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Dall'archivio:

Rocco Schiavone, quando il dolore supera la finzione- di Emanuele Torreggiani

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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Il volto ha l’impianto spigoloso in ordinate a vertigine che infossano la carne in orridi di attesa. Una propria configurazione equivalente a incisione camuna, la storia della preistoria dove la parola, per quanto espressa, non aveva forma sua ancora. Di quell’universo mesolitico ritorna, in calligrafico formato, la misura atroce del dolore. Quando la finzione, Rocco Schiavone, è più vera del vero, il verosimile, arriva alla tensione della verità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

È l’unico modo. Antico quanto il vivere. C’è un uomo vero in questa maschera scenica. Oltrepassa, di gran lunga, il prodotto seriale consueto in cui trame oleografiche e barocche sostengono una recitazione stereotipa da commedia dell’arte, il riferimento al commissario Salvo Montalbano è esplicito. Rocco Schiavone ha una vita devastata, di per sé stessa, non in seguito al lutto muliebre. Il lutto ha moltiplicato esponenzialmente il selvaggio dolore di essere uomo, per dirla alla Pasolini. E ne scaturisce la sofferenza sovrana dell’essere. La si coglie, appieno, quando, la mattina, Rocco Schiavone anestetizza la violenza del giorno albeggiante, con la morbidezza dell’erba che circonfonde il vitreo colore dell’alba, con il cedevole e deformabile tono del tramonto, che induce a promesse che, per quanto si sappia inconcluse, registrano la cifra della speranza. “Che la vita umana sia soltanto un sogno è già sembrato a più d’un uomo e nemmeno io riesco a sottrarmi a questo sentimento”, testualmente scrive Goethe nel Werther e si coglie, nel sentimento, la precisa relazione ai tragici spagnoli del siglo de oro ed a Shakespeare. Rocco ritorna da stasera, in prima serata su Rai 2. Ritorna con il suo volto carico di vera umanità, con i suoi morti dai quali non si può staccare, non li può, come si dice, ‘lasciarli andare’, perché in quel lasciarli andare s’intravvede l’abisso che lo inghiottirebbe. Vale per chiunque sappia riconoscere, in una messa in scena, il principio umano della ricerca della verità. Rocco Schiavone, uno di noi.

Emanuele Torreggiani

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