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Roberto Biscardini insiste: “La riapertura dei Navigli opera strategica che viene prima di ogni altra cosa”

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L’ultimo report di Scenari Immobiliari prevede che entro il 2034 a Milano verranno investiti 21 miliardi in attività edilizia e altrettanti nelle attività indotte. Dati assolutamente confermati da un recente articolo pubblicato da L’Espresso dal titolo significativo “Caccia grossa a Milano”

Da un’altra indagine risulta inoltre che Milano conoscerà una crescita delle attività turistiche di straordinarie dimensioni e con i Navigli  ci potrebbe essere un incremento del 10% in più all’anno.
Basterebbero questi dati a dimostrare come una buona gestione urbanistica e un’efficace capacità amministrativa consentirebbero al Comune di recuperare le risorse finanziarie necessarie per realizzare i Navigli, portando praticamente a zero gli oneri comunali.
Infatti, si può credere che gli immobiliaristi che investono più di 20 miliardi non siano in grado di contribuire con 300 milioni alla riapertura dei Navigli? Assolutamente no.
Questo è l’orizzonte in cui bisognerebbe muoversi, senza bloccare un’opera che non ha praticamente bisogno di finanziamenti né comunali, né regionali, né europei. Se poi arrivano, meglio.
Muoversi in questa direzione vuol dire avere una visione strategica del significato che la riapertura dei Navigli avrebbe su Milano.
Riaprire i Navigli non è una delle tante opere pubbliche possibili (periferie, strade, piste ciclabili, ecc) ma è l’intervento sul quale si dovrebbe puntare per orientare il processo delle trasformazioni urbane della città, contando su un’opera ambientale ed ecologica di grande prestigio internazionale.
Quando si mette a confronto la riapertura dei Navigli con le cosiddette “altre priorità”, significa che questa consapevolezza non è ancora di tutti e questo intervento viene ancora pensato come uno dei tanti possibili, non quello principale.
Uno dei tanti titoli della shopping list comunale, che si può fare o non si può fare, snaturando il senso della proposta.
Se invece l’opera è strategica è anche prioritaria al di sopra di ogni altra. Perché sarà proprio il circolo virtuoso che i Navigli metteranno in atto a trascinare con sé la realizzazione di tutti gli altri interventi e non viceversa. Qui sta la differenza.
Quando negli anni ’60 e ’70 si iniziò a progettare la realizzazione del Passante Ferroviario a Milano e poi negli anni ’80 si diede corso alla sua realizzazione, si tirò dritto e, nonostante le difficoltà derivante dal non rispetto degli impegni da parte dello Stato, si andò avanti e nessuno pensò mai di metterlo a confronto con altre cosiddette priorità.
Oggi la città di Milano, come scrivono i giornalisti dell’Espresso, è la “città dei Navigli” nonostante non ci siano ancora. Essi sono ormai il suo brand identificativo, prima ancora di molti altri importanti monumenti.
Questo dà forza alla politica di decidere e di procedere senza tentennamenti. D’altra parte se la riapertura dei Navigli è l’opera strategica per Milano, come ormai è stato deciso, con l’inserimento nel Piano di Governo del Territorio, il problema non è se farla o no, ma farla e in fretta.
Ecco perché sosteniamo si possa riaprire la Conca di Viarenna entro il 2021 e tutti gli otto chilometri entro il 2026 in coincidenza con le Olimpiadi.
Ma c’è qualcosa che non torna: in un recente convegno sulla rigenerazione urbana a Palazzo Marino nessuno ha però prospettato che la riqualificazione urbana a Milano possa passare dalla riapertura dei Navigli. I Navigli non sono stati nemmeno menzionati, se non dal Wwf. Cosa significa? Che il Sindaco Sala é stato lasciato solo?



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