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Romano Prodi a Magenta, è tutto esaurito in sala consiliare

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MAGENTA- Tutto esaurito nella sala consiliare di via Fornaroli per la conferenza di Romano Prodi dedicata all’Europa organizzata dall’associazione magentina Urbanamente.

L’ex Presidente del Consiglio e della Commissione Europea è arrivato in sala consiliare 5 minuti prima delle 21, accompagnato da Marco Laganà. Con loro anche il parroco don Giuseppe Marinoni e Luisella Magnaghi. In prima fila anche l’ex sindaco Marco Invernizzi e l’attuale primo cittadino Chiara Calati.

Presente anche il capogruppo del Pd, Enzo Salvaggio.

E’ stata Luisella Magnaghi ad introdurre la serata, segnalando “l’importanza di avere con noi il presidente Romano Prodi. Siamo al punto più alto della riflessione sull’Europa avviata dalla comunità parrocchiale. Parliamo di Europa in un tempo difficile, in cui non possiamo dimenticare che l’economia non può non essere antropocentrica e mettere al centro l’uomo. Con noi c’è anche Marco Laganà, che lavorava alla Banca Centrale Europea quando il presidente Prodi era alla Commissione Europea”.

Don Giuseppe Marinoni ha ringraziato i presenti e parlato dell’Anno della Santità.

Marco Laganà ha introdotto Prodi citando i termini ‘bene comune, insieme, casa. Termini che distinguono il suo impegno e il suo metodo. E’ stato presidente della Commissione Europea negli anni più importanti dell’espansione europea, ponendosi come obiettivi l’allargamento dell’Europa ad est e la costruzione della Casa comune. Oggi gli chiediamo cosa aspettarci dal futuro del Continente, sperando che i piani non siano inclinati ma inclusivi e contro le disuguaglianze”.

Romano Prodi ha cominciato il suo intervento ringraziando per l’invito, focalizzandosi sul tema “dell’Europa dopo il 1989, che sembravano cominciare con l’egemonia degli Stati Uniti, leadership poi appannata dalle guerre. Pensate che il 45% della spesa militare è sostenuta dagli Usa, però il mondo è cambiato e gli americani non riescono a imporre unilateralmente la loro forza. L’ascesa della Cina è stato il vero fenomeno crescente del nuovo secolo, 1 miliardo e 400 milioni di persone che in questo momento hanno lo stesso reddito americano, anche se non pro capite. La mentalità imperiale è tipica di forze come Usa, Inghilterra o Cina. In questo contesto l’Europa non è forza dominante, anche se lo siamo per esempio nel settore delle esportazioni. L’Europa è un gigante economico e un nano politico. L’Italia rinascimentale era la realtà più avanzata del tempo, poi venne la scoperta dell’America. Oggi sta capitando che l’Europa sta subendo la seconda globalizzazione, e non abbiamo da soli la capacità di costruire le caravelle di oggi: Amazon, Google, Apple, Alibaba. Oggi la divisione finanziaria di Alibaba è la più grande banca del mondo. In questa situazione abbiamo la necessità di costruire una struttura economica e politica forte, ed anche un ruolo. Oggi l’Europa è retta dal Consiglio, ossia dagli Stati europei, ma negli ultimi anni abbiamo assistito all’egemonia del modello tedesco. Colpa, anche, della frammentarietà della politica italiana, pensiamo solo che la crisi greca è stata risolta dal dialogo tra Berlino ed Atene. Oggi la Francia si è molto rafforzata con Macron, la Germania invece ha subito qualche scricchiolio. Assistiamo al grande indebolimento di partiti tradizionali. Domani comincia il congresso del Partito Comunista Cinese, che ha avuto un accentramento di potere fortissimo, come Russia e Turchia, ma anche Ungheria e Polonia. Oggi i governi agiscono su tempi sempre più abbreviati: i risultati delle riforme spesso necessitano di 5, 10 anni. Appena divenni presidente del Consiglio italiano incontrai Helmut Kohl, che scherzando mi disse ‘la prossima volta chi verrà?’. La politica è continuità, fiducia nelle persone. 

L’Europa attualmente sta crescendo al ritmo degli Usa, ossia al 2.2%, contro il 7% della Cina, quindi la grande fase depressiva è finita. Economicamente credo che permarranno divisioni e differenze economiche, ma negli altri campi c’è la possibilità di fare un grosso passo in avanti, ad esempio nel campo della difesa europea. La proposta di un esercito comune fu del resto la prima proposta di De Gasperi nel 1954. Oggi permane una Francia molto forte, dotata dell’atomica e del potere di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Uscita la Gb dall’Europa, la Francia resta col suo potere. E ci sarà quindi un nuovo bilanciamento franco-tedesco. 

Il fatto nuovo degli ultimi anni è quello che chiamo sentimento della paura, quella dell’immigrazione e della crisi. Due problemi reali e grandi, la crisi sta passando ma l’immigrazione resterà per molto. Ha fatto paura quella non regolata e incontrollata. Entro una generazione  e mezza l’Italia perderà 6 milioni di persone, la Germania 10. L’unico paese a non avere avuto crollo delle nascite è la Francia. Da un lato serve forza giovane che svolga certi mestieri. Ci sono sicuramente alcune basi della nostra civiltà da ricostruire; servono momenti di ricostruzione collettiva, come fu l’Erasmus. La paura è quindi elemento comune a tutti, ma la demografia porterà a una ulteriore immigrazione. L’Europa non si è curata dell’Africa, per cui serve un vero piano di investimenti. Del resto noi sapevamo che una guerra in Libia significava destabilizzare un paese dominato da gruppi tribali. Ecco perché se vogliamo investire sull’Africa dobbiamo farlo assieme alla Cina, ormai presente in 52 stati africani su 54. E forse l’unico modo per fermare un’immigrazione incontrollata è la gestione del fenomeno, che eviti ai politici di cavalcare paure e tensioni”.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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