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Robecco Futura: quale destino per Palazzo Archinto? Serve sognare

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IL CASTELLO INCOMPIUTO. DESTINATO A PERIRE?

A tutti piace ammirare, fotografare, contemplare, nella nostra Robecco, lo stupendo contesto formato da sua maestà il Naviglio, dal Ponte degli Scalini e dall’immagine pittorica del Monte Rosa (peccato per quei brutti pali della luce che interrompono la visuale), dalle Ville limitrofe che fanno da cornice, dai quattro grossi parchi che circondano il tutto, Sironi Marelli, Borgo Archinto, Villa Gaia e Gromo Ternengo, Dugnani ora Bossi fino alla Villa Bassana. Un vero polmone all’interno di un più vasto contesto ambientale che si nutre di storia, di cultura, e di un misto di turismo contemplativo, di relax e di pratica sportiva.

Ciò che vediamo e assaporiamo tutti i giorni, a volte senza farci caso, è sicuramente dovuto alle passate generazioni che hanno saputo proporcelo, ma anche ad un’operazione politico amministrativa di grande spessore. Ci riferiamo all’operazione RISCOPRIAMO IL NAVIGLIO GRANDE, nata a Robecco dalla Giunta Bertolini nel 1998, assieme ad altri partner privati e pubblici quali la Regione Lombardia, la Fondazione Cariplo e il Ministero dei Beni Culturali. Con quest’operazione di grande respiro, che ha lasciato un segno indelebile nel contesto paesaggistico e monumentale di molti comuni limitrofi,si riuscì a ricondurre le costruzioni nel parco di Borgo Archinto nella volumetria prevista (le costruzioni sarebbero arrivate a venti metri dal Naviglio, un vero scempio) e Robecco ebbe in cambio, gratuitamente, la Biblioteca Comunale, il Parco, i Parcheggi sotterranei, la sistemazione delle sponde e il selciato in via Ripa Naviglio, la parziale ristrutturazione del Castello che versava in condizioni pietose. E’ proprio di quest’ultimo che vogliamo parlare, perché nelle intenzioni degli ideatori di quell’operazione Riscopriamo il Naviglio Grande, il Castello non doveva rimanere l’incompiuta di sempre, ma trovare una sua destinazione pubblica e privata, che non mortificasse i soldi spesi dalla Regione e da altri Enti, coi quali si mise in sicurezza la struttura, la copertura del tetto, si applicarono i serramenti ecc.. A più di venti anni di distanza dobbiamo tristemente riconoscere che lo spirito di quell’operazione relativa all’utilizzo del Castello, per la verità mai perseguita con la dovuta tenacia da parte delle passate amministrazioni, non solo si è fermato, ma sta diventando, anziché una risorsa, un “peso” per tutti, o quanto meno la netta sensazione del “chi se ne frega, prima o poi qualcosa succederà”. Basti pensare che non siamo riusciti ad avere l’autorizzazione da parte della soprintendenza di mettere un ascensore per poter accedere ai piani superiori. Eppure pensate come sarebbe bello poter prendere un ascensore modernissimo, fatto di ferro e vetri che porti alle torrette e lì poter gustare, oltre al paesaggio, un buon aperitivo. Oppure che ne pensate di un museo del costume o di qualche altra raffinata esposizione? Oppure al primo piano un Ostello della Gioventù nei 400 metri sopra la biblioteca, che porti a Robecco moltissimi giovani, con una ricezione di 50 persone (per la cronaca non abbiamo un albergo in zona che abbia questa capacità ricettiva)? E che ne dite della possibilità di posizionare una balconata sul Naviglio proprio di fronte al Castello e cenare a lume di candela mentre l’acqua scorre sotto i nostri occhi? Visto che ora abbiamo anche Cracco! O mille alte proposte che ognuno può fantasticare e proporre?

La domanda che facciamo allora è questa: è giusto che un’amministrazione comunale non si interessi di promuovere e andare alla ricerca di partner per “vendere” questa struttura? E’ giusto che nessuno si interessi più di questo monumento (che ricordiamolo è privato e all’asta) e lo si lasci ri morire, mortificando ciò che illuminati amministratori hanno fatto in passato? Ma, poi, è proprio vero che questo castello è solamente privato? Oppure lo sentiamo anche un po nostro e che non può bastarci solo “ ammirarlo”? E la gente che lo ammira spesso si chiede il perché di questo triste abbandono abbinato alla sua malinconica bellezza.

Sappiamo che non è facile districarsi in queste operazioni per un’amministrazione pubblica, e non condanniamo nessuno per non averlo fatto, ma sappiamo anche che il non provarci non è certo meritevole di plauso. Noi, speranzosi e soprattutto coraggiosi, qualche idea l’abbiamo buttata lì.

Visionari? No, Robecco Futura.

ROBECCO FUTURA

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