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Dall'archivio:

Rosate, una mostra in omaggio a Cesare Andreoni- di Paolo Borrelli

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ROSATE – Sabato 19 Ottobre, nella Sala Consiliare del Comune di Rosate  si è tenuta l’inaugurazione di una mostra dedicata a Cesare Andreoni, pittore futurista sepolto a Rosate nella cappella di famiglia, che sarà possibile visitare fino a domenica 27 ottobre.

L’evento è stato organizzato dall’Amministrazione insieme all’Archivio Cesare Andreoni, rappresentato dai pronipoti dell’artista Rodolfo e Anty Pansera, rispettivamente Presidente e Direttore Scientifico, e dalla curatrice Mariateresa Chirico, e patrocinato dall’Associazione Archivi d’Artista (AITART).

Durante dei lavori di restauro effettuati quest’estate, è stato rinvenuto un dipinto degli anni ’50 raffigurante una Crocifissione, ora ubicato nella sala consiliare per ragioni conservative, che ha attirato l’attenzione dell’Archivio Andreoni, che ha deciso sia di donare dodici dipinti a tempera di soggetto religioso, ora esposti nell’Oratorio di San Giuseppe, sia di prestare dei dipinti che è possibile osservare nella Sala Consiliare.

Il pittore va inserito nella corrente del Futurismo, un movimento che, insieme ad altri, costituisce la stagione delle “Avanguardie”, così definite perché si pongono come principale obiettivo la rottura definitiva con l’arte del passato per guardare alla società del proprio tempo e al futuro.

Anche il Futurismo fa la sua parte, diventando la prima avanguardia che si affaccia sulla scena artistica del nostro Paese. Si tratta di una corrente che vanta tra le peculiari caratteristiche il legame tra arte e vita, oltre la scrittura di manifesti dove vengono riportati gli ideali.

L’esponente di spicco, nonché fondatore, è Filippo Tommaso Marinetti, che decide di dar vita a questa esperienza a Parigi, allora capitale culturale d’Europa, dove pubblica sul quotidiano locale “Le Figaro” il 20 febbraio 1909 il Manifesto del Futurismo, un documento che sintetizza i temi che si vuole maggiormente enfatizzare: tra questi, il progresso, la modernità, la velocità, il movimento.

L’11 febbraio 1910 esce il Manifesto dei pittori futuristi, firmato da artisti quali Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla e Gino Severini. L’11 aprile dello stesso anno esce il Manifesto tecnico della pittura futurista. L’11 marzo 1915, a ridosso del primo conflitto mondiale, è la volta del Manifesto della ricostruzione futurista dell’Universo, a firma di Giacomo Balla e Fortunato Depero, documento con il quale l’arte futurista inizia a guardare ad altri aspetti della quotidianità (arredamento, cucina, moda, teatro, …)

Dopo la guerra, nelle giornate del 23 e 24 novembre 1924 si tiene il Primo Congresso Futurista al Teatro dal Verme di Milano, dove vi partecipa anche il ventunenne Cesare Andreoni.

Nato da una famiglia di proprietari terrieri e professionisti a Milano il 30 giugno 1903, Cesare viene costretto a frequentare il liceo classico, dove consegue scarsi risultati. Totalmente disinteressato agli studi, decide di scappare di casa per partecipare attivamente alla presa della città istriana di Fiume insieme al poeta Gabriele D’Annunzio. Successivamente segue il generale Graziani in Africa.

Al congresso futurista sopracitato conosce Marinetti e altri pittori. L’episodio segna una svolta nella vita del giovane, che decide di diventare un artista; inizia prima da autodidatta, poi seguendo qualche corso.

Tra il 1930 e il 1940 partecipa attivamente alla vita dei futuristi, esponendo a rassegne nazionali e internazionali, come le Biennali di Venezia e le Quadriennali di Roma.

Insieme a molti artisti, visse a Milano in via Solferino.

Nel 1929 fonda una bottega in via Moscova 29, dove produce e vende oggetti di mobilio e altri accessori quotidiani, insieme a sua moglie Chiff, anche lei sepolta a Rosate, fino alla cessazione dell’attività nel 1935.

Nel 1931 sottoscrive il Manifesto dell’aeropittura con Manzoni, Munari, Duse, Gambini e Bot, con i quali firma il Manifesto della plastica murale futurista nel 1934.

Viene chiamato al fronte nel 1941, dove assume l’incarico di corrispondente di guerra mediante la stesura di disegni. Ha seguito l’esercito italiano prima sui Balcani e poi in Russia. Nel 1942 rientra in patria a causa di una malattia, che lo accompagnerà fino alla morte il 1 luglio 1961.

Come già accennato, Cesare Andreoni è il firmatario di un manifesto sulla cosiddetta “aeropittura”, un nuovo modo di fare arte. Diversamente da prima, entra in scena nell’ambito futurista anche l’aereo, quindi permane l’idea del movimento, ma questa volta visto dall’alto.

I pittori di questo gruppo amano il colore, come si può vedere nel dipinto “Metropoli”. Come gli altri, Andreoni si interessa pure di pubblicità (visual design).

Negli ultimi anni si avvicina pure all’Astrattismo.

Dal dopoguerra ci sono giunti appunti e disegni fatti su pezzi di giornali.

La casa di Andreoni non scampò dai bombardamenti su Milano nel 1943, quindi molti lavori sono andati perduti , tranne alcuni lavori, i più belli dei quali sono esposti in mostra.

Paolo Borrelli

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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