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Robecco: terapie laser all’occhio sospese causa covid, 50enne rischia la cecità

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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ROBECCO SUL NAVIGLIO Quattro anni fa si è accorto di avere dei problemi alla vista che andavano aggravandosi giorno dopo giorno. Una complicazione legata al diabete, malattia degenerativa che lo ha colpito all’età di 23 anni. Oggi, a causa della sospensione dovuta all’emergenza covid delle terapie necessarie per gli occhi, rischia di andare incontro alla cecità. Mirko Klaus Brueckner, 51enne di Robecco sul Naviglio si è sentito ripetere che “le terapie al laser sono sospese e non è possibile dire quando riprenderanno”. E, quasi per lasciare spazio ad una possibilità di ripresa: “Le facciamo sapere al più presto”. Risposte che aumentano l’ansia e l’angoscia.

Questa è la drammatica situazione che sta vivendo Mirko e che stanno passando tantissime persone che non possono continuare le terapie per le loro patologie. “L’ultima terapia al laser l’ho fatta un anno fa – afferma – è passato troppo tempo. Devo riprenderle al più presto perché le mie condizioni sono peggiorate durante questi mesi. A marzo, sempre a causa della pandemia, sono rimasto bloccato ad Abu Dhabi, ma anche se fossi rimasto in Italia non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Oggi, con l’incremento dei contagi, si è bloccato tutto”.

Il laser è una tecnica fondamentale per la patologia di Mirko. Non lo porterà a guarigione, non permetterà di migliorare le sue condizioni. Ma quanto meno gli consentirà di stabilizzarle. Oggi la situazione non è delle migliori. L’occhio destro gli consente di vedere per tre decimi, il sinistro è in condizioni migliori. Ma senza laser capace di troncare le vene in eccesso e rimuovere le macchie di grasso che si formano, il rischio di un peggioramento è più che concreto. Alterazioni, queste ultime, che possono essere individuate solo tramite l’angiografia oculare, un esame che fotografa l’occhio e consente di individuare dove andare a colpire.

“Il momento peggiore lo vivo la mattina, appena sveglio – spiega – Per poter mettere a fuoco la vista mi ci vuole del tempo. Devo svegliarmi in anticipo se ho un appuntamento perché mi serve almeno un’ora per ristabilirmi. E’ una condizione terribile che bisogna vivere per capirla. Purtroppo legata alla patologia del diabete con la quale convivo fin da quando ero studente universitario”. Il dramma più grande è legato alle condizioni di incertezza. Uscire dall’emergenza sanitaria per molti vuol dire poter tornare a fruire di terapie salva vita.

Ma la domanda che tutti si pongono è semplice. Possibile che non si riesca a trovare soluzioni alternative e continuare a fornire tali terapie anche in situazioni di emergenza?

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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