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Robecco piange don Cesare Terraneo. Il carisma forte di un prete lombardo e strapaesano

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ROBECCO Nei disegni imperscrutabili di Dio Padre, questo dannato coronavirus sta falcidiando preti e sacerdoti a decine. Almeno 80 in Italia, soprattutto in Lombardia. Un numero purtroppo destinato a crescere.

Tra di essi figura don Cesare Terraneo, morto ieri all’ospedale di Gravedona: avrebbe compiuto tra qualche mese 77 anni. Lo piange la comunità di Bellano (dove fu parroco per 24 anni) ma anche Robecco, dove prestò servizio pastorale per 13 anni, fino al 1984.

Nato a Arosio il 22/9/1943, don Cesare du ordinato sacerdote nel Duomo di Milano il 26/6/1971

– Dal 1971 al 1984 Vicario parrocchiale a Robecco sul Naviglio

– Dal 1984 al 1996 Parroco a Cerro Maggiore – Parrocchia S. Bartolomeo

– Dal 1996 al 2019 Parroco a Bellano – Parrocchia Ss. Nazaro e Celso

– Dal 1998 al 1999 Rettore del Santuario della Beata vergine di Lezzeno

– Dal 2009 al 2019 Decano del decanato “Alto Lario”

– Dal 2019 Residente a Bellano – parrocchia Ss. Nazaro e Celso

Don Cesare, compiuti i 75 anni, aveva lasciato l’incarico per sopraggiunti limiti di età. In tutti questi anni, oltre a essere parroco di Bellano, aveva svolto anche il compito di decano del decanato dell’Alto Lario che comprende non solo Bellano, ma anche Vendrogno (di cui dal 1° dicembre 2018 era anche amministratore parrocchiale), Dervio e la Valvaronne, Esino, Varenna, Perledo e Gittana. Don Cesare, raggiunta la pensione,aveva comunque deciso di rimanere vicino alla sua comunità scegliendo di restare in paese a disposizione di tutto il decanato.

“Il sindaco e tutti i consiglieri dei gruppi presenti in Consiglio Comunale ricordano con affetto Don Cesare per tutto quanto ha compiuto nel suo ministero pastorale a Bellano: rigore ed esuberanza, attenzione alla Parola e volontà di conservazione e ampliamento del patrimonio parrocchiale. Un riverente grazie a Don Cesare per tutto ciò che ha fatto per Bellano”, ha dichiarato ieri il sindaco Rusconi.

L’annuncio a Robecco ieri sera, sulla pagina Facebook dell’oratorio san Giovanni Bosco. Dove tra gli anni Settanta e Ottanta è cresciuta la generazione dei ‘ragazzi’ di don Cesare, molti dei quali nella foto sovrastante, sposati dal loro affezionato coadiutore, e i cui figli oggi (40 anni dopo) fanno quello che facevano i loro genitori: gli educatori.

Quella di don Cesare era una fede vissuta con intensità e carisma, la fede dei sacerdoti lombardi e strapaesani, molto attenti al fare. Erano anni nei quali lo spirito religioso era maggiormente diffuso rispetto ad oggi; anni in  cui all’oratorio estivo robecchese erano iscritti dai 400 ai 500 ragazzi.

Che don Cesare guidava con affetto, trasporto, presenza. Era una società meno complessa di quella odierna, che usciva dagli anni del boom economico pur lasciando una forte impronta del cattolicesimo in ogni espressione della società.

Don Cesare- a cui era succeduto don Gabriele Ceriotti, morto prematuramente diversi anni fa, ancora molto giovane- era quel giovane sacerdote che a un bambino- che gli chiese quale fosse il premio della caccia al tesoro che gli oratoriani di allora stavano facendo- rispose con gli occhi azzurri ‘il regno dei Cieli’. Quello dove da ieri don Cesare finalmente riposa, destinato tuttavia a rimanere lontano dagli occhi e della vita quotidiana di chi conobbe il suo magistero. Ma destinato a rimanere per sempre nel loro ricordo.

Requiem aeternam dona ei Domine, et lux perpetua luceat ei. Sacerdos in aeternum, dic hoc verbo et sanabitura, anima mea.

F.P.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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