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Robecco Futura: ‘Perché il Comune non aderisce a Nidi Gratis?’

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ROBECCO – Anche per l’anno scolastico 2019-2020 la Regione Lombardia ha istituito il bando Nidi Gratis per la copertura totale delle rette scolastiche a favore delle famiglie meno abbienti. Possono aderire al bando dal 23 settembre al 25 ottobre 2019 le famiglie con un ISEE inferiore a 20.000 euro. Tutti i dettagli sul sito http://bit.ly/Nidigratis19. La modalità di adesione al bando è solo online.

La precondizione è che il Comune di residenza abbia iscritto nelle liste regionali asili propri o privati in convenzione.

Il Comune di Robecco sul Naviglio neppure quest’anno ha avvallato questa possibilità e quindi i robecchesi che avessero voluto usufruirne non ne avranno la possibilità. Come lista Robecco Futura siamo determinati affinché il prossimo anno questa possibilità possa venire offerta alla cittadinanza. Certamente siamo consapevoli dello sforzo economico che l’Amministrazione Comunale dovrebbe mettere in campo. Siamo altresì convinti che lo stanziamento potrebbe venire ottimizzato, ad esempio, con un’indagine conoscitiva
presso le famiglie interessate da svolgersi nei primi mesi del nuovo anno. A fronte dei numeri raccolti si possono stabilire le convenzioni con le strutture. Benché nel bando pubblicato non sia indicato l’ammontare, parte del costo sarebbe a carico della Regione che indica i comuni come “compartecipanti”.

La finalità del bando è agevolare le famiglie con bimbi piccoli che dovrebbero far quadrare magri bilanci pur di far fronte a rette insostenibili per mandarli in strutture idonee e consentir loro una più agevole gestione degli orari lavorativi.
In una realtà come quella italiana che vanta il primato europeo della natalità negativa, un’iniziativa, lodevole e meritoria, come quella di Regione Lombardia può al più coprire le esigenze assistenziali.

Quella dei nidi è solo una delle zavorre disincentivanti le famiglie dal mettere al mondo figli. Altri problemi vengono dai turni lavorativi, dalle incompatibilità dei calendari scolastici con quelli aziendali, dalla carenza di strutture a cui delegare la gestione e cura dei figli durante l’assenza dei genitori per evitare che passino pomeriggi fra tv, computer e libera iniziativa senza controllo.

Iniziative come quella di Regione Lombardia non contribuiscono da sole alla mitigazione di quello che rischia di diventare il destino annunciato del nostro welfare. Più anziani pensionati che giovani lavoratori che paghino loro la pensione. Più che assistenzialismo, il nostro Paese deve creare uno stato sociale che
accompagni alla natalità il maggior numero di donne in età fertile e non faccia temere l’incognita del futuro alle famiglie seppur benestanti. Assieme alle associazioni sindacali e datoriali, vanno incentivati i contratti collettivi perché prevedano nidi, nursery e dopo scuola sul posto di lavoro e pause per i genitori per
accudire i figli; che operino per incrementare il numero dei padri che usufruiscono dei permessi per assistere i figli; che tutelino le donne affinché non siano vittime di mobbing da parte dei datori nel momento in cui vanno o rientrano dalla maternità.

Non è più accettabile che tante donne decidano di rinunciare al lavoro per accudire i propri figli perché guadagnano meno delle rette del nido.

La ricerca da tempo ha dimostrato che i nidi e le scuole dell’infanzia prevengono già sui più piccoli la cosiddetta povertà culturale che è quella, tra l’altro, che genera emarginazione, estremismo e intolleranza.

Le politiche necessarie a recuperare questa situazione sono complesse da attuare perché si dispiegano su una e più generazioni. Un tempo decisamente lungo per la politica nostrana che ha un orizzonte temporale sì e no di una legislatura. Se citassimo il detto “Chi pianta datteri non mangia datteri” non sarebbe
certamente fuori luogo.

Nicola Martella
Robecco Futura

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