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Robecco: il trionfo di Fortunata Barni e di un’idea regressiva, del paese e della politica

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ROBECCO – Premessa essenziale. Vincere col 48 e rotti per cento contro le due corazzate di centrodestra e centrosinistra significa avere un radicato consenso, in un paese di settemila abitanti.

Seconda premessa. Se dopo aver indugiato sino alla fine, aver rotto col Partito Democratico, avere carezzato l’idea di un’alleanza con la Lega, aver rotto anche col Carroccio e presentato una lista totalmente rinnovata e senza la quasi totalità della giunta e dei consiglieri uscenti, insomma se fai e disfi e alla fine metti in riga tutti, significa che hai riscosso una vittoria schiacciante.

Ed è quello che Fortunata Barni, maestra elementare classe 1969, sposata e con due figli, ha compiuto domenica a Robecco. Un autentico capolavoro politico. Chapeau. Guardando vieppiù alle preferenze, raccolte in numero decisamente inferiore al 2014, quando in lista mise molti più calibri da novanta rispetto alla formazione presentata a questa tornata (piuttosto modesta, rispetto alla precedente), anche un osservatore politico alle prime armi coglierebbe che la Barni è dominus incontrastato del proprio movimento.

E qui finiscono i salamelecchi. Certo, la Barni si deve essere fregata le mani quando ha visto i contendenti. Pietro Caruso, laureato in Fisica, ricercatore alla Fiat, ci è parso un onestissimo mestierante calato da Marte, che al dibattito a tre abbiamo faticato a capire se fosse alleato della Barni o suo contendente. Il vero leader di Robecco Futura era ed è Dario Tonetti. Toccava a lui, la corsa. I dati lo dimostrano ampliamente.

Francesco Ticozzelli è stato un galantuomo, che non ha mai replicato a muso duro a un manipolo di idioti che vivono nella jungla e devono aver imparato in tutta fretta come si scrive ‘No Ticozzelli’ o la terribile e manettara ‘Torna al Fresco’, deriva inaccettabile che dimostra come Robecco sia un paese in  palese regresso culturale. Certo, una Lega che per 24 anni ha sempre risposto picche alle profferte del centrodestra, fa le moine alla Barni per 5 anni salvo allearsi col centrodestra a un mese dalle elezioni ha fatto il resto. La variabile tempo, in politica, è determinante. La sconfitta di un centrodestra che veleggiava spedito verso il 60% delle Europee, passando al 36 delle Comunali, lo dimostra più di mille analisi. L’aver presentato una persona degnissima, ma sconosciuta al 90% del corpo elettorale, ha fatto il resto.

Un errore simultaneo che consegna per altri 5 anni Robecco ad un sindaco che ha fatto l’assessore sia con Beniamino Merlo che con Giuseppe Zanoni, apprendendo da due maestri quella sottile arte di scontentare meno persone possibili (pur avendo la Barni, le va riconosciuto, un carattere forte), mantenendo il paese in una condizione di semi sonnolenza, eccezion fatta per l’eccellente lavoro sullo sport compiuto da Andrea Noè, il miglior assessore o simil tale nella storia sportiva di Robecco. Molto abile, la Barni, che uscita dal centrodestra si candida con una lista filo No Tangenziale nel 2009, si fa appoggiare dal Pd nel 2014, scarica il Pd, si fa una lista a sua immagine e somiglianza, e in tutti questi anni- leggete i nomi delle sue liste- cambia tutti i satelliti, pardon i candidati, salvo rimanere al centro del (suo) sistema solar-politico. Lo dimostra, piuttosto efficacemente, la sua ritrosia alle critiche. Un autentico capolavoro, va ammesso, che tuttavia consegna Robecco nelle mani di un sindaco che ‘non risponde a nessuno’, autentica e sonora fregnaccia in anni nei quali senza addentellati in Regione Lombardia e presso i rappresentanti istituzionali non si va da nessuna parte. Un cesarismo senza Cesare, molto simile a quello di Marco Ballarini a Corbetta. Benché Ballarini sia politico a tutto tondo.

E per finire, la ciliegina, a mio modo di vedere indigesta. Sul finale del dibattito tra candidati, al cospetto di 200 persone, la Barni sfodera il diamante e dichiara di aver devoluto la sua indennità ai bisognosi del paese, confondendo il palazzo comunale con la sede della Caritas,  e dimenticando che il compito della politica NON è devolvere gettoni ai poveri, ma lavorare per ottenere risorse, opportunità, vantaggi, finanziamenti e ogni genere di sostegno agli indigenti o alle categorie deboli. Questa è Politica, gentile signor sindaco rieletto, mentre dichiarare pubblicamente quello che andrebbe fatto in silenzio e lontano dalla ribalta è sciatteria politica. 

E consegna Robecco a quello che, ci spiace doverlo dire ma del resto lo facciamo mettendoci nome e cognome, è a nostro avviso il peggior sindaco che il paese potesse avere dal 2014 ad oggi. Sindaco di una comunità che ama essere rassicurata, e non scossa o proiettata verso un futuro senza remore per la complessità. E invece, indiscusso capolavoro, avremo per altri 5 anni una versione femminile del pur compianto Beniamino Merlo, che però fece il sindaco dal 1976, un’era geologica rispetto all’attuale, che impedirà a Robecco di salire sul treno della modernità coraggiosa. Ma poco male, si potrà festeggiare- moderatamente- nella nuova tensostruttura. Venghino, signore e signori. Salamelle per tutti. Per me anche una birra media, grazie.

Fabrizio Provera

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