo è che in Slovenia gli orsi, nonostante il medesimo status giuridico europeo, sono cacciabili, il secondo é il destino che ha subito l’orso Italiano che ivi era stato trasferito. Ve lo lascio immaginare. Che poi è lo stesso di JJ1, giovane maschio frutto del progetto Life Ursus abbattuto in Baviera dopo aver sconfinato semplicemente perché troppo confidente con l’uomo e quindi potenzialmente pericoloso.

Con la terza soluzione però la D’Orso, senza probabilmente accorgersene, fa centro tracciando, ma abbandonandola subito, la strada principe che andrebbe applicata a tutte le specie: “predisporre strategie di gestione”.

Peccato che una corretta “gestione”, che altrimenti sarebbe “protezione”, non debba essere nell’interesse solo di una delle parti, in questo caso l’orso, ma debba mirare ad una ricetta che salvi capra e cavoli.

Per questo tra le varie componenti della gestione trova spazio il ricorso al “controllo” (leggasi abbattimento) qualora la specie oggetto di gestione superi una certa densità o una certa soglia di conflittualità con le attività umane.

Non accettare questo assunto di base, in un ambiente pesantemente antropizzato come il Trentino, rischia di essere controproducente. La montagna- e la sua imprescindibile economia rurale- hanno un equilibrio precario che una non corretta gestione della specie orso rischia di incrinare. Gestire una specie, soprattutto quando l’obbiettivo è la sua  salvaguardia, contempla anche l’accettazione sociale e la sostenibilità della sua presenza. Fondamentale ridurre al minimo i conflitti prima che- inutile nasconderlo- laddove non arriva la pubblica amministrazione, si arrangi il cittadino.

Gli esemplari problematici, e M49 lo è, vanno quindi rimossi. I primi a guadagnarci saranno proprio loro, gli orsi, con buona pace degli animalisti da salotto.

P.S.: Per onor del vero gli orsi NON percorrono “migliaia” di km al giorno, M49 è “evaso” dopo tre ore e non “tre giorni” ed in Abruzzo i montanari convivono si da centinaia di anni con gli orsi e i lupi, ma tutt’altro che pacificamente 

Andrea Reversi

Andrea Reversi

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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